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ROMA – “Iniziative come queste sono meritorie soprattutto in una realtà in cui troppa nebbia, troppa ignoranza, troppa distrazione, troppa sottovalutazione di un fenomeno esistente ha permesso a questo di fiorire e di radicarsi, nella distrazione di tutti o nella colpevole disattenzione di tutti.
E c’è un aspetto che mi ha sempre colpito seguendo le vicende di cronaca nera che riguardano il territorio di Foggia, ed è che questo fenomeno di criminalità organizzata stenta ad avere un nome”.
Lo sottolinea la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, partecipando a un incontro con gli studenti dell’Università di Foggia, organizzato all’interno del ciclo sui temi di mafia e antimafia assieme a Tano Grasso, presidente onorario della Fai, la federazione delle fondazioni antiracket e anti-usura italiane.
“Anche in altri luoghi è stato così’ – osserva la guardasigilli – è stato Tommaso Buscetta che ha rivelato il nome di Cosa nostra, qui ancora si parla di quarta mafia, quinta mafia, ci sono altri nomi con cui viene identificata questa realtà. Non abbiamo nemmeno un nome chiaro da dare a un fenomeno che sta affliggendo in modo così grave questo territorio.
Dare un nome non è un aspetto secondario- continua Cartabia – Guardate cosa è successo con il Covid.
Finchè non abbiamo dato un nome, non abbiamo nemmeno saputo quale fosse il nostro nemico e come avremmo potuto contrastarlo.
Una volta identificato si cominciano a mettere in campo gli anticorpi, le reazioni, le medicine, il vaccino. Allora essere qui, svolgere iniziative pubbliche, culturali, è innanzitutto squarciare un velo di ignoranza, che è il primo passo per incominciare a scrivere le prime parole di un’altra storia”.
E “per me questa è un’occasione di comprendere meglio, di guardare negli occhi, la realtà di una terra che è ferita ma che sta iniziando a scrivere una nuova storia”, spiega la ministra anche alla luce del fatto che il Comune di Foggia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.
Marta Cartabia, parlando agli studenti dell’Università di Foggia continua: “Io credo che un’occasione come questa sia un’occasione per sconfiggere questo nemico che è la solitudine di fronte all’ingiustizia, all’illegalità, alla criminalità.
Siamo qui per dire a ciascuno che non è solo nella sua lotta contro un fenomeno che opprime e deprime un territorio, una società, generazioni intere. Anche le istituzioni sono qui e il significato di queste straordinarie iniziative che voi avete voluto mettere in campo è quello di unire, di creare una rete, di creare quell’anello tra la voglia di reagire di ciascuno di fronte ai gravi fatti che opprimono questa società e le istituzioni, tra i singoli imprenditori, le associazioni, le vittime e le istituzioni tutte”.
La ministra della Giustizia invita a “rompere la solitudine, a stabilire un’alleanza.
Ecco forse oggi – sottolinea – è un momento in cui si sigla un’alleanza indispensabile tra la società civile e le istituzioni, in particolare quella della Giustizia che io rappresento. Abbiamo davanti un compito lungo, difficile, che non si risolverà in poche parole. Bisognerà, da parte delle istituzioni, forze di polizia, uffici giudiziari, procure della Repubblica, prendere sul serio” le denunce, “saper intercettare, qualunque mossa, qualunque germoglio, di liberazione, qualunque mano tesa ci venga rivolta, ma soprattutto valorizzare quelle realtà come queste associazioni che credo possano portare un gran bene” ai territori nelle mani della criminalità organizzata.
Cartabia conclude: “Tano Grasso ha detto ‘Non si risolve tutto solo nelle aule di giustizia’ e ha ragione. Pero’ le aule di giustizia ci vogliono, soprattutto gli occhi dei giudici attenti a raccogliere le mosse che vengono dalla società civile. Ed è per questo che come ministero della Giustizia stiamo facendo tutto il possibile anche in termini di ristrutturazione con Palazzi adeguati, come la cittadella a Foggia.
E’ un momento in cui il Governo sa che il servizio della Giustizia non si può che assicurare con adeguati investimenti su personale, edilizia, digiltalizzaizone, organizzazione. Per cui si sta lavorando su tanti fronti”. Insomma, “le Istituzioni ci sono, il ministero c’è, il Governo c’è accanto a un Paese e a una terra che vuole liberarsi da una morsa che la sta opprimendo”.