di Romina G. Bottino
Nei giorni scorsi il Pontefice, riferendosi al nostro Paese, ha parlato di “inverno delle nascite” ponendo l’attenzione su uno dei problemi sociali più gravi che vive la Nazione ormai da diversi anni e che è oggi diventato gravissimo perché la mancanza di un ricambio generazionale e l’aumento esponenziale degli anziani, bisognosi di assistenza, sta portando alla morte demografica del popolo italiano.
Bisogna aggiungere poi la fuga dei giovani italiani all’estero per la mancanza di politiche serie del lavoro. Ma il gravissimo problema delle “culle vuote”, che va avanti da più di trent’anni, ha dimostrato l’inconcludenza e l’incompetenza di tutti i governi di tutti gli orientamenti politici che si sono avvicendati in questo lungo lasso di tempo alla guida del nostro Paese ; governi che non hanno compreso, saputo o voluto affrontare la questione delle nascite con politiche incisive di supporto alle famiglie e di stimolo alla maternità.
Il problema “dell’inverno demografico” è però legato anche al dramma dell’aborto che nasce dall’incoscienza e dalla superficialità dei giovani, dalla difficoltà per tante donne di avere un equo sostentamento, inoltre molte donne rinunciano alla maternità per mancanza di lavoro o per la difficoltà a conciliare il lavoro stesso con l’impegno continuo della maternità per cui anche avere il secondo figlio diventa un lusso difficile da gestire. In tutto questo lo Stato fa da spettatore silente!
Torna utile riflettere sui numeri degli aborti in Italia forniti dal ministero della salute: dal 1978, anno dell’entrata in vigore della legge sull’aborto volontario, al 2018, quaranta anni dopo, vi sono stati circa sei milioni di aborti, oggi abbondantemente superati .
Per avere un’idea di questi numeri basta ricordare che Napoli ha circa tre milioni di abitanti. I dati più recenti ci dicono che gli aborti annui sono diminuiti: nel 2019 sono stati oltre 73.000, ma è come se fosse stata cancellata la città di Caserta o Asti .
Da questi dati però bisogna escludere, perché non se ne ha contezza in quanto non registrati, gli aborti chimici che sono raddoppiati negli ultimi anni.
E’ esploso il consumo della “pillola dei cinque giorni”detta anche “contraccettivo di emergenza”, ma poiché la sua finalità è sopprimere l’embrione probabilmente appena formato è comunque una causa di aborto.
Inoltre il Ministro Speranza nel 2020, in piena emergenza covid, per facilitare ancor di più la pratica dell’aborto, non curante delle possibili conseguenze sia sociali che sanitarie, ha inteso apportare delle modifiche alla legge già esistente.
Dette modifiche prevedono l’aborto farmacologico, l’uso della pillola RU486, fino alla nona settimana, innalzando cosi il limite dei 49 giorni a 63, sostenendo che non vi sono evidenze scientifiche che sconsiglino la somministrazione del farmaco abortivo alla nona settimana. Non solo, le nuove modifiche alla legge prevedono che la donna dopo aver assunto il farmaco in un consultorio può tranquillamente andare ad abortire a casa… tra il dolore , la solitudine e il rischio di emorragia o setticemia.
Ma c’è qualcuno che registra l’aborto?
E il feto abortito a casa viene buttato nel water o nell’organico?
Queste domande sbattono in faccia a tutti gli italiani una tragedia quotidiana che si consuma nell’indifferenza generale, ma questo problema riguarda tutti noi: bisogna riaffermare il rispetto della vita umana fin dal suo primo formarsi. Nessuna persona nasce adulta, le querce secolari nascono da un piccolo seme!
La scienza dovrebbe trovare delle soluzioni più umane alla tecnica dell’aborto anche là dove questo si rende necessario per fini terapeutici.
Disumane ed allucinanti appaiono anche le modalità dell’aborto chirurgico, il feto viene strappato dalla cavità uterina , aspirato e cosi il piccolissimo corpicino viene dilaniato.
Atroce è il disincanto degli aspirati tradititi da tutto un sistema che non riconosce loro il diritto alla vita né la dignità nella morte poiché vengono centrifugati. Il corpo della mamma fatto per custodire la vita viene violato dalle stesse donne dietro l’affermazione di una falsa libertà ed autodeterminazione a causa di una mancata educazione all’affettività e anche di una mancata consapevolezza di se: la maternità è il compimento della femminilità, la donna non può non essere che la custode della vita. Tutta la società occidentale formalmente aborre la morte , ma la pratica costantemente.
Se la tensione alla vita è fortissima addirittura in un virus dalla dimensioni infinitamente più piccole di un feto, si pensi al SARS-CoV-2 che muta per vivere e difendersi dalle aggressioni dei vaccini anti covid, figurarsi per l’ignaro umano candidato all’aspirazione!
La legge dovrebbe tutelare il più debole, non si può non riconoscere la dignità umana al feto che è già vita; la sua sofferenza, il tradimento della madre e la mancanza di qualsiasi tutela nasce da una società profondamente materialista ed egoista che non sa più cosa è la sacralità della vita.
Un figlio che nasce è un figlio dato al mondo intero!