Primo episodio: Giovanni Aldini – Frankenstein “Frankenstein sono io“
Secondo episodio: Helen Kane – Betty Boop “La ragazza del Boop-Boop-a-doop“
In onda martedì 7 dicembre 2021 dalle 21.15 su Sky Arte Disponibile anche On demand e in streaming su NOW
Al via Il mio nome è Leggenda, la nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni.
La prima puntata andrà in onda martedì 7 dicembre 2021 alle 21:15 su Sky Arte: protagonista la storia di Giovanni Aldini, scienziato bolognese dal quale la nota scrittrice Mary Shelley ha preso ispirazione per la figura del dott. Frankestein.
La serie, grazie alle parole e alla narrazione dell’attrice bolognese Matilda De Angelis, esplora le storie vere di illustri sconosciuti dai quali sono nati alcuni dei personaggi più noti dell’immaginario collettivo contemporaneo.
Era una notte buia e tempestosa del 1816, “l’anno senza estate ”.
A villa Diodati in Svizzera sono riuniti per le vacanze estive Mary Shelley con suo marito Percy, Lord Byron e il medico Polidori. La pioggia incessante li costringe in casa.
Per passare il tempo inventano un gioco: scrivere un racconto del terrore. Mary all’inizio non riesce a scrivere nulla poi l’ispirazione folgorante a seguito di un incubo. Nasce così il personaggio di Frankenstein.
Foto di Camilla Cattabriga
Quello che Mary ha sognato però non è fantasia, ma proviene da qualcosa che ha visto.
Lo scienziato pazzo del suo romanzo esiste veramente e si chiama Giovanni Aldini .
Mary Shelley, oltre che ai propri sogni, ha attinto a piene mani dalla realtà per costruire il suo personaggio fantascientifico: è infatti noto che la giovane immaginò gli esperimenti del dott. Frankestein ispirandosi alle ricerche dello scienziato bolognese Luigi Galvani sulla stimolazione muscolare, che avevano aperto la strada a una nuova teoria, il galvanismo .
Proprio a questi studi Shelley fa esplicito riferimento al termine del secondo capitolo del noto libro.
Il trait d’union tra la scrittrice e Galvani pare sia stato il nipote di quest’ultimo, Giovanni Aldini, trasferitosi in Inghilterra, patria della Shelley, per proseguire gli esperimenti dello zio.
Ma chi è Giovanni Aldini?
Aldini vive a Bologna dove insegna fisica. Nipote di Luigi Galvani, è un acceso sostenitore della possibilità di rianimare i morti tramite corrente elettrica .
Tanto che alla vita da insegnante rispettabile ne affianca presto un’altra, molto più oscura. Aldini, seguendo le orme dell’illustre nonno, comincia a fare esperimenti su cadaveri di animali .
Le rane però non gli bastano e si sposta su teste di mucche o altri animali di grossa taglia. Fa dimostrazioni pubbliche durante le quali richiama sempre più gente.
Gli esperimenti consistono nel sottoporre le teste a stimoli elettrici ottenuti grazie a una grande pila. Il risultato sono mascelle che si spalancano, lingue che si dibattono, occhi che si spalancano.
Il successo spinge Aldini ad alzare la posta.
Così comincia a usare teste e corpi umani. Sono quelli dei condannati a morte, che lo scienziato preleva direttamente dai luoghi dell’esecuzione oppure sottrae alla sepoltura facendo accordi con polizia e autorità.
Le sue dimostrazioni scientifiche si trasformano presto in veri spettacoli.
Accorrono folle numerose di curiosi che alla fine vanno via inorriditi e stupefatti per quello che hanno visto. Si diffonde la voce che Aldini sia a un passo dall’impresa di riportare in vita i morti.
Lo scienziato però non è ancora soddisfatto: i corpi dei condannati per decapitazione sono quasi del tutto privi di sangue, quindi meno reattivi al passaggio della corrente elettrica.
È questo il motivo per cui non è ancora riuscito ad animare completamente un cadavere.
Così si reca a Londra dove trova il soggetto perfetto: George Forrest , un giovane di estrazione sociale molto bassa, sospettato di omicidio della moglie e del figlio.
Passano 6 soli giorni tra l’inizio del processo e la condanna a morte di Forrest.
Anche se non ci sono prove, si dice che Aldini abbia fatto pressione sui giudici per ottenerne rapidamente la condanna a morte.
Sono invece sono certe le pressioni di Giovanni Aldini sul medico delle carceri, il dottor Halmond, affinché gli conceda l’uso del cadavere di Forrest.
Infatti, subito dopo l’esecuzione, Aldini e il suo assistente prelevano il corpo dal patibolo e lo portano in un ambulatorio accanto alla prigione.
Quello che accade dopo lascia i presenti senza fiato. Il corpo di Forrest, attraversato da potenti scariche elettriche, si scuote, sobbalza, gli occhi si aprono, il respiro riprende e anche il battito cardiaco .
Almeno fintanto che la pila scarica energia. Poi il cadavere ritorna immobile. Il dottor Halmond è inorridito, ed è convinto di aver visto tornare in vita il povero ragazzo.
Così scappa a casa in preda ad agitazione e muore d’infarto due ore dopo tra le braccia della moglie, alla quale racconta l’accaduto.
La moglie chiama la polizia e racconta tutto ai giornali, che danno ampio spazio alla vicenda. È così che Mary Shelley, ancora bambina, viene a sapere di tutta questa storia.
