E così, ai sensi dell’art. 91 Cost., Sergio Mattarella ha (nuovamente) prestato «giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune».
La cerimonia di insediamento del Presidente della Repubblica segue un rituale ricco di (necessari) elementi simbolici: il suono delle campane, i colpi di cannone, i Corazzieri a cavallo, le Frecce Tricolori che solcano il cielo di Roma Capitale, l’Altare della Patria, gli onori tributati dalle diverse Forze Armate.
Il tutto è curato (doverosamente) nei minimi dettagli; si pensi ad esempio al fatto che la Lancia Thesis Limousine, con cui è stato accompagnato il Presidente eletto a Palazzo Montecitorio, esponeva la sola bandiera italiana e non anche lo stendardo presidenziale: ciò è dovuto al fatto che in quel momento nell’automobile sedeva il cittadino Sergio Mattarella, Presidente eletto (o, in questo caso specifico, ri-eletto, se si vuole), non (ancora) il Presidente della Repubblica.
Il giuramento, infatti, è l’atto con cui formalmente si accetta la carica e segna temporalmente l’inizio del mandato presidenziale. Coerentemente, quando Sergio Mattarella è poi uscito dalla sede della Camera dei deputati (ove si era appunto riunito il Parlamento in seduta comune), ha trovato ad attenderlo la Lancia Thesis Limousine con lo stendardo presidenziale innalzato, per condurlo, questa volta da Presidente della Repubblica in carica, all’Altare della Patria.
Quel che preme sottolineare è il contenuto di quel messaggio rivolto al Parlamento nella veste pleno iure di rappresentante dell’unità nazionale (art. 87 Cost.).
Il termine «dignità» compare ben 18 volte.
Dapprima viene chiarito il significato della «pari dignità sociale», di cui all’art. 3 Cost.: «Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita».
Poi il Presidente dipana le declinazioni della dignità «come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile», individuando anche precise azioni di inveramento di questo valore costituzionale: «azzerare le morti sul lavoro»; «opporsi al razzismo e all’antisemitismo»; «impedire la violenza sulle donne»; «combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani» ed essere «capaci di difendere il diritto alla vita» e di salvaguardare in concreto la «dignità umana» non solo dei cittadini; «diritto allo studio»; «rispetto per gli anziani»; «contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte»; «non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità»; «carceri non […] sovraffollate e […] reinserimento sociale dei detenuti»; «rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita» le persone con disabilità; «un Paese libero dalle mafie»; «diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente».
Grazie, Signor Presidente, per queste Sue parole piene, dense di dignità.
Grazie di tutto…ancora una volta.
Federico Girelli
Professore di Diritto Costituzionale
Delegato del Rettore per le Disabilità e i DSA
Università Niccolò Cusano – Roma