Giornata delle donne nelle STEM
di Evelyn Zappimbulso
L’11 febbraio si celebra la giornata delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita nel 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per promuovere l’uguaglianza di genere e l’accesso delle donne a campi del fare e del sapere che sono prevalentemente di dominio maschile. In tutto il mondo, le ragazze sono ancora una minoranza degli studenti che intraprendono studi STEM (la sigla STEM, dall’inglese, sta ad indicare Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). In Italia, meno del 18% delle laureate ha scelto una disciplina STEM per il proprio percorso, circa la metà rispetto ai ragazzi.
Le conseguenze della scarsa presenza femminile nella scienza sono molto gravi e vanno dal minore impatto che le donne hanno in settori che sappiamo essere strategici per la società alla maggiore difficoltà che incontrano nell’inserirsi nel mondo del lavoro. In aggiunta, l’esclusione delle donne dal dibattito scientifico e dal processo d’innovazione tecnologica non farà altro che perpetrare questo gender gap e alimentare ulteriormente gli stereotipi di genere, in un circolo pericoloso per tutta la società.
Gli esperti del settore ritengono che le ragazze non scelgano gli studi STEM perché in loro è attivo uno stereotipo di genere tra i più diffusi e fastidiosi, una sorta di voce che sussurra continuamente all’orecchio: tu non sei abbastanza brava per le materie scientifiche, non sei “portata” per la matematica, non è roba per donne. Nonostante gli studi di neuroscienze dimostrino che non esistono una mente maschile fatta per la matematica e una mente femminile orientata alla letteratura, e che anzi non esiste un’intelligenza diversa per uomini e donne, già a partire dai sei anni di età le bambine iniziano a ritenersi meno brave e brillanti dei maschi. Sono appunto gli stereotipi di genere imposti dalla nostra cultura a far sì che le ragazze si tengano lontane dall’innovazione tecnologica e che non siano le protagoniste del cambiamento che stiamo vivendo.
Per capire l’impatto dell’assenza femminile dal mondo dell’innovazione consideriamo, come esempio, un tema su tutti: quello legato allo sviluppo di algoritmi e alla creazione di intelligenze artificiali. Con circa il 78% di presenze maschili nel settore, il mondo dell’informatica è chiaramente in mano agli uomini. Sono informatici, ingegneri e tecnici a decidere che un algoritmo che si occupa della cura della casa o della persona debba avere nome e voce femminili, mentre a quello dedicato alle aziende sia opportuno assegnare il genere maschile. Gli stessi uomini creano algoritmi che serviranno ad assumere il personale in un’azienda o a suggerire posizioni lavorative quando facciamo una ricerca online. Il motore di ricerca Google, per citare un caso noto a molti, non è neutrale quando utilizzato per consultare gli annunci di lavoro: una ricerca ha mostrato che la probabilità di trovare offerte per impieghi di alto profilo e ben retribuiti è cinque volte maggiore per gli uomini che per le donne. È l’algoritmo che sceglie, anche sulla base del genere, quali siano i lavori più adatti alla persona che sta cercando. Questi sono solo esempi di quanto sia complesso il futuro che ci attende e del perché esso debba necessariamente essere inclusivo.
Ecco la ragione per cui oggi, in tutto il mondo, ci saranno manifestazioni con lo scopo di raccontare ai ragazzi e alle ragazze una scienza declinata anche al femminile e mostrare che, nonostante siano meno visibili dei colleghi maschi, ci sono moltissime donne che si occupano di scienza e innovazione con successo. Peccato soltanto che, nella maggior parte dei casi, queste donne saranno visibili solo per un giorno, per poi restituire il palco ai colleghi. Peccato davvero, perché le ragazze hanno bisogno di esempi positivi e motivanti 365 giorni all’anno.
Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it
Redazione Corriere di Puglia e Lucania