Il disastro ambientale – I riscontri ai cambiamenti climatici in atto nel nostro Paese sono confermati da alcuni indicatori messi a punto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Indicatori che andrebbero fatti obbligatoriamente conoscere ai decisori pubblici, dal Presidente del Consiglio al Consigliere comunale. ISPRA ha finito il Rapporto sugli indicatori d’impatto dei cambiamenti climatici.
Il Rapporto è composto da 248 pagine e chiede al Paese di “rafforzare con rapidità̀ le attività̀ di monitoraggio e sviluppo delle conoscenze sugli impatti dei cambiamenti climatici”.
Lancia l’allarme sulla necessità di realizzare forme di adattamento a delle condizioni climatiche che sono già cambiate e che senza interventi seri e strutturali, rischiano di peggiorare sempre di più a livello globale.
Disastro Ambientale – Il 2020 è stato l’anno dei record!
Lockdown e ridotti movimenti e quindi ridotte emissioni non hanno impedito l’anomalia di temperatura registrate in varie parti del globo.
Al Polo Nord +20°C rispetto alle medie di riferimento per il Circolo polare artico.
Nella città siberiana di Verkhoyansk, nota per i suoi inverni gelidi si sono raggiunti i 38 °C .
Variazioni marcate di temperatura si sono verificate nel nostro Paese
Negli ultimi 50 anni nelle province,
- Sondrio la temperatura è aumentata di 2.98 ° C
- Torino 1.44 , Brescia 2.56
- Vicenza 2.76
- Padova 2.0
- Roma 3.08,
- Campobasso 2.68
- Salerno 2.16
- Brindisi 3.12
- Taranto 2.68
- Lecce 2.7
- B.A.T. 2 .00
- Reggio Calabria 2.65
- Enna 2.51.
ISPRA ha elaborato 50 tra indicatori nazionali e casi pilota regionali per misurare l’impatto dei riscaldamento globale in Italia.
13 settori vulnerabili
- risorse idriche
- suolo e territorio
- ecosistemi terrestri
- ecosistemi marini
- ambiente alpino e appenninico
- zone costiere
- salute
- foreste
- agricoltura e produzione alimentare
- pesca
- energia
- insediamenti urbani
- patrimonio culturale.
I settori a loro volta sono divisi tra indicatori nazionali, che sono 30, ed indicatori regionali 20
Quelli che esprimono le variabili climatiche sono ”Indice meteorologico di pericolo di incendio”, i “Gradi giorni di raffrescamento” o “Gradi giorno di riscaldamento”.
I casi pilota regionali sono la “Temperatura superficiale del mare” che è nazionale ma anche basato su casi pilota in Calabria, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
La “Salinità superficiale del mare (casi pilota su Calabria, Friuli Venezia Giulia e Liguria), “Bilancio di massa dei ghiacciai” (indicatore nazionale e casi pilota su Valle d’Aosta e Lombardia), “Livello medio del mare” (indicatore nazionale e indicatore su Venezia) e “Incendi boschivi” (indicatore nazionale, casi pilota su Lombardia e Piemonte).
Ogni indicatore è legato a uno scenario futuro che può essere: in miglioramento, in peggioramento, stabile o non definibile. Nella maggioranza dei casi, si riscontra uno scenario futuro in peggioramento.
I segnali già presenti dei cambiamenti climatici
Il Rapporto riferisce che per i 6 corpi glaciali italiani considerati ci sia una “ tendenza alla fusione con una perdita costante di massa coerente con quanto registrato sia nelle Alpi che su scala globale.”
Nel Rapporto: “in particolare, dall’analisi dei dati dal 1995 al 2019, emerge come il bilancio cumulato mostri perdite significative che ammontano da un minimo di oltre 19 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Basòdino al massimo di quasi 41 metri per il ghiacciaio di Caresèr, per una perdita di massa media annua pari a oltre un metro di acqua equivalente mentre il bilancio cumulato dei ghiacciai analizzati nei casi pilota regionali (Valle d’Aosta e Lombardia) mostra perdite significative che ammontano a oltre 15 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Timorion (2001- 2019) e a quasi 36 metri per il ghiacciaio di Alpe Sud (1998-2019)”.
Segnali preoccupanti
Altro segnale preoccupante il permafrost, nei plateau di alta quota delle Alpi occidentali si sta degradando E ancora: le variazioni annue di temperatura superficiale del mare.
Tutti i mari italiani registrano un incremento di temperatura, in particolare il Mar Ligure, l’Adriatico e Ionio Settentrionale. Anche il livello del mare è variato.
Non visibili ad occhio umano ma “costituiscono fonte di preoccupazione per le conseguenze che l’innalzamento potrà avere sulle coste.
Gli incrementi, dell’ordine di pochi millimetri l’anno (valori medi del trend pari a circa 2.2 mm/anno con picchi nel Mare Adriatico di circa 3 mm/anno), sono continui e appaiono ad oggi irreversibili”.
A Venezia “ un fenomeno combinato di eustatismo e subsidenza.
Se nel lungo periodo (1872-2019) il tasso di innalzamento del livello medio del mare si attesta mediamente sui 2.53 mm/anno, esso risulta più che raddoppiato nell’ultimo periodo (1993-2019) con valori che raggiungono i 5.34 mm/anno” .
L’altro preoccupante indicatore si riferisce alla siccità. E’ scritto nel Rapporto sulla siccità 2021 redatto dall’UNDRR (UN office for Disaster Risk Reduction) e sarà portato, alla COP26 a Glasgow.
Il rappresentante speciale del segretario delle Nazioni unite per la riduzione del rischio di catastrofi, nello descrivere la preoccupazione di fronte a un’emergenza nascosta o che perlomeno si fa finta di non voler vedere
La siccità scrive: “è sul punto di divenire la prossima pandemia e per essa non ci sono vaccini. La maggior parte del mondo convivrà, nel giro di pochi anni, con lo stress della mancanza di acqua: la domanda supererà le riserve durante certi periodi dell’anno “.
Il clima è già cambiato e le azioni da introdurre devono ancora essere organizzate.
Erasmo Venosi
Redazione Corriere di Puglia e Lucania