Taranto: professionalità tarantina B&W
di Eleonora Vecchioli
Durante la serata del 15 settembre, si è tenuta una mostra fotografica presso la sede Artava Officine in via Duomo, nel cuore del borgo antico di Taranto.
La tematica della mostra vedeva come protagonisti i colossi della musica internazionale, immortalati dal professionista Sergio Malfatti.
Hanno preso parte all’evento diversi soci e, tra una chiacchiera e l’altra, ho avuto la possibilità di porre qualche domanda all’artista, vincitore di svariati premi nel corso della sua carriera.
L’intervista
Mi parli di lei.
“Sono un appassionato di fotografia da cinquant’anni; frequentando un negozio, ho imparato a usare la macchina e sviluppare. Ho lavorato in marina, ho dipinto e fatto tante mostre, nonché esperienze video.
Poi sono ornato alla fotografia, che nel frattempo era diventata digitale: mi ci sono dovuto adattare e, per questo, ricominciare da zero. Ho sempre portato dentro di me la composizione, l’uso della luce, l’inquadratura e i diversi obiettivi.
Il professionismo è ciò in cui mi sono cimentato, appassionandomi al mondo dello spettacolo: teatro e concerti, ma anche diversi festival.
Avevo in mente di fare una grossa mostra su tutti i personaggi che ho fotografato, unendoli alla musica: questa possibilità mi è stata offerta dal MEDIMEX.”
Come nasce l’amore per la fotografia?
“Come comincia sempre: foto familiari, con amici, la fidanzata. La vera passione è la macchina fotografica in mano e la possibilità di fermare gli attimi. Inoltre, tento sempre di aggiornarmi istantaneamente sulle nuove attrezzature, non a caso ho una collezione.”
C’è un evento a cui è rimasto più legato, tra tutti quelli a cui ha partecipato?
“Per ragioni familiari, il concerto di Madonna a Firenze. È stato incredibile.”
Entrando un po’ più nello specifico, ci sono delle tecniche e degli scenari che preferisce?
“Amo il bianco e nero, ma non è da tralasciare che la tecnica vien fuori con l’esperienza. La mia è stata di foto in teatro, con tutte le complicazioni del caso: non puoi permetterti di fare il minimo rumore, nemmeno il click della macchina, al contrario di un concerto.
Per non disturbare, ho sempre usato i super teleobiettivi, specie in teatro.”
E come mai questo balzo da fotografia a marina?
“Ai tempi, c’era la leva, e divenni ufficiale di marina, ma senza dimenticare mai il mio amore per la fotografia, il video e la pittura.”
Ha un parere specifico riguardo il cambiamento dalle fotocamere analogiche a quelle digitali?
“Ritengo che il digitale abbia portato più danni che altro. Poter scattare in continuazione ha reso tutto più facile e fa perdere la concentrazione.
Si prende tutto con più superficialità. Adesso si coglie l’immagine, ma senza pensare alla cura e all’attenzione che può attirare a sé.”
In ultimo, una domanda un po’ intima, se posso: ha dei suggerimenti da dare al sé degli inizi? Così, magari, coloro che si stanno appena approcciando a questo universo, potranno farne buon uso.
“È una domanda difficile, perché ci sarebbero tante dritte da poter dare. Diciamo solo: non scattare a ripetizione, concentrati e osserva: dai un senso alla fotografia.”
Redazione Corriere di Puglia e Lucania