Amore Criminale – La giornata di ieri testimonia un’attenzione fin troppo scontata, ho preferito parlarne oggi per dare il segno di un rigore continuo verso un tema sconvolgente quale i femminicidi.
Vorrei parlare di amore, partendo dall’attrazione di cui parla Platone nel Simposio
Platone racconta di un banchetto in cui il suo maestro Socrate e altri intellettuali espongono le loro idee sul tema durante un banchetto.
Qualcuno dei commensali sostiene che l’amore si riduca a una semplice attrazione fisica, mentre ad Aristofane l’autore affida l’opinione che il sentimento nasca da un grande senso di incompletezza: l’essere umano cercherebbe infatti attraverso l’amore l’altra metà di sé, quella di cui è stato privato dagli dèi.
Per meglio far comprendere questa teoria, il celebre commediografo contemporaneo di Socrate ricorre allo strumento del mito.
L’amore secondo Aristofane
Aristofane racconta che in un’era lontana gli esseri umani avevano due teste, due organi sessuali, quattro mani e altrettante braccia.
Quando però un uomo provò a scalare l’Olimpo, sentendosi ormai pari agli dèi, Zeus punì la sua presunzione dividendo tutta l’umanità in due parti.
Da quel momento in poi, secondo il racconto di Aristofane: “Ciascuna metà, desiderando fortemente l’altra metà che era sua, tendeva a raggiungerla.
E gettandosi attorno le braccia e stringendosi forte l’una all’altra, desiderando fortemente di fondersi insieme, morivano di fame e di inattività, perché ciascuna delle parti non voleva fare nulla separata dall’altra”.
Zeus decise allora di evitare la fine degli uomini, spostando i loro organi sessuali e facendo in modo che la procreazione avvenisse attraverso un atto d’amore tra maschio e femmina.
Il senso del racconto è ricordare come, dal punto di vista di uno degli intellettuali presenti al banchetto, l’uomo cerchi costantemente di tornare alla sua antica natura, di “fare del duo l’uno” attraverso l’amore.
Il padrone di casa e drammaturgo Agatone esprime durante la discussione un’opinione simile a quella di Aristofane, dipingendo l’amore come il trionfo di serenità interiore e completezza.
Quest’idea romantica, sopravvissuta ancora oggi, non è quella di Socrate, che evidenzia l’esistenza di una componente di tensione nell’amore, quella erotica.
Questo racconto del mito rende affascinante il senso dell’umanità alla continua ricerca della completezza. Possiamo aggiungere altro sulla crisi che avviene per una perdita dell’amore che fugge…chi non ha sofferto per questo?
Senza ricorrere alla canzone di Massimo Ranieri, quanta sofferenza nei dolori del giovane Werther di Goethe per un amore impossibile, romanzo che ha dato vita al Romanticismo.
Si può dire che per la sofferenza d’amore c’è stata la produzione della gran parte di poesia e di arte del genere umano. Ecco cosa ci aspettiamo dall’amore perduto, non l’omicidio.
Il delitto è un corto circuito che spezza tutto, annulla, crea il vuoto. Il crimine sconfessa l’amore, era un falso ab origine.
L’approccio nostro, in questo articolo è squisitamente culturale, non sociale, antropologico, sociologico. Quante cose dette, spesso in modo anche superfluo nel tentativo di dare colpa alla degenerazione del tempo, una volta non succedeva...
Chi può dirlo? C’era una raccolta statistica negli anni 40-50′ del secolo scorso? O si parla solo per esperienza esclusivamente personale?
Certo, se ripenso a mia madre e mio padre non ricordo litigi o schiaffi, io stesso ho avuto solo uno schiaffo da mio padre per il 68′.
Tornando in conclusione al senso culturale del nostro ragionamento vorrei parlare del grande cantante poeta che rivolgendosi alla donna che ignara passeggia col suo assassino scrive questi versi che paiono rivolti a Lea Garofalo:
Se ti tagliassero a pezzetti
Il vento li raccoglierebbe
Il regno dei ragni
Cucirebbe la pelle
E la luna tesserebbe
I capelli e il viso
E il polline di Dio
Di Dio il sorriso.