Principale Ambiente & Salute Il nucleare in Italia tra referendum e cimitero delle scorie

Il nucleare in Italia tra referendum e cimitero delle scorie

Trentaquattro anni e non ancora risolto il problema, sia delle scorie nucleari sia dello smantellamento dei reattori.

Vicenda che ha segnato l’esperienza italiana nel nucleare

Eppure, hanno il coraggio di riparlarne oggi, fregandosi anche di due referendum dove il cittadino italiano ha detto un no a tutto tondo.

E così il problema scorie ci rimanda anche alla società SOGIN S.p.A., che ha il compito di smantellare e dismettere le centrali e gli impianti nucleari in Italia, individuando i siti idonei alla costruzione del deposito unico nazionale, per i rifiuti nucleari.

SOGIN è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ma gli indirizzi strategici, operativi e di controllo sono compito del Ministero della Transizione Ecologica.

Il finanziamento di SOGIN avviene attraverso le bollette con le quali, il cittadino italiano paga l’energia elettrica. Sul versante rifiuti nucleari il ritardo è spaventoso.

Fatti la cui rilevanza e sperpero di denaro pubblico dovrebbero interessare i Ministri competenti e il Presidente del Consiglio, ma il buio è totale.

Da interrogazioni parlamentari risultano contratti con la Slovacchia Javys, per il trattamento di fanghi e resine della fu Centrale di Caorso, acquisti di terreni di proprietà di FN (Fabbricazioni Nucleari) il cui costo non fu riconosciuto da ARERA (Autorità di Regolazione di Energia, Rete e Ambiente).

Soluzione? Pagamento con il bilancio finanziato dal consumatore italiano! Due interrogazioni chiedono il commissariamento di SOGIN.

Il motivo? Erano previste attività di smantellamento per 72 milioni di euro pari, a meno della metà del programma elaborato nel 2017.

72 milioni, affidati senza gara 31 milioni a NUCLECO di proprietà di SOGIN

Nella delibera di ARERA si legge, che SOGIN ha costi fissi per 125 milioni di euro l’anno. Dalle due interrogazioni, che chiedono il commissariamento di SOGIN, emergono gravi osservazioni.

Un Governo serio dovrebbe verificare la serie presunta, d’intrecci, contratti, nomine, appalti, conflitti d’interesse che segnano l’attività di SOGIN e NUCLEOCO.

Aggiungo che ai cittadini italiani il ritardo di SOGIN nelle attività costa 300 milioni di euro l’anno (Fonte: Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti).

Dove metto le scorie? Il problema dei siti e il sito unico nazionale

E così i rifiuti nucleari sono “dispersi”, in 21 siti da Nord a Sud. A gennaio è iniziato il confronto tra Governo e Regioni per la scelta del sito dove sarà costruito il Deposito Unico Nazionale.

I siti potenzialmente idonei per la costruzione del Deposito Unico sono 67 così distribuiti in 7 regioni: Lazio (22 siti), Basilicata (16 siti), Piemonte (7 siti), Puglia (in zona contigua con Basilicata), Sardegna, Piemonte, Toscana e Sicilia.

Molti sanno che, a Matera sono conservati (impianto ITREC: acronimo di Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile) da 53 anni, 84 barre per complessivi 1672 kg di combustibile (72 Kg di uranio e 1600 di torio) radioattivo della centrale USA di Elk River; Minnesota) e costa la gestione 4,7 milioni l’anno. Inutile dire che tutte le regioni hanno detto un no al deposito unico.

La Corte di Giustizia dell’UE ha condannato l’Italia, per mancato rispetto della direttiva Euratom (2011/70) e un’altra procedura d’infrazione è aperta sull’argomento deposito unico per i rifiuti radioattivi.

L’avvio dei lavori doveva avvenire quest’anno per collaudare la struttura nel 2025. Strano il silenzio di Cingolani e Draghi sull’argomento deposito unico!

Ecco cosa scrive l’Ispettorato per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione: “Le incerte prospettive della realizzazione del Deposito Nazionale condizionano il settore e impongono scelte che aggravano i costi a carico della collettività .

Procedure e sanzioni europee

A questi costi potrebbero aggiungersi quelli delle sanzioni conseguenti all’apertura della nuova procedura d’infrazione aperta, a ottobre 2020.

Altra condanna potrebbe riguardare il mancato rispetto dell’accordo sul rientro di 100 metri cubi di rifiuti nucleari ad alta attività radioattiva stoccati, in Francia e Inghilterra per il riprocessamento del combustibile e che dovrebbero rientrare in Italia nel 2025 per essere sistemate nel Deposito Unico Nazionale.

Ricordiamolo quelle ad alta attività radioattiva solo “momentaneamente”, perché per questi rifiuti ci vuole il deposito geologico.

Ricordo che la Campania da 6 anni paga 120 mila euro al giorno più una multa di 20 milioni per non aver chiuso il ciclo dei rifiuti urbani.

Termino affermando che sul deposito geologico, per rifiuti ad alta attività gli Stati Uniti da decine di anni si cimentano con il luogo più sicuro del loro territorio, il sito di Yucca Mountain nel deserto del Nevada per stoccare 70.000 tonnellate di scorie (comprensivo del plutonio).

Senza soluzioni!! Eppure, gli Stati Uniti su questo sito hanno fatto ricerche per 15 anni, con sondaggi fino a 23 Km di profondità e raccogliendo 18.000 campioni di acqua e roccia.

“Science” del marzo 1998 riporta le osservazioni di un gruppo di geologi, che segnalavano la possibilità di deformazione rapida della crosta dell’area.

E’ stato fatto uno studio comparativo tra siti di stoccaggio. Studiata la idrografia delle zone insature, compresa la filtrazione e la percolazione.

Definito il paleo clima della regione del Nevada per prevedere il futuro climatico dell’area e sviluppato modelli probabilistici per il rischio vulcanico e sismico.

Gli Usa hanno investito negli ultimi 50 anni, circa 70 mld di dollari per R&S per la gestione scorie!!! Tutto questo i garzoni che rappresentano questo paese e che rilanciano il nucleare, lo sanno benissimo ma il business is business!

Erasmo Venosi

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