di Giuseppe Trizzino
Diciamocelo chiaramente, gli Italiani non siamo un popolo idealista.
Preferiamo credere che esiste Babbo Natale anziché accettare che sia una invenzione.
Ad ogni buon conto, in questo assurdo e bel paese, le Libertà latitano un po’ in ogni segmento sociale ed aspetto culturale.
A ciò si aggiunga l’assenza di Autorevolezza degli uomini delle Istituzioni rappresentative e di Governo, ormai ridotti a ombre di un sistema complesso e farraginoso che nemmeno loro governano.
Così tra una luna calante ed un raggio di sole in primavera, gli Italiani corrono dietro ai loro giorni, cercando di non pensare oltre il necessario.
Tutto passa, tutto cambia e la speranza sopravvive agli ideali, ormai sotterrati tra le righe dei libri di storia.
E se qualcuno osa riflettere più del dovuto, allora interviene il servizio di autotutela del sistema, pronto ad isolare il caso e mistificare l’argomento.
Nella nostra amata Patria, non c’è più una guida autorevole, che coltiva l’etica e la morale, il senso del giusto e dell’equità.
Sino agli anni 90’, sopperiva a questa funzione, occupandone lo spazio la Santa Romana Chiesa, quale guida delle anime e ammonitrice dei gesti, collaborando per un sano e più armonico sistema sociale, cui tutti avevano riverenza.
Oggi siamo alla mercè delle pubblicità e dei giullari di corte, pronti a schiamazzare fandonie per accaparrarsi un briciolo di applauso.
Il vero aspetto ad ogni modo riguarda l’intimità degli Italiani, la loro capacità di comprendere e discernere.
Dov’è finita?
Basta una notizia per etichettarla come veritiera, per poi sommergerla di dubbi e incertezze sino a quando nessuno è più in grado di discernere il confine tra il vero, la notizia e il depistaggio.
Ma non si capisce che il gioco è proprio questo, il depistaggio o come meglio lo definiscono gli Americani “ cover up”.
Le menti devono ricevere un input, e prima che possano comprendere se questo sia necessario o meno, parte l’azione di depistaggio, attraverso notizie e argomenti antitetici, disconnessi e pertanto fuorvianti.
Tutto ciò perché la mente non deve ragionare, non serve al fine.
Ad avvantaggiarsi di tale invettiva, è la classe oligarca e monolitica, incapace di esprimere rappresentanza ed autorevolezza, che si contrae sulla forza della legge e degli imperativi, mentre tutte le formichine corrono dietro il senso del dovere quotidiano.
Dietro a tutto ciò, le esistenze di intere generazioni e popoli, delegittimati di diritto, col capo chino innanzi all’imperator errante.
Per questo le società non coltivano più le buone idee, la tolleranza, la comprensione, l’altruismo, la cooperazione, lasciando all’egoismo il sopravvento.
La dissacrazione degli ideali, delle culture sane e dei sentimenti etico e morali, trasmigrano prima nella sfiducia e poi nell’apatia sociale, lasciando aperte le porte ad orde cieche e sorde.
Dobbiamo fare attenzione e riflettere con cautela, perché per questa via si giunge all’oblio autoritario, nella incosciente ed inconsapevole dottrina dell’idiozia in cui ogni azione ed ogni conseguenza apparirebbero come necessarie e giuste.
Occorre pertanto riappropriarsi del senso di equilibrio e di consapevolezza, riscoprendosi capaci e responsabili, nella fiducia e nell’orgoglio di volere essere parte e di voler prendere parte.
Riconoscendosi tutti intorno alle libertà, circondati dal libero arbitrio secondo la regola aurea della ciclicità storica dei popoli.
Pertanto gli imperativi da riscoprire e coltivare devono essere: unire, includere, emancipare, riconoscere, ricostruire, rimarginare, ammettere, volere e cambiare.
Perché in effetti, nessuno si è mai fatto male stando seduto, ma solo chi lo ha fatto può dire di aver vissuto…