Grande commozione ieri pomeriggio a Ravanusa, questo piccolo comune siciliano di dieci mila anime, dove hanno risuonato le dure parole dell’Arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano:
“l’irresponsabilità ha causato una tragedia che si poteva evitare”
Nove bare e dieci morti, l’ultimo Samuele, ancora nel grembo della madre, riesce ad essere il nome più ricorrente, lui che, non ancora nato, non può morire: il grembo non può essere la sua bara.
Il prelato non ha dubbi, “è balzato già nella resurrezione”.
Composto l’intervento della moglie di quel giovane padre che aveva portato l’auto ai suoi genitori, insieme a loro è finito nelle macerie.
D’un colpo lei perde marito e suoceri, le sue figlie perdono padre e nonni, il suo pensiero è ad un letto di colpo troppo grande, agli occhi di bambine che non riesce a guardare, ma il suo è un rifugio nella Fede.
Carmelo D’Angelo, sindaco di Ravanusa interviene inanellando grazie per tutti, vigili del fuoco, protezione civile, forze dell’ordine, sanitari, prefetto.
L’intervento immediato ha salvato solo due persone
L’Arcivescovo nella sua omelia, in questo periodo d’avvento, richiama invece il buio della Crocifissione nella speranza della Resurrezione.
“Si fece buio su tutta la terra, si fece buio alle 08:30 di sabato scorso come alle ore 12:00 del Venerdì Santo,
si è fatto buio nella vita di Pietro e Carmela Calogero, Liliana e loro figlio Giuseppe, Angelo e Maria e Crescenza, Giuseppe e Selene a cui l’esplosione non ha dato scampo.
Si è fatto buio nella vita di Samuele che Selene avrebbe dato alla luce in questi giorni, e che pur non avendo fatto in tempo a nascere era già a pieno titolo uno di noi.
Si è fatto buio nelle loro famiglie che fino alla fine hanno sperato in un miracolo e che solo una provvidenziale coincidenza ha messo in salvo Rosa e Giuseppina.
Si è fatto buio nella comunità di Ravanusa che nell’esplosione insieme ai suoi figli ha perso un pezzo del suo spazio urbano e una traccia della sua memoria.
Ma ha perso anche la possibilità di sentirsi al sicuro su un sottosuolo che si é dimostrato compromesso e dentro strutture che si sono dimostrate precarie.
Si è fatto buio nella comunità di Campobello, la comunità di Selene, dove lei abitava insieme al marito e al bambino che stavano aspettando, e che avrebbe completato la sua famiglia appena costruita. Si è fatto buio…”
Da questo buio la luce, non solo per un atto di Fede.
Quest’Italia che dopo i ponti che cadono si è dimostrata di sapersi rialzare, trovi la forza di rialzarsi e pensi alla precarietà delle reti sotterrane di gas, che rappresentano un pericolo reale per tutti.