L’autopsia non ha rivelato evidenti anomalie
Oggi si è svolto l’esame autoptico sulla salma della 46enne di Bisceglie morta all’ospedale di San Giovanni Rotondo dopo la sostituzione della valvola aortica: otto i medici indagati
Bisognerà attendere ancora 30-40 giorni, il tempo necessario per effettuare esami più approfonditi, per conoscere le cause della morte Lucrezia Mastrodonato, l’appena 46enne di Bisceglie (Bat), deceduta inspiegabilmente il 27 novembre 2021 all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, nel Foggiano, dopo un intervento di sostituzione della valvola aortica.
Finalmente nel pomeriggio di oggi (ieri), sabato 8 gennaio 2022, al cimitero di Bisceglie, si è potuto procedere all’autopsia disposta dal Pubblico Ministero della Procura di Foggia dott. Pietro Iannotta che, riscontrando l’esposto presentato dai familiari della vittima, assistiti da Studio3A, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati, anche come atto dovuto per consentire loro di nominare consulenti di parte per gli accertamenti non ripetibili, otto medici della struttura.
L’esame è stato condotto dal dott. Giuseppe Bertozzi, il medico legale incaricato dal Sostituto Procuratore, e alle operazioni peritali hanno partecipato anche il dott. Mauro Ciavarella, medico legale di parte messo a disposizione da Studio3A per i congiunti della donna, e il dott. Nicola Giuliani per gli indagati.
Tuttavia, non sono emerse evidenti o particolari anomalie per cui le risposte arriveranno dall’esito delle successive e più approfondite analisi degli organi e dei frammenti di tessuto prelevati, con particolare riferimento al cuore e alla valvola impiantata: la famiglia della 46enne paventava che potesse essere stata difettosa.
Appare a questo punto assodato, comunque, che la tragedia sia collegata a problematiche cardiache. I consulenti tecnici si riuniranno per questa seconda e decisiva tappa della perizia tra un mese-quaranta giorni.
La paziente era affetta dalla nascita da un’insufficienza aortica, ma ne soffriva in forma moderata, aveva potuto condurre una vita normale e avere figli. Nel 2021 però il problema si era aggravato e il cardiochirurgo che l’aveva in cura alla Casa Sollievo della Sofferenza, il dott. N. G., 51 anni, di Corato, aveva deciso di sottoporla a un intervento di sostituzione della valvola aortica, effettuato il 23 novembre, durato sei ore e apparentemente riuscito: durante l’operazione erano insorte alcune complicanze, la valvola di cui era dotata “naturalmente” la signora Mastrodonato era più piccola dei quella artificiale da innestare, ragion per cui si era dovuta allargare la zona d’innesto, ma tutto pareva superato.
La donna è rimasta tre giorni in Terapia intensiva, il 26 novembre è stata ri-trasferita nel reparto di Cardiochirurgia e, a suo dire, ma anche secondo i sanitari, stava bene: accusava solo un affaticamento nel respirare, qualche difficoltà a parlare e giramenti di testa, considerati però fisiologici e passeggeri postumi dell’operazione appena subita.
Il 27 novembre le erano stati tolti anche ossigeno e drenaggio, non era più allettata e i sanitari le avevano detto che doveva iniziare a passeggiare.
Ed è proprio mentre la donna, con l’ausilio di un girello, e con il marito stava facendo due passi in reparto e stava tornando nella sua stanza, che ha fatto appena a tempo a dire “mi gira la testa” e si è accasciata: fatalità, nel breve tragitto la coppia aveva incontrato il dott. N. G., che aveva annunciato loro che il martedì o mercoledì successivi la paziente sarebbe stata dimessa. E invece Lucrezia Mastrodonato a casa non c’è più tornata.
Il coniuge, che l’ha trattenuta evitando che crollasse a terra, ha subito chiesto aiuto, il suo medico e due infermieri l’hanno soccorsa, sono stati allertati un rianimatore e un anestesista, ma nonostante tutti i tentativi, 40 iniezioni di adrenalina, e persino un massaggio cardiaco a cuore aperto, “il suo cuore non è più ripartito” per usare le parole pronunciate con grande sconforto dal medico che l’aveva in cura, e che per primo non riusciva a capacitarsi di cosa potesse essere accaduto.
Sconvolti dalla tragedia, il marito, il figlio e la figlia, di appena 12 e 17 anni, per fare piena luce sui fatti ed essere assistiti, attraverso l’area manager e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. del Foro di Bari Aldo Fornari, e il primo dicembre è stato presentato un esposto presso la tenenza dei carabinieri di Bisceglie chiedendo all’autorità giudiziaria di chiarire le cause della morte e di accertare eventuali responsabilità sanitarie, verificando in particolare se l’improvviso decesso potesse essere legato a qualche anomalia – non sarebbe la prima volta – della valvola artificiale.
I congiunti della signora Lucrezia, che lascia anche gli anziani genitori e tre fratelli, vogliono solo capire cosa sia successo alla loro cara.
Il dott. Iannotta ha acquisito e studiato tutta la documentazione clinica, posta sotto sequestro, e alla fine, con atto del 23 dicembre, ha notificato l’avviso per gli accertamenti tecnici non ripetibili e firmato l’informazione di garanzia per otto medici indagati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in concorso “perché, – per citare l’atto – agendo con negligenza, imprudenza e imperizia e con violazione delle regole cautelari afferenti alle loro specifiche attività, cooperando tra loro cagionavano per colpa il decesso di Lucrezia Mastrodonato”: oltre a N. G., gli altri cardiochirurghi dell’unità operativa di Cardiochirurgia M. P., 42 anni, di San Giovanni Rotondo, M. C., 64 anni, di Roma, A. V., 47 anni, di San Giovanni Rotondo, M. B., 56 anni di Fiumicino; le dott.sse A. R., 41 anni, di Foggia, ed E. D., 37 anni, di Bari, dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione, e infine M. C. P. 53 anni di San Marco in Lamis.