Dai giornali che legge suo padre.
È l’inizio di un incubo che porterà alla nascita di un mito. Per Aldini invece è la fine di un sogno, la dimostrazione un fallimento, e da quel momento cesserà gli esperimenti.
Dopo la sua morte, Aldini dona tutti gli averi alla fondazione della Scuola di Scienze Naturali di Bologna . È ricordato come un grande scienziato e un uomo generoso, dedito alla ricerca.
Questa immagine tuttavia non considera il suo lato oscuro, quello di uno scienziato sempre alla ricerca di cadaveri e pronto a tutto per realizzare i suoi esperimenti
. In fondo, un’incarnazione delle paure dell’epoca, proprio come Victor Frankenstein , il protagonista del romanzo di Mary Shelley che deve il suo successo alla rappresentazione efficace dei timori legati al progresso tecnologico e alle sue conseguenze imprevedibili.
La prima puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e della storica Elena Pirazzoli.
“Frankenstein sono io“ – testi di Michele Cogo.
Secondo episodio: “La ragazza del Boop-Boop-a-doop“
É il 1927 ed Helen Kane è una celebrità: madre del motto “Boop-boop-a-doop”, con la sua voce da usignolo e il suo sorriso ammiccante è diventata il simbolo dell’età del jazz.
Ma l’arrivo di Betty Boop le ruberà la scena e il ruolo di vamp degli Anni Ruggenti. Eppure, Betty è proprio una caricatura di Helen. É questa storia protagonista della seconda puntata de Il mio nome è Leggenda, la nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni.
L’episodio andrà in onda martedì 7 dicembre 2021 alle 21:45 su Sky Arte , e disponibile anche on demand e in streaming su NOW.
La serie Il mio nome è Leggenda racconta le storie dei personaggi reali che hanno dato vita ai miti che tutti conosciamo. In questo caso si tratta di Helen Kane, la reginetta del charleston che ispirò il personaggio di Betty Boop.
L’attrice fece causa a Max Fleischer, il creatore del suo alter ego animato, per aver sfruttato illegalmente la sua immagine. Ma mentre il tribunale nega ad Helen i diritti sul proprio mito, l’America conservatrice del tempo censura Betty Boop perché troppo osé per la televisione.
Helen Kane debutta nel mondo dello spettacolo come cantante e ballerina di varietà. Nel 1922 arriva a Broadway, dove nel 1927 recita nel musical teatrale A Night in Spain.
Lo spettacolo ottiene un successo clamoroso, tanto che la compagnia mette in scena ben 174 repliche tra maggio e novembre di quell’anno.
Una volta finito il tour, Helen viene invitata ad esibirsi al Paramount Theatre di Seattle, ed è qui che nasce il suo mito. Per la sua prima performance canta That’s my Weakness Now ed esegue, per la prima volta, il suo celebre scat “boop-boop-a-doop”.
Nel 1928 diventa ancora più celebre grazie alla sua canzone I Wanna Be Loved By You, uno dei brani più popolari del XX secolo che fu poi riadattata da Marilyn Monroe .
Nel 1932 compare per la prima volta Betty Boop. Siamo in un periodo di lotte per le donne, che chiedono più diritti e cercano di emanciparsi anche attraverso atteggiamenti e abiti più provocanti.
Betty è una flapper girl, simbolo dell’età del jazz: è allo stesso tempo mascolina e maliziosa, indossa abiti succinti che lasciano scoperte le spalle, le gambe e l’immancabile giarrettiera, mentre i capelli corti sono acconciati secondo la moda dell’epoca.
Nei cartoon in cui appare Betty Boop sembra sempre in balia degli uomini. Ma questo stile di vita non passa inosservato all’America conservatrice, che costringe i suoi ideatori alla censura.
Negli ultimi anni Betty diventa una casalinga dallo stile molto più sobrio, per poi sparire dalle scene nel 1939: era infatti considerata un modello diseducativo e pericoloso per la pubblica morale.
Quando Helen Kane vede per la prima volta Betty Boop si riconosce immediatamente : quella donnina ammiccante che, con voce da usignolo, canticchiava il suo celebre motto le somiglia fin troppo nell’aspetto e nello stile. É evidente, Betty Boop è la sua caricatura.
Nel 1932 fa quindi causa a Max Fleisher, chiedendo 250.000 dollari di risarcimento per aver sfruttato illegalmente la sua immagine. Ma nel 1934 la causa è vinta da Fleischer Studios: secondo il tribunale l’estetica di Betty Boop è ispirata al patrimonio della cultura americana. Inoltre, la sentenza afferma che l’invenzione del booping sia da attribuire alla cantante Baby Eshter, ascoltata anni prima dalla Kane.
La seconda puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà inoltre la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e dell’antropologo Davide Domenici.
Il mio nome è Leggenda è una produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Un programma di Michele Cogo, Giuseppe Cassaro, Gianmarco Guazzo e Antonio Monti , scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti. Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.
“La ragazza del Boop-Boop-a-doop“ – testi di Michele Cogo e Silvia Pelati.
Il commento di Silvia Pelati:
Scrivere la storia de “La ragazza del boop-boop-a-doop” è stato come fare una passeggiata per Broadway negli affascinanti anni ’30, con un’accompagnatrice speciale.
Ho guardato quella ragazza cantare, ballare, recitare finché ho capito che la diva sul palcoscenico aveva dei conti in sospeso con la vita reale.
Forse era questo il segreto del suo talento.