Principale Attualità & Cronaca L’ex fabbrica di Penicillina, da orgoglio di Roma a simbolo di degrado

L’ex fabbrica di Penicillina, da orgoglio di Roma a simbolo di degrado

L’ex fabbrica di Penicillina in via Tiburtina, nella periferia romana di San Basilio è stata devastata da un incendio lunedì notte. Il rogo sarebbe partito da un fornelletto di fortuna utilizzato da un abitante dello stabile che sarebbe poi stato soccorso dai sanitari del 118 e trasportato con lievissime ustioni all’ospedale Sandro Pertini.

Da prima fabbrica a produrre penicillina in Italia a rifugio per gli invisibili, oggi l’ex stabilimento della Leo Penicillina – inaugurato in pompa magna nel 1950 alla presenza del Premio Nobel per la Medicina, sir Alexander Fleming – è un’enorme area fatiscente. “Una vera bomba ecologica”, denunciano da anni gli abitanti del quartiere romano di Ponte Mammolo, al decimo chilometro della via Tiburtina, per via delle montagne di rifiuti che vanno accumulandosi da anni, tra lamiere di eternit e sostanze tossiche.

L’incendio ha riportato sotto i riflettori la situazione di degrado in cui versa lo stabile.

L’ex fabbrica fu ceduta nel 1971 alla casa farmaceutica Isf per poi passare, nel 1985, una società statunitense. Nel 1996 un nuovo cambio di proprietà fino al 2006, quando si è interrotta la produzione: negli anni si era passati da 1.600 lavoratori a poco meno di 200.

Abbandonata, nel tempo la struttura è divenuta un ricovero per i senza fissa dimora. Per anni le forze dell’ordine hanno sgomberato gli occupanti abusivi, che però sono sempre tornati. Stracci stesi sotto gli archi di calcestruzzo pericolanti, materassi e giacigli improvvisati, cucine da campo. Il sito era stato definitivamente sgomberato nel dicembre 2018 (quasi 300 le persone evacuate) e riaffidato alla proprietà, ma le ultime denunce di occupanti abusivi risalgono a neanche un mese fa.

Il rogo di stasera dimostra che in molti vivono ancora al suo interno. Da anni le associazioni di quartiere come Asia-Usb propongono di trovare alloggi agli occupanti abusivi e di bonificare l’intera area per poi restituirla ai cittadini. “Ci vivevano dei cittadini italiani e stranieri, che non avendo un tetto sulla testa e non sapendo più dove altro andare, l’hanno periodicamente rioccupata – ha raccontato Michelangelo Giglio dell’Asia Usb – la proprietà metta in sicurezza quel manufatto una volta per tutte. È un luogo altamente inquinante, una delle vergogne di questa città”.

AGI

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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