I selfie dei grandi elettori
di Evelyn Zappimbulso
Va in scienza la grande impotenza della politica italiana.
Una carrellata di selfie: uno in abito bianco per una prima scheda bianca. Uno in abito nero per una scheda a destra, uno in abito rosso per una scheda a sinistra. E voilà, il valzer della grande elettrice si sfrena in frenesia da scranno che ha più colla che collo.
Cara grande elettrice, sei lì a Roma, seduta tra i seggi dove dovrebbe vibrare “democrazia” grazie ai voti di cittadini che ti hanno affidato il futuro dei propri figli oltre che la speranza di rappresentare un pezzo di Italia. Sei lì a Roma a spese di chi ogni mattina veste il proprio lavoro di dignità e di farsi i selfie tempo non è ha o a volte non ci pensa.
“Bianca”. “Bianca”. “Bianca”. A Montecitorio, alle otto di sera, risuonano 672 schiaffi morali al Paese. “Zoff”, dice a un certo punto il presidente della Camera Roberto Fico. Risate nell’emiciclo. “Mauro Corona”. “Antonio Razzi”. “Piero Angela”. “Lotito”. Mormorii dei romanisti. Anche il direttore di Chi Alfonso Signorini, lo storico Alessandro Barbero, il conduttore della Zanzara Giuseppe Cruciani, lo scrittore Fulvio Abbate, prendono voti. Tre vanno a Craxi, senza il nome di battesimo, due al giudice Nordio, che in teoria è il candidato di Fratelli d’Italia; il magistrato commenta: “Domine non sum dignus”. Quattro preferenze a Bruno Vespa, tre a Giorgio Lauro di Un giorno da pecora. E infatti è tutta una burla questa elezione lotteria.
Fuori spira la tramontana, dentro, in un Parlamento senza bussola, va in scena la grande impotenza della politica italiana. Fallisce miseramente il debutto del Gran ballo, com’era ampiamente annunciato alla vigilia. Sei mesi di discussioni ininterrotte sul nuovo Presidente della Repubblica e quando arriva finalmente il momento di compiere la scelta i grandi elettori si fanno beffa della sacralità del rito. Il più votato è Paolo Maddalena, il magistrato candidato dagli ex grillini: 36. Sedici ne prende Sergio Mattarella, il presidente uscente che è in cima ai sondaggi di gradimento degli italiani. Le 672 schede bianche sono curiosamente la maggioranza che sarebbe servita per eleggere il nuovo capo dello Stato al primo colpo. La maggioranza c’è, ma è quella dell’irresolutezza.
Diventa virale il video di Maurizio Gasparri che finge di lavarsi le ascelle con il disinfettante. Il Transatlantico è percorso da centinaia di grandi elettori, a cui i partiti hanno chiesto di votare scheda bianca, perché un accordo ancora non c’è. Sono confusi. Nessuno ha capito in quale direzione si sta andando. Quelli vicini a Draghi interpretano come una svolta l’incontro del premier con Salvini. “Ora si tratta sul governo”. “Avanti così e giovedì eleggeremo Mattarella”, dice invece il senatore Tommaso Cerno. Chi è il favorito, chiediamo alla pd Enza Bruno Bossio. “Casini”, risponde. “La mia parrucchiera però mi ha invitato a votare una donna”. I grillini si fotografano tra loro. C’è un clima da gita scolastica, da happening, in fondo l’elezione di un Capo dello Stato è il festival di Sanremo della politica.
Fuori dal palazzo telecamere ovunque, fotografi con tele obiettivi enormi. Roma è bellissima, la gente ai tavolini si gode il sole di un pomeriggio d’inverno, Montecitorio è transennata, controlli di polizia per superare i varchi. E c’è il maledetto Covid. Una quindicina di deputati si sono prenotati per votare al drive in, allestito nel parcheggio di via della Missione. L’ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, Forza Italia, si fa portare in autoambulanza, mentre è in viaggio rilascia un’intervista al telefono al Tg1, poi esce dall’ambulanza, vota attorniato da un assistente parlamentare bardato come un palombaro. “Manca il fascino del voto in aula ma è importante che sia stata data la possibilità di partecipare anche agli elettori positivi”, dichiara un altro contagiato, Giuseppe Brescia (M5s). Il drive è un seggio, da fuori è inaccessibile. Ci sono tre tendoni. Nei primi ci si disinfetta, e si riceve la scheda. Nel secondo si vota. Nel terzo si inserisce la scheda in un’urna sigillata. L’ex M5S Sara Cunial, pasionaria no Vax, priva di Green Pass, non viene ammessa al voto. Fa una scenata, minacciando di invalidare l’elezione. C’è un quarto d’ora di celebrità per tutti.
Nell’aula il rito inizia alle 15,04, quando Fico fa suonare la campanella, in gergo il cicalino. “Sanificate le mani”, ricorda Fico ai grandi elettori. Il primo a votare è Umberto Bossi, in carrozzella. La senatrice a vita Liliana Segre gli va incontro e lo saluta affettuosamente. Poi fa il suo ingresso Pier Ferdinando Casini, uno dei papabili. È una grande scena. Casini stringe le mani a tutti quelli che incontra, saluta, allarga le braccia. Casini sta per uscire quando si ricorda che vuole salutare i presidenti Fico e Maria Elisabetta Casellati e allora torna indietro, li raggiunge nello scranno della presidenza, e li saluta, stringendo loro la mano. La diplomazia di Casini si esercita anche in Transatlantico
Matteo Renzi arriva in ritardo. Corre a votare, quando torna, attorniato da un nugolo di parlamentari e di cronisti, dice: “Qui mica è come quando io m’inventavo un nome come assessore provinciale, qua serve del metodo”. Poi scatta una foto a Bonifazi. È il compleanno di Maria Elena Boschi, 41 anni, riceve in dono un mazzo di tulipani. Sui divanetti Graziano Delrio dice che ai suoi figli ha spiegato che “Draghi possiamo averlo per sette giorni, per sette mesi, o per sette anni”. Si capisce che Delrio è per la terza soluzione.
I grandi elettori votano per ordine alfabetico, passando sotto le tre cabine, ognuno deve disinfestarsi le mani prima e dopo, ad accertarsi che la pulizia sia rigorosa è il questore di Palazzo Madama Antonio De Poli. Le schede del drive in saranno sanificate, prima di metterle nell’insalatiera comune.
Le finestre del Transatlantico restano spalancate per tutto il pomeriggio. Entrano spifferi tremendi. È come stare all’aperto. In un luogo così formale stanno tutti coi cappotti, e i giacconi, tutte le regole sono del resto saltate da tempo.
Nessuno ci ha capito qualcosa.
Poi salta internet in sala stampa. Black out. Le agenzie di stampa non riescono a trasmettere notizie. “La paralisi è totale” chiosa l’Ansa. Sintesi perfetta.
E intanto c’è chi continua a farsi i selfie, beata e ignara di tutto.
Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it
Redazione Corriere di Puglia e Lucania