Principale Politica Cosa ci diranno le amministrative d’autunno

Cosa ci diranno le amministrative d’autunno

Cosa ci diranno le amministrative d’autunno

di Evelyn Zappimbulso

Le amministrative d’autunno rappresenteranno un punto di svolta per la democrazia post-pandemica nel nostro Paese. Si recheranno al voto circa 12 milioni di elettori, in 1162 comuni tra i quali spiccano le maggiori città del Paese: Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli.

Le premesse attraverso le quali ci apprestiamo a celebrare quest’appuntamento sono eccezionali: una campagna vaccinale di massa per salvaguardare il diritto alla salute, la sfida del green pass come strumento di libertà attorno al quale riorganizzare le nostre vite, il balzo fisiologico del Pil a seguito delle chiusure dello scorso anno e gli interrogativi attorno la durata della ripresa, l’aumento esponenziale del costo delle materie prime alla luce della sfida del PNRR, il disegno organico dei 248 miliardi del Recovery che sta provocando a tutti i livelli un’accelerazione di ottimismo.

Attorno allo scenario insolito esplicato poc’anzi, c’è la politica: un governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi, i partiti che si stanno ripensando – basti considerare che lo scenario venuto fuori dalle elezioni del 2018 appartiene a un’era geologica fa, infine l’elezione del presidente della Repubblica nel febbraio 2022, che sarà la figura di garanzia durante la ricostruzione post-pandemica.

È sufficiente questa cornice per comprendere la portata delle amministrative del 4 ottobre dal momento che i Comuni, oltre a concorrere (assieme alle Province, alle Città metropolitane, alle Regione e, logicamente, allo Stato) a formare la Repubblica secondo l’art. 114 Cost., sono l’ente locale che rappresenta la comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo (art. 3, comma 2, del D. Lgs. 267/2000).

Quello amministrativo, vale la pena di ricordarlo, sarà un voto di grande rilevanza in vista dell’attuazione del PNRR che prevede che il 60% dei fondi sia speso a livello locale. Pertanto, chi si candida ad amministrare avrà la missione di interpretare il tempo in cui stiamo vivendo, per traghettare i propri concittadini verso un futuro prossimo inedito: questa può essere la missione più alta di tanti che vogliono cimentarsi in questa sfida. Ma, allo stesso tempo, i cittadini dovranno saper riconoscere coloro che si candidano per sfruttare le risorse europee ai fini della mera gestione del consenso e tenerli lontani dalle istituzioni locali.

In tal senso, si tratta di scegliere, attraverso il voto, di imboccare la strada già percorsa negli ultimi cinquant’anni, tipica della ricostruzione post-sisma del 1980 in Irpinia, caratterizzata da una politica non attenta ai luoghi. Oppure intraprendere un nuovo percorso con categorie nuove, con una cultura di giustizia sociale e ambientale attenta alle persone e che avrà come protagonisti donne e uomini liberi e competenti. Il banco di prova varrà al Nord, ma soprattutto al Sud.

Dal momento che il treno del Recovery può rappresentare l’opportunità per mettere mano al gap economico che divide il Paese. Da questa sfida non sono esenti i partiti che saranno chiamati ad agevolare, anche al loro interno, l’emersione di figure ed istanze in linea con il contesto dei prossimi anni dato dalla situazione d’eccezionalità, causata dalla pandemia, che ha sconvolto tanti paradigmi, quali la partecipazione dello Stato nell’economia, riscoprendo il principio di solidarietà e, con esso, i diritti della salute, dell’istruzione e dell’assistenza.

L’imperativo della politica sarà ricostruire il Paese con l’obiettivo di non lasciare indietro gli invisibili, in tal senso i partiti dovranno essere da stimolo rispetto alle politiche del Governo Draghi, orientandole verso la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale.

Evelyn Zappimbulso

Vice Direttore Corrierepl.it

Docente Università Federiciana

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

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