di Nicola Zuccaro
Dopo aver comunicato la propria rinuncia nella corsa per il Quirinale (ufficialmente motivata dal bene per la Nazione), Silvio Berlusconi insiste sulla permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, affinchè l’attuale Premier prosegua con l’esperienza del Governo di Unità Nazionale, impegnandosi per l’attuazione del PNRR e per la concretizzazione delle riforme riguardanti il fisco e la giustizia.
Richieste, quelle avanzate da Berlusconi, che invitano Mario Draghi a tirarsi anch’egli fuori dalla partita per il Colle e a riaprire la ricerca per un nome condiviso che subentri a Sergio Mattarella.
Quest’ultimo con la preparazione del trasloco dal Quirinale e con la momentanea presenza nella sua casa di Palermo (da dove seguirà le prime votazioni), invia alle forze politiche, l’ennesimo ed inequivocabile messaggio di indisponibilità per una sua rielezione a Capo dello Stato, unitamente ad un segnale che farebbe calare il buio sul Colle più alto di Roma. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che i Partiti, dopo la rinuncia di Berlusconi, sono lavoro per la ricerca di quell’alto profilo che possa somigliarsi il più possibile al presidente della Repubblica uscente.
A riaccendere la luce, ci penserà l’asse Letta-Salvini? La prima risposta spetta al Segretario PD, impegnato alla vigilia della prima votazione, nella riunione con i “grandi elettori” dello stesso Partito e nel secondo incontro con i leader del M5S Giuseppe Conte e di Leu. La seconda risposta spetta a Matteo Salvini. Il Leader della Lega, pare sempre più intenzionato a prendere le redini di un centrodestra che dal vertice di ieri, fra Roma e Arcore, è uscito ancor di più lacerato per quelle crepi che da tempo, si intravedevano in Forza Italia e in Fratelli d’Italia.
E per scriverla alla Battiato, sarà Pier Ferdinando Casini, l’esponente di quel centro di gravità permanente, quale espressione partitica di una regia a tutt’oggi assente nel “dirigere” l’elezione del prossimo presidente della Repubblica ?
Nicola Zuccaro