Principale Attualità & Cronaca La mafia a Monte Sant’Angelo, quel marchio viene da lontano

La mafia a Monte Sant’Angelo, quel marchio viene da lontano

 

di Matteo Notarangelo*

Lo Stato dovrebbe incontrare i cittadini  non solo il Palazzo. È arrivata la Commissione per l’Ordine e la Sicurezza di Foggia. Il 26 gennaio, nei locali della biblioteca comunale, improvvisata a sede del consiglio comunale, si è tenuto l’autorevole incontro. A porte chiuse, hanno discusso della sicurezza dei cittadini, dopo l’ultimo atto di criminalità subito da un assessore del Pd. Dall’incontro riservato alle autorità sono scaturite delle riflessioni. Il Prefetto di Foggia ha dichiarato che la pubblica amministrazione di Monte Sant’Angelo è sana e che tutti i boss della criminalità locale sono detenuti nelle carceri italiane.

I cittadini

È ovvio che questa condizione sociale e politico-amministrativa porta sollievo ai cittadini, ma non basta per tranquillizzarli. È chiaro, ognuno dei Montanari, sparsi nel modo, considera e apprezza la sensibilità dei Rappresentanti dello Stato, ma, dicono, le buone maniere non bastano, se aumentano  le povertà economiche e sociali e si riduce la qualità della vita degli abitanti residenti. A loro, autorità periferiche dello Stato, il  dovuto rispetto, ma ai cittadini non resta che prendere atto del chiuso incontro della Commissione con i Consiglieri del partito unico, che oggi rappresentano il consiglio comunale.

Bene. Molti, dei tanti cittadini, si chiedono se i rappresentanti dello  Stato hanno consultato anche i consiglieri della silenziosa minoranza o maggioranza, che sia, e se hanno ascoltato le forze sociali ed economiche della vessata città.

In paese, dicono che, a volte, alle Autorità fa bene sentire le voci fuori dal coro, che, anche dopo l’incendio della macchina dell’assessore Pd, restano voci fuori dal coro. Nel privato delle case e  per il corso pubblico della città, la gente cerca di capire ciò che accade e lo fa tralasciando le ragioni del mancato o negato sviluppo della città e ripetendo il mantra di una ipotetica mafia, che di giorno si aggira nel palazzo comunale e di notte negli anfratti  del paese. Nessuno, intanto, sa spiegarsi l’intervento politico in parlamento, pronunciato della deputata del Movimento 5 stelle, e non da un qualsiasi deputato del Pd, a difesa dell’ assessore, che ha subito l’atto vandalico. Fa pensare  la delega alla denuncia parlamentare rilasciata da un partito strutturato e gerarchizzato come il Pd alla giovane parlamentare del Movimento 5 stelle.

A questa mistero politico-parlamentare, nessuno sa  rispondere. Ma questa è un’altra storia.

A parte ciò,  i residenti pensano che la  Città abbia bisogno non di più polizia, ma di più servizi e della certezza del diritto, oltre che di buone pratiche amministrative per la tutela della parte fragile della popolazione. In questi territori, i gruppi politici dello Stato e degli enti locali, come quelli dei partiti e movimenti politici, continuano a parlare di criminalità organizzata e di mafia, ma nessuno sa quando inizieranno a discutere di economia e di sviluppo delle comunità, impoverite ed esasperate e da loro controllate e governate. 

Il degrado

A questi illustri Signori, i cittadini residenti vogliono rammentare che la Città ha un alto numero di cittadini anziani, un forte decremento demografico, nessuna pianificazione socio-economica e un evidente degrado socio-ambientale.

I giovani continuano a lasciare la Città come negli anni Sessanta.

È vero, i loro anziani non vanno ai giardinetti, ma nessuno dice che i giardinetti non ci sono.

A parte ciò, sarebbe interessante conoscere almeno i temi affrontati dai convenuti all’autorevole incontro degli amministratori di Monte Sant’Angelo con i rappresentanti della Commissione per l’Ordine e la Sicurezza di Foggia, senza scendere, certo, nei particolari investigativi. Dopodiché, rese note le serie ragioni, se ci sono, si possono anche militarizzare le strade e le sedi istituzionali e perché no sospendere la democrazia civica e inviare seri rappresentanti dello Stato per il governo straordinario della Città.

