L’Alfa Romeo Racing, diramazione sportiva di quella che fu nel 1910 l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (A.L.F.A.) acquistata dopo 8 anni da Nicola Romeo – da cui il nome – e recentemente dal gruppo FIAT (1986), FIAT Chrysler Automobiles (2014) e Stellantis (2021), ha di recente sostituito il pilota di Formula 1: Antonio Maria Giovinazzi, pugliese di Martina Franca, lascerà il posto in scuderia alla prima guida cinese Guanyu Zhou. La decisione si affianca storicamente alla precedente scelta commerciale della casa torinese di produrre in Asia una serie d’automobili innovativa destinata a mercati “emergenti”.
We are delighted that @gyzhou_33 is joining the @alfaromeoracing family for 2022.
Guanyu Zhou will help take full advantage of the global #F1 platform, with the Chinese market key for Alfa Romeo’s future as a global premium brand. Welcome!https://t.co/eSqYWEBGeL pic.twitter.com/wo7k6vgrtL— Alfa Romeo (@alfa_romeo) November 16, 2021
Il pilota Sauber Motorsport AG uscente: “Mondo spietato con regole dettate dal denaro”
«La F1 è talento, macchina, rischio, velocità. Ma sa anche essere spietata quando a dettarne le regole è il denaro. Io credo nelle piccole e grandi vittorie raggiunte grazie ai propri mezzi». Queste le parole di denuncia pronunciate via social dell’ex guida Giovinazzi all’indomani del ben servito ricevuto da Alfa Romeo Racing. Il disappunto del pilota Sauber Motorsport AG nei confronti della scelta aziendale di sostituirlo con il cinese Guanyu Zhou non ha certo lasciato spazio all’autocommiserazione: reggendo tra le mani una delle prime immagini di se stesso in automobile da corsa, il pilota martinese si è dichiarato pronto a nuove sfide: «Questa è stata la mia prima foto su una Formula 1, l’ultima non è ancora stata scattata».
Tuttavia l’ex casa milanese – lo stemma medievale di Milano è ancora a sinistra del marchio – per ora ha chiuso le porte: il “Biscione” ha infatti ufficialmente reso noto che sarà il 22enne cinese Zhou a stare accanto al finlandese Valtteri Viktor Bottas (ex Mercedes) già a partire dal Mondiale 2022.
https://twitter.com/Anto_Giovinazzi/status/1460536556574453761?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1460536556574453761%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fpublish.twitter.com%2F%3Fquery%3Dhttps3A2F2Ftwitter.com2FAnto_Giovinazzi2Fstatus2F1460536556574453761widget%3DTweet
La produzione “orientale” della nuova linea di utilitarie e SUV
Pare che sia stata una decisione maturata dodici anni fa dal socio maggioritario FIAT a spingere l’Alfa Romeo in Cina: un programma aziendale stilato nel 2009 prevedeva che “già dal 2011 lo stabilimento cinese in joint-venture con la FIAT avrebbe dovuto produrre auto”, come ha dichiarato Zeng Qinghong, numero uno di Guangzhou Automobile Group Company. «In base alle nostre analisi di mercato la stessa catena potrebbe produrre a breve i nuovi modelli Alfa, ipoteticamente la “Giulia” e il SUV», ha annunciato il top manager.
Come si evolverà Alfa Romeo e dove finirà l’automobile?
La nuova produzione è prevista partire nel 2023 ed inizialmente sono in cantiere 140.000 veicoli, suddivisi tra i vari brand. Dopo aver progettato la FIAT Linea – una berlina compatta definita “World car” perché pensata per essere venduta globalmente – anche le storiche Alfa, per anni eccellenza del “Made in Italy”, saranno ora costruite da fabbriche cinesi in Asia.
La FIAT sembra dunque preparare lentamente le valigie, tenendo fede a quell’accordo raggiunto con Hu Jintao firmato in presenza di Berlusconi: il contratto prevedeva che l’azienda oggi targata Stellantis avrebbe costruito automobili in collaborazione con il colosso orientale, sesto gruppo per produzione in Cina. E spontaneamente sorgono i dubbi sulle eventuali chiusure di stabilimenti in Italia e sul rapporto qualità-prezzo della nuova linea, fermo restando che nel mondo dei motori sinora i competitors italiani sono sempre stati i giapponesi o, al massimo, i coreani (Honda, Kawasaki, Suzuki, Hyundai…). Vedremo se un giorno non lontano arriveranno anche le Maserati (sempre marchio FIAT Stellantis) o addirittura le Ferrari costruite in Cina – il motore elettrico, tanto per cominciare, si nutre di componenti fabbricati con materiali di esclusiva proprietà cinese -.
Ma quella è un’altra storia…
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania