Premio Iolanda – La consegna del riconoscimento a Santa Maria di Leuca
Si conclude così la quarta edizione del concorso che premia i libri di cucina e sul vino ideato da Vera Slepoj e Davide Paolini
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Letteratura enogastronomica
Ancora poche ore per il nome del vincitore dell’edizione 2021 del Premio Iolanda, concorso gastro-eno letterario ideato dalla psicoterapeuta Vera Slepoje dal giornalista Davide Paolini per celebrare la letteratura enogastronomica – e al contempo per omaggiare la cucina tipica pugliese – traendo spunto dalla figura di Iolanda Ferramosca, 86enne cuoca tuttora alla guida della Trattoria Iolanda di Lucugnano, a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca (Lecce).
Dove domani, a partire dalle 18, andrà in scena la fase finale della quarta edizione del riconoscimento, ovvero la consegna del primo premio a uno dei tre finalisti individuati nei giorni scorsi dalla giuria: Fabrizio Mangoni con “Ricette narranti e racconti di cuoche” (Liguori Editore), Paola Trifirò Siniramed con “Dizionario irresistibile di storie in cucina” (Cairo Editore) e Carlo Spinellicon “Ottantafame – Ricettario sentimentale degli immortali anni ‘80” (Marsilio Cartabianca).
A scegliere il più bel libro di cucina tra quelli inviati dalle case editrici italiane una giuria composta da Marina Valensise, Silvio Perrella, Cinzia Giaccari, Benedetto Cavalieri, Carlo Cambi, Giuseppe Seracca Guerrieri, Enrico Pandiani, Antonio Tognana, Concetta Fazio Bonina, Laurent Chaniac,Bruno De Moura Cossio.
La sezione dedicata al vino
Già selezionata invece l’opera che si aggiudica il Premio per la sezione Letteratura del Vino, affidata alla scelta dei giurati Alvaro De Anna, Enrico Semprini, Giacomo Mojoli, Roberto Felluga, Piernicola Leone De Castris, Davide Zuin, Seby Costanzo, Rossana Bettini Illy, Giordano Emo Capodilista, Massimo Bassani, Massimo Fasanella D’Amore, Diego De Leo: il vincitore è Stefano Cosma, autore di “ Langoris. Storie di vini e di cavalieri”, pubblicato da Leg Edizioni.
I giurati del Premio Iolanda hanno invece già individuato anche la vincitrice della sezione “Giuseppe da Re” – intitolata allo scomparso imprenditore “padre” dei famosi Bibanesi – quella dedicata alla Cucina del benessere: si tratta di Silvia Goggicon “L’Anti-Dieta.
Per raggiungere e mantenere il tuo peso naturale bastano poche e semplici abitudini”, edito da Rizzoli, e per la sezione “Cucina della Memoria” la giornalista salentina Silvia Famularo, autrice del volume “Salento Divine Tavole –
L’arte del gusto e dello stile”, pubblicato da Edizioni Grifo. Ai vincitori verranno consegnate le opere bronzee realizzate per l’occasione dal maestroGianni Cudin; la serata sarà condotta dalla scrittrice Ludovica Casellatie allietata da un concerto per violino e musica classica dei maestri Paolo Tagliamento e Massimo Scattoline dal tenore Francesco Grollo. A seguire una degustazione di prodotti di aziende e cantine coinvolte nel Premio.
Una nuova per cibo e vino
Vera Slepoj ha spiegato il senso del Premio nei giorni scorsi al Castello di Ugento, durante la conferenza stampa di presentazione della serata:
“Si sta aprendo una nuova era in fatto di cibo e vino: la pandemia ha in pochissimo tempo cambiato il mondo in cui vivevamo, facendoci riscoprire quanto profondo sia il nostro legame sia individuale che collettivo con il cibo”, spiega la psicoterapeuta veneta.
“Un legame che avevamo confinato tra le nostre memorie di un mondo apparentemente finito, perché la gente si era abituata a stare poco in casa, a non cucinare, a comprare alimenti già confezionati.
I lockdown ci hanno invece riportati a un rapporto salutare con la cucina, non solo dal punto di vista nutrizionale, cioè dell’equilibrio psicofisico, ma anche dei riti individuali e familiari che essa comporta, oltre a una maggiore attenzione per gli alimenti biologici e che rispettano gli animali e i criteri di sostenibilità.
Dobbiamo infatti ricordare che il nostro rapporto con il cibo è per esempio segnale ineludibile delle nostre difficoltà personali e relazionali, un frammento importante della nostra storia psicologica, e che il rito del pasto è un momento in cui si cementa l’unità delle famiglie e si danno risposte alle generazioni più giovani che non possono essere delegate ai social, soprattutto in un frangente come questo, pieno di limitazioni collettive che potrebbero ancora durare nel tempo.
Il Premio Iolanda, quindi, non è solo occasione per distribuire premi agli scrittori”, conclude Vera Slepoj, “ma anche un momento in cui analizzare e approfondire tematiche che altrimenti rischierebbero la banalizzazione”.
Aggiunge Davide Paolini: “Il premio Iolanda, sin dall’inizio, ha cercato di selezionare e, in un certo senso, a stimolare l’uscita di libri che non siano solo ricettari, di cui ormai sono piene le librerie, ma testi che approfondiscano le problematiche intorno al cibo e al vino.
Anno dopo anno, vediamo che questa impostazione ha successo, come dimostrato dai partecipanti all’edizione 2021”.