Non basta l’intervento di polizia, quello che la gente chiede è un buon governo aperto ai bisogni dei cittadini.

Per gli anonimi cittadini,  è questo il modo semplice e civile per contenere ogni forma di devianza sociale. A loro, appare la scelta giusta capace di frenare sia le tentazioni di chi è aduso ad  agitare lo spauracchio della “mafia” sia d’ impedire l’istinto patologico di quelli che vorrebbero mobilitare “i poteri europei” o i servizi segreti dello Stato sull’arido territorio garganico. 

La storia

È noto, questa non è  l’antica storia, ben conosciuta dalla gente del Sud: prima briganti, poi mafiosi e ancora dopo emigranti. Si sa, però, che dalle ceneri del passato può riemergere l’antico stigma.

In questo cupo scenario, c’ è chi si chiede: “Chissà quando scomparirà quell’assurdo e abusato marchio di briganti e di “mafiosi” che i Meridionali portano cicatrizzato sulla fronte dal lontano 1861″.

Per trovare la logica del presente basterebbe guardare al passato.

Loquace è la colonizzazione del Regno delle Due Sicilie da parte del nascente Stato italiano e la colonizzazione mentale subita da gran parte della popolazione  da parte dei sistemi di pensiero politici e culturali, ben strutturati dalla “Pedagogia Nera” .

Lo storico processo economico e militare potrebbe insegnare qualcosa e spiegare i comportamenti dei gruppi dirigenti locali e nazionali.

Il 21 ottobre del 1860, in diversi comuni, tranne a Monte Sant’Angelo e in altri pochi comuni del Sud, ci furono disordini per impedire il referendum, che “imponeva” l’annessione al nascente Regno d’Italia.

Quel momento storico-sociale venne ritenuto un fatto allora strano, ma oggi spiegato da tanti storici, che hanno voluto guardare dentro le dinamiche sociopolitiche della città garganica e di tant’altre del Mezzogiorno.

Da allora, c’è chi vede tanta somiglianza negli agiti amministrativi e politici di oggi.

Chissà perché.

Sembra che dalla storia emerga il monito che tutti temono:  l’abbandono, l’esclusione, l’essere respinti, banditi, spogliati di ciò che si è,  vedersi rifiutare ciò che la gente vuole essere.

Si teme che con l’utilizzo “politico” di certi fenomeni criminali, che vanno arginati,  vengano negati i diritti di cittadinanza e i primordiali servizi sociali, economici, sanitari e politici per problematizzare la partecipazione democratica della gente, non irregimentata e libera dal bipensiero di chi governa, alla costruzione di comunità civili, solidali e eque, che restano chimere. 

Il pregiudizio

Quando nel linguaggio dei rappresentanti dello Stato prevale la forza di polizia, certo, si ignora il degrado delle comunità, si inizia a temere di venir gettati tra i rifiuti del pregiudizio, della criminalità o, addirittura, della “mafia”.

Per le persone spaventate dagli atti vandalici o criminali del mondo in cui vivono, la «comunità» appare un’alternativa invitante.  La visione di paura che si alimenta, invece, non  trasmette la ricercata tranquillità, sicurezza fisica e pace spirituale e sociale.

Per le persone insofferenti alla violenza e alla negazione dei diritti, per le persone che si battono per la libertà di scelta, quella stessa comunità che esige dai suoi membri una fedeltà irremovibile a combattere  contro le forze invisibili del male è, al contrario, un incubo, “la visione di un inferno o di una prigione”, che ogni giorno toglie diritti condivisi e legittimi. Ma questo non è il mese della paura e, purtroppo, non è un romanzo orwelliano.

Ben venga la Commissione per l’Ordine e la Sicurezza, ma che sia a tutela del dialogo con le persone per bene e garante della civiltà giuridica, che agisca per farne dei municipi “santuari del diritto” , luoghi aperti alla nonviolenza burocratica e alla comprensione dei bisogni della gente.

Purtroppo, si è reduci di una brutta storia, ma questo non è un romanzo criminale.

*Sociologo e counselor professionale

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.