In questi giorni non poteva passare sottobanco la questione riguardante i diversi approcci mediatici rivolti a differenti personaggi pubblici quando si parla, però, di medesimi argomenti: le reazioni che sono scaturite dalle prese di posizione del campione di tennis serbo Novak Djokovic, criticato troppo spesso e gratis sulla tenacia espressa durante la propria battaglia per partecipare o meno agli Australian Open a causa delle questioni relative alla vaccinazione contro il Co.Vi.D./19, non sono state le stesse di quelle dedicate ai cantanti della 72a edizione del Festival della Canzone italiana, non soggetti all’obbligo vaccinale, e al suo conduttore Amadeus, chiarissimo nell’affermare che non avrebbe condotto l’evento in “smart working“ nel caso in cui fosse risultato positivo al virus.
Mentre Djokovic ha dovuto affrontare polemiche e controversie a causa della propria fermezza su scelte (personali) “non in linea” con la narrazione comune, gli artisti di Sanremo sembrano esserne stati immunizzati. E questa disparità di percezione (derivante dall’attenzione giornalistica espressa?) fa sicuramente sorgere interrogativi riguardo l’equità e la coerenza delle politiche informative adottate.
Il punto di vista di taluni
Alcuni potrebbero osservare che la kermesse canora e il tennis professionale sono contesti molto diversi e che, quindi, le regole e i requisiti potrebbero essere adeguati alle specifiche esigenze di ciascun evento. Il Festival di Sanremo sarebbe, cioè, più un’occasione per celebrare la musica e l’arte, mentre i tornei internazionali con la racchetta assumerebbero un’importanza distinta, per il coinvolgimento negli spostamenti e l’interazione tra giocatori provenienti dalle diverse parti del mondo. Ciò suonerebbe, per costoro, come una giustificazione plausibile riguardo a due situazioni distinguibili.
Inoltre è importante sottolineare che, sempre per le medesime persone, anche i momenti di satira (come quelli di critica) possono assumere varie forme e direzioni, risultando generalmente plasmabili a seconda del contesto sociale in cui si manifestano. Non sempre la satira, insomma, dovrebbe essere diretta contro il potere – secondo questa gente – ma potrebbe essere indirizzata anche verso altre direzioni, incluse le posizioni degli oppositori politici o dei movimenti di pensiero alternativo a quello unico. E se il ragionamento si complicasse?
Il punto di vista di talaltri
Piuttosto – e con assai più logicità – pare interessante ricordare come la nota trasmissione televisiva, nel corso degli anni, abbia riflesso in modo naturale – e, spesso, inconsapevole – il contesto culturale e politico dell’Italia del momento. Negli anni passati, ad esempio, Sanremo ha mostrato una certa inclinazione a ricalcare i tratti di una società pressappoco “democristiana” (con una conduzione pulita e mai sbilanciata – moderata da presentatori d’esperienza del calibro di Pippo Baudo – e puntuali “polveroni giornalistici” sollevati dopo la vittoria ottenuta da brani come “Non ho l’età” della Cinquetti e quella mancata de “La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese), proprio come avveniva con le altre forme d’arte presenti nella società al di fuori dallo schermo. Oggi, al contrario, molti sembrerebbero godere dell’irruente apertura alla sperimentazione (inglobata nel vasetto della denominazione) “artistica” della kermesse, oltre che dell”esplicitazione di concetti e contenuti estremamente dissacratori e trasgressivi – mediamente anticristiani, scientisti e ideologici (LGTB, genderless etc.) – che, in passato, sarebbero stati sicuramente considerati troppo provocatori e, quasi certamente, tenuti lontani dalla gara.
In sostanza, la disparità di trattamento mediatico tra il caso Djokovic e le vicende dei siparietti riguardanti i cantanti in gara a Sanremo (partendo dalla loro condizione sanitaria per poter calcare il palco del Teatro Ariston e regalarci uno spettacolo a dir poco controverso) può sicuramente essere oggetto di diverse interpretazioni. Anche se resta fondamentale considerare le peculiarità di ciascun contesto e riflettere sulle diverse prospettive (per comprendere appieno le dinamiche in gioco, nonché le tendenze e i valori della società italiana odierna), sarebbe il caso che il Festival della Canzone italiana, forse, resti almeno in minima parte tale, ossia una manifestazione Artistica di rilievo, degna del proprio nome e della propria storia: quell’evento atteso da tutti, per 12 mesi, come un prodotto televisivo musicale di buona qualità, spesso superiore alla media.
Nient’altro che quello che è sempre stato in passato.
Fonti:
Il Fatto Quotidiano (Testata giornalistica italiana);
Virgilio Notizie (Portale d’Informazione online del gruppo Italiaonline Corporate);
Terzo Millennio (Portale d’Informazione online del Sindacato Unione Italiana del Lavoro – UIL);
Rai Play (Sito web ufficiale);
Rai Play (canale video su YouTube);
Rockol (Piattaforma della testata giornalistica italiana Rock Online Italia);
MasterX (Testata giornalistica italiana);
La Repubblica (canale video su YouTube);
Funpage.it (canale video su YouTube).
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania