di Claudio Gentile
Parte oggi in tutte le regioni italiane la somministrazione della terza dose del vaccino anti-Covid. Secondo quanto stabilito da AIFA e Ministero della Salute, per il momento, a ricevere il vaccino, Pfizer o Moderna, saranno circa tre milioni di persone immunodepresse, trapiantate o con malattie oncologiche.
La somministrazione del vaccino a queste categorie di persone si è resa necessaria perché osservando i dati che provengono da altre nazioni, Israele in testa, che hanno cominciato la campagna vaccinale prima dell’Italia, la percentuale di protezione da contagio e malattia sta progressivamente calando.
In realtà per queste categorie di persone si dovrebbe parlare di una dose aggiuntiva a completamento del ciclo vaccinale per raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria e non di un richiamo, come potrebbe essere per gli ultraottantenni, i residenti nelle RSA ed i sanitari, che saranno eventualmente le categorie successivamente chiamate a fare di nuovo il vaccino.
Da uno studio condotto in Israele dal 30 luglio al 31 agosto su 1,13 milioni di over60 che avevano completato l’immunizzazione 5 mesi prima, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è emerso che rispetto alla variante Delta, la terza dose Pfizer porterebbe l’efficacia del vaccino tra i soggetti che hanno ricevuto il richiamo a circa il 95%, un valore simile all’efficacia del vaccino originale riportata contro la variante Alfa.
La vaccinazione ai più fragili “è un passo avanti importante per dare protezione a chi ha un sistema immunitario più debole. Ancora una volta grazie a tutto il personale sanitario” ha affermato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Ancora nessuna decisione è stata presa, invece, se fare o meno la terza dose a tutto il resto della popolazione. Per il momento la FDA l’ha autorizzata, oltre che per gli immunodepressi, solo per gli over65, non ritenendo ancora sufficienti i dati a disposizione, mentre l’EMA non si è ancora pronunciata in merito. Da più parti, però, si chiede di procedere comunque almeno per i sanitari e gli ospiti delle RSA.
Nel caso in cui, nei prossimi mesi, si decidesse per una terza dose a tutti i cittadini, si userebbero solo i vaccini a mRNA e dopo almeno sei mesi dalla somministrazione della seconda dose.
Nel frattempo sta giungendo a termine – forse già per ottobre la decisione finale – la valutazione per estendere la vaccinazione ai ragazzi tra 5 e 12 anni.