Gero Grassi, una vita dedicata alla ricerca della verità sull’assassinio dello statista Aldo Moro – Una “filippica” di fatti, ricordi e date
Giovanni Mercadante
Milioni di documenti consultati, 961 conferenze realizzate finora; una lezione di storia contemporanea con una “filippica” che ha incollato alle sedie i numerosi ascoltatori presenti in sala; è stato metabolizzata ogni parola, ogni inciso del discorso. La conferenza si è tenuta martedì scorso 28 settembre presso il Teatro Mangiatordi ad Altamura in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2021-22 del “Libero Istituto di Cultura e Formazione” fondato dallo scomparso dirigente didattico prof. Antonio Iervolino.
La presentazione è stata fatta dalla Presidente prof.ssa Lisa Falagario, docente presso il Liceo Scientifico “Federico II”, nonché dirigente del predetto Libero Istituto e nipote del fondatore.
L’on. Gero Grassi con la prof.ssa Lisa Falagario
L’Istituto, ha esordito L. Falagario, è frequentato in modo costante dagli interessati 5 giorni di lezioni su 7 da soggetti della terza età, proponendo una conferenza al mese. La didattica a distanza durante la recente violenta epidemia non ha abbassato il livello di interesse all’apprendimento, anzi al contrario. L’Associazione si basa sul volontariato di molti docenti, grazie al coordinamento del vicepresidente Lillino Calia.
Il prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia che insegna Cultura politica in detto istituto, ha fatto un breve ritratto di presentazione sull’on. Gero Grassi originario di Terlizzi (Bari), introducendo gli ascoltatori sul tema della conferenza. Argomento che è stato precedentemente facilitato dalla copia omaggio del Consiglio regionale della Puglia consegnata a tutti i presenti; volume dal titolo “Gero Grassi – Aldo Moro: La verità negata”, X edizione 2021, 33 mila copie stampate, 259 pagine.
In copertina il ritratto di Aldo Moro di Michele De Meo; e a margine le foto dei cinque uomini della sua scorta caduti in Via Fani: Domenico Ricci; Oreste Leonardi; Raffaele Iozzino; Francesco Zizzi, Giulio Rivera.
Da sx: Prof. Pietro Pepe – on. Gero Grasi – prof.ssa Lisa Falagario
La pubblicazione è stata sostenuta dal Consiglio Regionale della Puglia, così come appare in copertina e all’interno.
L’indice si presenta con contributi esterni seguiti da 6 capitoli con sottotitoli ordinati in modo organico e temporale sulla vicenda Aldo Moro.
Colpisce, da pag. 223 a 249, l’elenco delle manifestazioni su Aldo Moro promosse dall’on. Gero Grassi; una “crociata” che porta avanti dal 1978, all’epoca studente universitario.
Insomma, Gero Grassi si può definire uno dei pochi testimoni della vicenda Moro, per la sua serietà da quando si occupa di questa triste e complicata vicenda politica finita in tragedia. I suoi numerosi “pellegrinaggi”, dove porta la sua testimonianza, sono sempre affollati per raccontare il rapimento e il perverso disegno politico.
Ha consultato circa 10 milioni di documenti, tanto che la sua vista ne ha risentito; ha ascoltato e incontrato amici di vecchia data dello Statista trucidato dalle Brigate rosse, e non si fermerà – ha affermato l’autore – finché non verrà fuori la verità. Finora ha tenuto 961 conferenze; la prossima è prevista a Londra; l’ultima l’ha tenuta a Palermo il 26 settembre 2021.
Il suo argomentare è lineare, con una lucidità senza paragoni per gli incastri degli incisi nei riferimenti a fatti, avvenimenti e coincidenze, come i tre cantanti e uno scrittore (Rino Gaetano con canzoni Berta filava; Cielo blu; uno sponsor di San Cassiano/Lecce; parole “convergenza politica”; “calzaturiero con ciuffo bianco”); e poi il compromesso storico proposto da A. Moro al comunista Enrico Berlinguer per una “democrazia compiuta”.
Tessere di un mosaico da decifrare che trovano invece un parallelismo nelle indagini di convergenza di G. Grassi; è lui che dà un senso a quelle parole criptate.
Dopo il secondo e terzo cantante, lo scrittore: anche qui con altri indizi, e decodifica Borsellino come il caso Moro: finiti con la strage degli innocenti. Le citazioni storiche della Repubblica italiana sono un rosario di guai senza fine in cui si è cacciato G. Grassi; per lui la ricerca della verità è una ragione di vita; per questo si è fatto un mare di nemici, perché non usa mezzi termini quando punta il dito contro Polizia e Carabinieri. Sa di essere nel loro mirino; anzi ha affermato: “Qui, stasera, per vostra informazione, tutte le mie parole vengono registrate”.
Tuttavia, non demorde; nella sua avvincente narrazione passa anche attraverso gli accordi di Jalta in Crimea (Russia) avvenuti nel febbraio 1945, nel cui patto le tre potenze Inghilterra, Russia e America decisero le sorti dell’Europa, compresa l’Italia; anche se non viene dichiarato ufficialmente– afferma G. Grassi – il nostro Paese passò sotto l’influenza inglese. In altri termini la vita politica italiana era sotto la lente d’ingrandimento degli inglesi.
Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia pone al voto referendario la scelta di Repubblica o Monarchia. La maggioranza degli italiani scelse la Repubblica. Moro entra nella Costituente, alla cui base pone “il diritto della persona prima di tutto”. In quella fase Moro fa un altro capolavoro: coinvolge 20 professori per approvare la legge per la scuola media obbligatoria.
La televisione italiana diventa il primo mezzo di alfabetizzazione nazionale e a capo del progetto per l’istruzione in remoto pone il Maestro Alberto Manzi (comunista). Insomma, il progetto diventa una bomba culturale rivoluzionaria dando istruzione a 3,5 milioni di italiani e il conseguimento di un attestato.
Gero Grassi è inarrestabile; è un fiume in piena.
- Moro ha l’idea chiara dello Stato. Un passaggio che non vuole dimenticare è il ricordo del suo assistente Francesco Tritto, altamurano, il quale ricorda al prof. A. Moro che nei prossimi giorni ha una seduta di laurea e non deve mancare; nel contempo gli fa gli auguri anticipati perché senz’altro sarà eletto Presidente della Repubblica. Questo telegramma viene scoperto nel tiretto di una scrivania dei servizi segreti a Roma (14.3.1978).
Il rapimento costato 55 giorni di prigionia e l’uccisione con 96 colpi di mitraglietta, con colpo finale alla nuca e il corpo lasciato in una Renault rossa, è l’epilogo finale della tragedia di A. Moro. Ne segue il depistaggio; la Polizia fece solo delle “moine”, una parata . L’epicentro del rapimento Moro fu Via Gradoli. La lettera di Moro alla moglie Loretta fa riferimento a Cossiga che non lo cercò, che non fece niente per lui. Si lamenta anche di Andreotti che lo definisce cinico, cattivo.
In sintesi comunisti e democratici sono due partiti elefantiaci, con visioni assolutamente opposte.
Parlare di Moro – chiosa G. Grassi – non è facile; è pericoloso, rischioso.