In provincia di Bolzano che è stata la prima a tornare a scuola in presenza il 6 settembre 35 classi sono finite in quarantena. Stessa situazione per 18 bambini di Ussana, paese in provincia di Cagliari, dopo un solo giorno di scuola. Il ministro Bianchi minimizza: stiamo parlando di un numero limitato di casi.
La prima campanella è suonata in quasi tutte le scuole italiane, lunedì sarà la volta della Calabria e della Puglia, che completeranno il quadro delle riaperture, ma il rischio per molti studenti, soprattutto per gli under 12 che non hanno ancora la possibilità di vaccinarsi, di tornare alla didattica a distanza sembra essere dietro l’angolo.
In provincia di Bolzano, che è stata la prima a tornare a scuola in presenza, il 6 settembre scorso, dopo soli 10 giorni sale la preoccupazione per le 35 classi finite in quarantena a causa della positività al Coronavirus di circa 70 persone, tra studenti e personale scolastico.
La situazione non sembra essere positiva nemmeno nella provincia del sud Sardegna. A Ussana, paese vicino Cagliari, dopo solo un giorno di scuola 18 bambini della prima elementare sono finiti in quarantena, insieme ai loro genitori e insegnanti, per un alunno che potrebbe essere positivo al Covid.
Non è stato appurato ancora se il bambino sia davvero positivo, ma nella sua famiglia c’è un caso accertato.
Classi in quarantena anche nel Lazio. Secondo le segnalazioni ricevute da Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio, contattato dall’AGI, “a Roma e provincia sono più o meno in quarantena 50 classi, tra elementari, medie e superiori”.
A fare un po’ di chiarezza sulle regole della quarantena ci sono le faq del ministero dell’Istruzione. “Se un alunno – si legge sul sito dello stesso ministero – risulta positivo al Covid, il Dipartimento di prevenzione valuterà la possibilità di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e all’eventuale personale scolastico esposto che si configuri come contatto stretto. La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata dal Dipartimento di prevenzione della Asl”.
Per quanto riguarda, invece, i tempi della quarantena il ministero della Salute, con una circolare dell’11 agosto, ha stabilito che: “i contatti asintomatici ad alto rischio (contatti stretti) di casi con infezione da Sars -CoV-2 identificati dalle autorità sanitarie, se hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 7 giorni dall’ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo.
Qualora non fosse possibile eseguire un test molecolare o antigenico tra il settimo e il quattordicesimo giorno, si può valutare di concludere il periodo di quarantena dopo almeno 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, anche in assenza di esame diagnostico molecolare o antigenico”. Mentre i soggetti non vaccinati o che non hanno completato il ciclo da almeno 14 giorni “possono rientrare in comunità – spiega il ministero della Salute – dopo un periodo di quarantena di almeno 10 giorni dall’ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo”.
Queste norme – secondo quando evidenziano numerosi insegnanti – al momento non sembrano sufficienti a garantire le lezioni in presenza e, soprattutto, a scongiurare il rischio della didattica a distanza.
A rassicurare, comunque, sulla continuità della didattica in presenza è lo stesso ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha sottolineato come le classi in quarantena sono un numero molto limitato.
“Sono – ha spiegato – situazioni specifiche che stiamo controllando. Lo abbiamo detto nel decreto di agosto che laddove ci fossero state delle situazioni di contagio saremmo stati in grado di controllarle e così stiamo facendo. Le stiamo controllando. Stiamo parlando di numeri limitati rispetto a un totale che con molta gioia è ripartito”.
AGI