Principale Ambiente & Salute Governo Draghi e i lobbisti del fossile

Governo Draghi e i lobbisti del fossile

I lobbysti del fossile non possono che essere felici considerate le posizioni del ministro dell’Ambiente e in generale del governo Draghi.

Questo ministro farà più danni di uno tsunami e il rischio di pagare prezzi molto alti al dissesto idrogeologico, al consumo di suolo, alle politiche di tutela del clima e della biodiversità è molto concreto.

I prossimi certi, disastri ambientali da cambiamenti climatici risveglieranno tardi e, in maniera triste questo paese socialmente irresponsabile e, dove le lobby ordinano le scelte alla politica.

Dove da anni i ministri dell’Ambiente non attuano le politiche di adattamento di territori e infrastrutture pianificate ai cambiamenti climatici.

Un ministro dell’Ambiente con propensione verso il fossile e un inesistente nucleare, “ compatibile” (sic!!!).

E’ il ministro dimostratosi peggiore nell’emissione dei decreti attuativi del PNRR!

Ne mancano all’appello con la sua firma 78 che rappresentano il 78,8% del totale di competenza del suo ministero.

Si è ricordato di fare la commissione speciale, per le autorizzazioni degli impianti da fonti rinnovabili, dopo quasi un anno dal suo insediamento.

Ha licenziato qualche settimana fa il PITESAI ovvero, semplificando, il piano che identifica le zone da trivellare per il gas.

Vogliono quasi raddoppiare la produzione di gas da 4,5 miliardi di metri cubi a 7,5 su 72 miliardi di mc di consumo.

Il beneficio? Dichiarato per gli industriali cosiddetti energivori, che già ottengono sconti, che pagano in bolletta elettrica anche i pensionati sociali.

Un piano ultraveloce per l’efficienza energetica nell’industria?

Non s’è visto! Un report su quanta industria ha motori ad alta efficienza, uso d’inverter, interventi di efficientamento dell’illuminazione, diagnosi energetica impianti prevista da una direttiva: la 27 del 2012?

Bo! Se non fosse per ENEA, col cavolo avremmo notizie sugli OBBLIGATORI audit energetici.

Quanti di questi energivori hanno nell’organico un esperto in gestione dell’energia, previsto dall’art 8 del Dlgs 102 di otto anni fa?

La colpa di una crescita così elevata del caro bollette è di tutti i responsabili di governo dal 1992 in poi, che hanno sempre boicottato le fonti energetiche rinnovabili e l’efficienza energetica relegata ai margini.

L’uomo – clown dei fossili ha completato anche l’organigramma ministeriale.

Introvabile biodiversità, tutela dell’ambiente e riferimento al clima. Il consumo di suolo al primo posto per lo stoccaggio della CO2? L’ha dimenticato.

Stessa sorte per ecoreati, terra dei fuochi e presto ne vedremo delle belle sull’acqua.

Il governo Draghi e in primis il suo ministro dell’ambiente sta dimostrando nei fatti la loro scarsa propensione verso le rinnovabili.

Anzi! E’ sufficiente leggere l’art 16 del Decreto Legge n° 4 del 27 gennaio di questo anno.

Immediata rivolta del settore elettrico europeo il quale accusa di discriminazione, tra fonti energetiche operate attraverso il DL 4.

Scrivono che:Introduce misure discriminatorie tra i produttori di energia elettrica basate sulla tecnologia di generazione, crea distorsioni del mercato che minano la fiducia degli investitori e rischia di rallentare il processo di transizione energetica.

Le principali associazioni che rappresentano il settore elettrico in Italia e in Europa sono unite nell’appello al governo italiano a ritirare l’art.16 e ad avviare un dialogo costruttivo per definire soluzioni efficaci ed equilibrate per far fronte ai prezzi elevati dell’energia.

L’Italia deve accelerare e semplificare le procedure di autorizzazione per installare almeno 8 GW di nuova capacità rinnovabile ogni anno fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi Fit-for-55. Tuttavia, negli ultimi anni è stato installato meno di 1 GW/anno, principalmente a causa della complessità e lunghezza dell’iter autorizzativo.

Portare avanti l’attuale versione dell’articolo 16 del DL 04/2022 rischierebbe di rallentare ulteriormente il processo di transizione energetica in Italia e in Europa, mettendo a rischio investimenti vitali per l’intera economia”.

Palesemente un salto dall’homo sapiens tecnologicus “ all’ “ homo insipiens et stultus “!

Imprese e famiglie italiane si troverebbero in una situazione di costo energetico molto diversa e concordo totalmente con Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura quando afferma : se avessimo già raggiunto il mix elettrico previsto per il 2030, cioè almeno il 70% di rinnovabili, la bolletta elettrica scenderebbe da 75 a 45 miliardi di euro, cioè verrebbe quasi dimezzata.

Obiettivi impossibili come emerge da bocconiani ignoranti che, parlano di energia? Partendo dalla potenza installata di eolico e fotovoltaico, per raggiungere gli obiettivi al 2030 serve installare 20 milioni di Kw di eolico e 50/60 milioni di Kw di fotovoltaico.

Quanto suolo sarebbe occupato e, a che velocità annua d’installazione dovremmo procedere?

Il suolo occupato da 60 Gw di fotovoltaico è pari a 600 Kmq equivalente allo 0,7% di terreno agricolo .

Se l’installazione la facciamo sui tetti a falda, la superfice richiesta sarebbe di 430 Kmq pari al 2,5% della superfice complessiva dei tetti, a falda.

Inoltre in Italia ci sono circa 74.000 Kmq di terreni abbandonati o inutilizzati e considerando che, un Kw di fotovoltaico richiede 10 mq di superficie ,si otterrebbero 70 milioni di Kw quindi tutto quanto occorre per raggiungere l’obiettivo al 2030.

Non ho citato le possibilità che, si hanno con l’eolico lungo le coste (eolico off shore) e anche l’eolico per tetti, una turbina eolica, in grado di sfruttare i regimi di vento turbolento a bassa velocità che , si riscontrano negli ambienti urbani.

Dati coerenti con una ricerca pubblicata su Nature che dimostra ancor più la dipendenza delle volontà politiche dalle lobby del fossile.

Ricerca coerente con i consumi di suolo riportati.

Evidente che, la realizzazione degli obiettivi 2030 e il disimpegno dalle fonti fossili con enormi benefici, per tutta la società richiede semplificazione normativa , facilitazione della generazione distribuita , investimenti in ricerca come la fotosintesi artificiale, l’idrogeno biologico, l’eolico di alta quota.

Rinnovabili, efficienza e risparmio energetico, espansione generazione distribuita, smart grid costituisce l’essenza per una reale politica di sostenibilità energetica.

Prevale invece il modello della centralizzazione nella produzione di energia generata all’interno di centrali di grandi dimensioni, distanti anche centinaia di Km che è la causa di perdita di energia lungo le linee di trasmissione che si aggira tra il 10 e il 20 %.

Su questa struttura di modello energetico si fondano molti poteri lobbistici nazionali e internazionali che nel tempo del budget del carbonio e dei cambiamenti climatici rappresentano un attentato per le comunità dei cittadini.

Erasmo Venosi

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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