Principale Ambiente & Salute Leggendo Marinoff nutro dei dubbi che Platone sia meglio del Prozac

Leggendo Marinoff nutro dei dubbi che Platone sia meglio del Prozac

Il problema a mio avviso è mal posto. Marinoff tratta di filosofia pratica e di consulenza filosofica. Sostiene che molte persone hanno bisogno di “dialogo e non di diagnosi”, che la consulenza filosofica sia una “terapia per sani”.

Mettiamoci d’accordo: una terapia non è mai per sani. Ė un controsenso.

Un’altra osservazione: nessuno a livello psichico o quantomeno psicologico è del tutto sano. Se uno va da un terapeuta e si racconta sinceramente quest’ultimo qualche disturbo anche lieve glielo trova.

È un poco come andare dal dentista. Una piccola carie viene sempre trovata o almeno c’è una pulizia dei denti da fare.

Ha perfettamente ragione Marinoff quando scrive che i terapeuti ogni volta che aggiornano il DSM vi introducono nuove sindromi.

Il filosofo fa l’esempio del deficit di attenzione, di recente introduzione e ormai diagnosticato a migliaia di bambini americani. Va da sé che ogni nuovo disturbo comporti il business degli psicofarmaci.

Ad esempio, per quanto riguarda il disturbo di iperattività prescrivono il Ritalin a migliaia di giovani leve. Questo è vero.

Però non cadiamo neanche nel mito dell’antipsichiatria o nei suoi antichi retaggi, calcando troppo la mano sugli effetti collaterali, sulla dipendenza, sul mancato effetto curativo degli psicofarmaci.

Nessuno è totalmente sano a livello psicologico. La psicologia e la psichiatria non sono scienze esatte. La diagnosi è talvolta incerta.

Poi Marinoff scrive che se accorge che uno ha un problema psicologico lo manda dallo psicoterapeuta. Ma come fa un consulente filosofico ad essere davvero esperto di psicologia?

È così evidente ogni disturbo psicologico? Lui si affida a quello che gli riferisce il cliente? Si improvvisa lui stesso psicologo?

Fare consulenza filosofica per “sani” è difficile perché è già molto impegnativo per un grande esperto della psiche stabilire chi è sano e chi è malato.

Talvolta neanche gli psicologi sono integralmente sani e questo può essere anche un punto di forza se lo si sa riconoscere ed accettare come fecero Freud e Jung, che erano due nevrotici.

Non c’è infatti nessuno che rilascia un certificato di sana e robusta costituzione psichica. Non esiste una linea di demarcazione netta tra normale e patologico. Tutto è molto più sfumato e ambiguo di quello che si pensa.

Da tempo sostengo che i peggiori folli sono quelli che non si curano perché una persona con qualche disturbo psichico può vivere serenamente la sua vita facendo una corretta terapia di mantenimento.

Invece una persona che non si cura può peggiorare gradualmente la sua qualità di vita. A livello legale nessuno si può rivalere su una persona che ha dei problemi ma si cura. È invece un aggravante se la persona che non si cura ed ha dei problemi commette un reato.

Ad ogni modo la consulenza filosofica non deve risolvere problemi psicologici. L’importante è che Platone non sostituisca mai il Prozac. Ben venga se Platone affianca il Prozac.

Essenziale è che la consulenza filosofica venga utilizzata soprattutto da chi cerca un senso alla vita e si pone domande esistenziali e metafisiche.

Se uno cerca un perché alla vita, se uno si chiede se è tutto qui, se uno si chiede se ne vale veramente la pena allora può fare ricorso giustamente alla consulenza filosofica, che deve insegnare un metodo e deve insegnare un minimo a filosofare. Marinoff inoltre sostiene che la psicologia “ricalca” il modello medico.

Gli psicologi diagnosticano disturbi come fanno i medici. Ma anche i consulenti filosofici spesso vogliono inquadrare, classificare, etichettare la filosofia di vita del cliente. Ammesso e non concesso che tutte le filosofie di vita degli uomini siano etichettabili in base alla storia della filosofia accademica viene anche da chiedersi se sia davvero terapeutico per un cliente sapere se lui è un epicureo, un platonico, un aristotelico, un esistenzialista e così via.

Allo stesso modo i filosofi pratici nei loro libri trattano ed espongono alcuni casi umani, esattamente come fanno gli psicologi nei loro libri.

Ricapitolando, i filosofi pratici imitano gli psicologi, che prima hanno imitato i medici.

Non so quanto possa essere utile il cosiddetto counseling filosofico per un cliente, quanto possa essere efficace.

Sicuramente è stato una grande opportunità e uno sbocco professionale per i laureati in filosofia.

Ma recentemente il Ministero della salute ha detto stop ai counselor non psicologi perché la loro attività era sovrapponibile a quella degli psicologi ed anche perché era ritenuta rischiosa per la salute dei cittadini.

Nonostante questo, ci sono alcuni counselor non professionisti che continuano imperterriti ad esercitare.

L’esercizio abusivo di una professione comporta una multa di poche centinaia di euro e poco altro. La pena non spaventa nessuno.

Poi il counseling si basa soprattutto su un rapporto di fiducia e alcuni clienti si fidano ingenuamente ed erroneamente talvolta delle persone non riconosciute.

Ma in fondo non c’è da stupirsi di ciò perché questo è un Paese in cui molti vanno a curarsi i denti per risparmiare da odontotecnici che fanno abusivamente i dentisti.

Ad ogni modo il dubbio è legittimo, dato che in America il counseling filosofico viene esercitato legalmente anche da filosofi.

Comunque la si pensi, tutto questo non deve screditare in alcun modo la filosofia pratica, anche se a questa disciplina molto interessante non le si può chiedere di curare il prossimo.

Questo non è ambito di competenza dei filosofi pratici.

Certo sorge spontanea una domanda, ovvero c’è sempre bisogno degli psicofarmaci e della psicoterapia per curare i disturbi psicologici e psichiatrici?

Non dico che un paziente debba curarsi da solo ma a mio avviso la consulenza filosofica potrebbe aiutarlo ad utilizzare le sue risorse interiori, ad analizzare meglio la sua vita, a fronteggiare meglio alcuni dilemmi etici e filosofici. Tutto questo non sarebbe assolutamente poco.

Davide Morelli

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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