Il Senato, a scrutinio segreto, ha votato a favore della “tagliola” proposta da Lega e Fratelli d’Italia per il ddl Zan: ovvero si ferma l’esame del testo. A favore, 154 senatori, 131 i contrari e due astenuti. Presenti 288 senatori. La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, è stata accolta dagli applausi dell’emiciclo: al momento di andare alla conta, nel segreto dell’urna, sono arrivati gli “aiutini” al centrodestra. Dal punto di vista politico traspare una nuova maggioranza e l’ago della bilancia non va cercato certo in un pagliaio: è già partita la corsa verso il Quirinale e Italia Viva e il suo leader vogliono contare e pesare in tutte le scelte, senza troppi scrupoli, come tutti hanno imparato a memoria. Più sul merito della legge, invece, per il provvedimento appena abbattuto, al centro di polemiche e decine di rinvii, il cammino si fa davvero difficoltoso. “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”, ha scritto su Twitter il deputato dem Alessandro Zan. Poco prima della votazione, intervenendo a “L’aria che tira” su La7, aveva detto: “Se passa la tagliola, la legge è morta“. Ed è proprio questo il destino a cui il provvedimento potrebbe andare incontro: approvato dalla maggioranza giallorossa compatta a novembre scorso, con l’arrivo di Draghi al governo è stato scaricato da Italia viva che ha deciso di schierarsi con la destra per chiedere ulteriori modifiche. E, come dimostrato dal voto di oggi, tra assenze e franchi tiratori, far passare la legge sembra una sfida ormai impossibile.
I numeri – Ora si cerca di capire come si sono comportati i gruppi nel segreto dell’urna. Il centrodestra, che di base conta circa 135 senatori, ha potuto contare sull’aiuto di 19 senatori. Secondo fonti Pd, il centrosinistra ha avuto 16 voti in meno di quelli previsti: gli occhi puntati sono sui renziani che a Palazzo Madama sono 16 (ma c’erano 4 assenze). Erano 288 i senatori presenti in Aula e 287 i votanti. Da quanto risulta finora ai singoli gruppi, 2 senatori della Lega erano assenti sul totale di 64 e 3 gli assenti di Forza Italia rispetto al totale di 49. Si tratta di Niccolò Ghedini, Renato Schifani e Massimo Ferro. Per Fratelli d’Italia, invece, presenti tutti i 21 senatori. Nel Pd si contano 2 assenze su 38, 4 nel gruppo di Italia viva su 16 e 2 tra gli scranni del M5s sul totale di 74. Per il gruppo delle Autonomie solo un’assenza su 8 senatori, così come per L’alternativa c’è (ex M5s, che sono oggi nel gruppo Misto): presenti 3 su 4. Tra i presenti di FI, c’è stato un voto in dissenso ‘certo’: è quello di Barbara Masini che ha spiegato in Aula: “La mia storia personale e la mia coscienza mi hanno costretto a votare contro le mozione di non passaggio agli articoli, andando anche contro il mio gruppo di riferimento”. A luglio la senatrice, protagonista di un coming out mesi prima, aveva fatto un intervento commosso in aula dicendo di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania