Omicron spegne i veglioni di San Silvestro e le feste nelle piazze d’Italia. La variante del nuovo Coranavirus fa tremare i polsi agli operatori della ristorazione, sale ricevimenti, organizzazione di eventi, per non parlare di quell’indotto che ruota attorno al mondo delle discoteche, le più colpite dalle ultime misure per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali del Decreto Legge n. 221/2021.
Discoteche chiuse sino al 31 gennaio. Un provvedimento, dopo venti mesi di chiusura tra il 2020 e il 2021, mal digerito dai titolari di discoteche, dj, addetti alla sicurezza e tutto quel vasto mondo che ruota attorno alle attività di intrattenimento. “Un provvedimento di immagine ingiusto ed ingiustificato” secondo Gianluca Piotti, commissario provinciale di FIPE/SILB – il sindacato Locali da Ballo aderente a Confcommercio – che pur condividendo la necessità di dover tenere sotto controllo la diffusione dei contagi, non è convinto che la chiusura di discoteche e locali di intrattenimento sia la strada giusta. “La gente, i giovani soprattutto, non rinunceranno alla serata del 31 gennaio: a parte tutti quelli che dopo la mezzanotte si riverseranno in massa per strada e nelle piazze e che affolleranno i locali aperti, si stanno organizzando feste private in situazioni abusive che sfuggiranno ai controlli.” Un provvedimento che se potrebbe non essere utile per contenere il contagio, sicuramente lascerà il segno alle imprese per le quali la serata dell’ultimo dell’ anno rappresenta tra il 15 ed il 20 % del fatturato di un intero anno, senza tenere conto dei contratti già chiusi e degli acquisti già effettuati.
A livello nazionale Fipe, assieme altre organizzazioni, ha già formulato le richieste: indennizzi immediati e rimodulazione delle tasse, ma anche in questo caso non c’è da stare molto allegri considerato che i ristori dello scorso anno non sono ancora stati pagati.
Intanto, nelle direzioni delle sale ricevimenti e delle strutture che organizzano veglioni, ci si prepara al cenone di Capodanno senza ballo, con la sola musica d’ambiente. Ospiti seduti e dotati di super green pass, insomma situazioni ben gestite e sotto controllo; ciò malgrado non mancano le disdette da parte di gruppi che avevano prenotato settimane fa – come conferma anche Enea Fanelli, presidente provinciale del Wedding ConfcommercioTaranto – e pertanto vi sono attività che avrebbero addirittura valutato di annullare gli eventi già programmati.
Indubbiamente rispetto alla settimana scorsa, il sentiment tra la gente è cambiato, la cautela ha preso il sopravvento, ed anche tra gli avventori di ristoranti e bar si avverte maggiore consapevolezza ed attenzione alle nuove misure di sicurezza di contenimento del Covid.
Anche per i ristoranti si conferma il quadro di incertezza per la serata del 31, anche se la ristorazione ad oggi, durante le festività di Natale non ha subito particolari scossoni. “Noi ristoratori – fa sapere il presidente provinciale di Fipe Ristoranti, Antonio Salamina –, siamo i primi a dovere e voler garantire il rispetto delle misure di sicurezza, e la clientela ci dimostra di condividere ed apprezzare questa modalità operativa. Malgrado le notizie di questi ultimi giorni, e nonostante le restrizioni del Decreto Natale, la gente ha voglia di uscire, di concedersi una cena, un pranzo fuori casa. Sino a Natale abbiamo lavorato molto bene, abbiamo avuto i controlli da parte delle forze dell’ordine e non ci risulta che siano emerse gravi situazioni di irregolarità. Da qualche giorno si avverte una leggera flessione delle prenotazioni, ma nel complesso i ristoranti e le pizzerie continuano a lavorare, resta tuttavia l’incognita di Capodanno. Per ora le prenotazioni restano in linea di massima confermate, e se ci sarà qualche disdetta, dipenderà dalle notizie sull’andamento dei contagi. Saranno giorni di transizione, dobbiamo essere pronti, tutto passa purché vi siano comportamenti responsabili da parte di tutti, giovani compresi.”
Regole nuove anche per i bar e i locali dove ci si ferma a bere o a stuzzicare qualcosa. Regole più facili da far osservare quando la consumazione è al tavolo, più complicate quando il cliente entra per un caffè da prendere al banco.
“C’è chi reagisce male, solo perché è un avventore abituale e sino al giorno precedente non gli avevi chiesto il green pass – spiega il presidente provinciale di Fipe Bar, Paolo Barivelo – ma per fortuna sono i meno, la maggior parte della gente capisce ed anzi apprezza. E’ solo un 20% della clientela che, perché no vax o semplicemente non collaborativa, rifiuta il controllo del green pass, gli altri capiscono ed anzi addirittura ci ringraziano perché comprendono che per un bar è un grosso impegno in termini organizzativi e di costi. Siamo infatti costretti a destinare un collaboratore ai controlli sapendo che una parte della clientela per vari motivi verrà meno. Ovviamente la gestione del controllo del green pass può risultare complicata per una attività meno strutturata, e può rappresentare un ulteriore aggravio economico. Per ora i controlli da parte delle forze dell’ordine non stanno segnalando situazioni particolarmente critiche. ”
Concludendo, tutti d’accordo sulla necessità dei controlli purché non investano solo i pubblici esercizi: le feste private e le mega riunioni di famiglia possono infatti essere molto pericolose. Ci si augura che prevalga il buon senso e che si comprenda che le riunioni allargate sono situazioni a rischio forse anche più di una cena seduti a tavola dopo il rigoroso controllo del green pass.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania