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Energia, ecco il reattore a Torio e Sali fusi

torio e sali fusi

Il recente reattore sperimentale cinese, che utilizza torio e sali fusi al posto dell’acqua, dovrebbe far riflettere quanti invocano il mini-nucleare per la transizione energetica con decarbonizzazione di attività e cicli produttivi.

Torio e Sali fusi – Reattore sperimentale costruito a Wuwei ai limiti del deserto del Gobi

Questa sperimentazione va letta congiuntamente al documento ufficiale presentato dagli Stati Uniti denominati “A Technology Roadmap for Generation IV Nuclear Energy Systsms” del 2002 e sottoscritto dai 10 paesi partecipanti al programma della “Generazione 4”.

La “generazione 4” è, in banalizzata sintesi, un insieme di criteri, per ottenere un reattore sicuro (bassissima probabilità d’incidente ed eliminazione del piano di emergenza per la popolazione), economico (vantaggio di costo), non proliferante.

 

Torio e sali fusi – \\ C’è una tabella ” World Uranium Resource Utilization” nei documenti statunitensi .

Il grafico pone in evidenza il motivo per cui, per assicurare un futuro alla tecnologia nucleare civile è necessario sviluppare la filiera dei reattori veloci autofertilizzanti (un reattore che utilizza l’uranio naturale per produrre un combustibile chiamato plutonio in quantità superiore a quella che si consuma e che giustifica il termine “autofertilizzazione”).

Gli attuali reattori utilizzano nella stragrande maggioranza un particolare tipo di uranio che copre il fabbisogno (senza riprocessamento) fino al 2040 considerando le riserve note o al massimo fino al 2060 considerando le riserve speculative (riserve probabili o possibili).

Concludendo le riserve e i dubbi sul nucleare attengono a motivazioni economiche e di politica industriale oltre che di “cattura” delle opportunità che la cosiddetta “green economy” può produrre.

La Cina ma anche gli USA sanno che l’uranio combustibile attuale dei reattori (uranio 235) può durare al massimo altri 40 anni e sanno anche che sviluppando un nuovo tipo di reattore quello detto autofertilizzante è possibile usare l’uranio “ naturale” ( uranio 238) ma questo comporta grandi rischi a causa della produzione di plutonio.

 

Ecco allora l’altro filone di tecnologia: “ unione di elio 3 con elio 3 “ ( fusione nucleare ottenuta usando come attualmente in sperimentazione deuterio e trizio ).

torio e sali fusi

L’elio 3 però si concentra per il 50% nei mari lunari e nelle rocce. Non è da escludere che la ripresa in grande dei programmi spaziali abbia come obiettivo lo sfruttamento minerario della Luna.

Sulla base di questi elementi è poi possibile interpretare le parole del Ministro Cingolani sul nucleare:si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante.

Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura.” , continua “Io voglio energia sicura, a basso costo e senza scorie radioattive.

Se è nucleare di quarta generazione diventa semantica. È vietato nell’interesse del futuro dei nostri figli ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Quando avremo i numeri decideremo “.

Il problema centrale resta la variabile tempo legata al budget del carbonio che non entra in testa né a Cingolani e nemmeno ai suoi ben identificati sponsor!

Questo problema centrale si chiama “spazio o budget del carbonio“

Due terzi di fonti fossili vanno lasciati sotto terra, in quest’ottica la metà delle risorse di gas naturale, un terzo di quelle di petrolio e l’80% di quelle di carbone dovranno rimanere intoccabili fino al 2050.

Restano 600 miliardi di tonnellate coerenti con l’obiettivo di + 1,5 gradi centigradi. Punto!

Non c’è tempo per aspettare la fusione o la fissione con uranio e senza circolazione di acqua. La sperimentazione è stata già fatta anni fa.

Si chiamava ADS (Accelerator Driven System), Amplifier di Rubbia, Omega in Giappone, APT USA.

In estrema sintesi il progetto di Rubbia era costituito da un acceleratore di particelle che per (spallazione = interazione di una particella con un bersaglio) “spara proiettili” (protoni) nel piombo liquido, generando “proiettili diversi” (neutroni) che colpiscono il combustibile che non è l’uranio come nei reattori, ma il torio (elemento radioattivo naturale) che a sua volta si trasforma in altri due elementi (proattinio e uranio-233).

Il budget del carbonio condiziona sui tempi dell’azione, ma che la gran parte della classe dirigente consapevolmente o meno, sembra ignorare.

Erasmo Venosi – già docente UniSapienza

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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