di Nicola Zuccaro
” Non metto veti, ma ciascuno si assuma le proprie responsabilità, perchè eleggendo il presidente della Repubblica, si elegge il presidente di tutti gli italiani”.
Nell’informare i cronisti che proseguirà i contatti con tutte le altre forze politiche nel corso nella notte e a poche ore dall’inizio della quinta votazione per l’elezione del nuovo capo dello Stato, Matteo Salvini ha lanciato un chiaro messaggio e al tempo stesso un inequivocabile avvertimento a tutte le forze politiche nell’indicare un nome per la successione a Sergio Mattarella al Quirinale.
Destinatari, all’indomani delle 412 bianche emerse dalla quarta votazione, non sono solo i partiti del centrosinistra che in procinto di convocare l’assemblea dei grandi elettori per le ore 9 del 28 gennaio, hanno nel frattempo indicato con 166 voti il nominativo dell’attuale presidente della Repubblica, ma anche le componenti politiche del centrodestra.
Fra esse, in primis, Fratelli d’Italia che dopo aver lanciato il nome di Guido Crosetto nel corso della terza votazione, dopo la scheda bianca unanimemente espressa nel quarto scrutinio, ha rafforzato lo stallo persistente nell’aula Magna di Montecitorio. Un quadro che permane sin dal 24 gennaio, e che permarrà sino quando non si convergerà su quel nome condiviso, che torna ad essere accostato, oltre che all’uscente presidente della Repubblica Sergio Mattarella, anche all’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi e alla presidente del Senato Elisabetta Casellati.
La seconda carica dello Stato, per “delicatezza istituzionale”, pur rientrando nel novero delle riserve, è divenuta quella carta scoperta che tanto piace ad una buona parte del centrodestra (a partire da Forza Italia e a seguire da Coraggio Italia di Giovanni Toti) e da una parte sia pure risicata del centrosinistra.
Perdonando il bisticcio di parole, il 28 gennaio 2022 sarà la giornata buona, quella in cui i 1.009 grandi elettori resteranno incasellati sul nome condiviso ? Nicola Zuccaro