Principale Arte, Cultura & Società Riflessioni sull’ossessione dell’identità di genere nei media italiani

Riflessioni sull’ossessione dell’identità di genere nei media italiani

Mezzi informativi italiani sotto accusa: col mantra di un'evoluzione culturale rapida e continua, Tv e giornali ossessionano la gente sulle tematiche sessuali. Fino a che punto è accettabile questa (ri)programmazione sociale?

Surreal young addicted woman with crossed arms and tv icon sketch instead of head over blackboard background. Television manipulation and brainwashing concept. Mass media propaganda control.

Il cambiamento, almeno ventennale, dell’attuale scenario mediatico è innegabile. Negli ultimi mesi si è assistito a una sempre maggiore inclusione, quasi forzata, di argomenti legati all’individualità di genere. Il dibattito, però, si concentra ora sull’abuso sregolato di questa rappresentazione.

Molti ritengono che la crescente presenza di personaggi e trame legate all’omosessualità, alla bisessualità o all’identità sessuale “non convenzionale” sia una risposta necessaria ai cambiamenti sociali e culturali, ma sorgono ogni giorno preoccupazioni sul fatto che un’ossessione sull’argomento possa portare a semplificazioni eccessive o, in estrema sintesi, addirittura ad eccessi di ipocrisia.

Il chiodo fisso per il genere a letto

Il termine “ossessione” è centrale in questo contesto. Alcuni osservatori ritengono che, a causa della volontà di rappresentare le varie sfaccettature dell’etichetta sessuale, la televisione e i giornali siano diventati iperfocalizzati su quest’assunto, a scapito di altri temi ben più importanti. I famosi “diritti civili” (eletti a termometro per misurare il grado di civiltà raggiunto da un popolo nel tempo) hanno “sequestrato” lo spazio che di norma si è sempre dedicato a tematiche più profonde, quali il benessere culturale, economico o, persino, psico-fisico dell’ascoltatore/lettore.

Il concetto filosofico di visione, di orizzonte e di percorso di una società è stato riposto nel cassetto, per concentrare forzosamente l’attenzione su aspetti – e la diciamo tutta – strettamente ed esclusivamente personali dell’individuo, quali religione e sessualità, pienamente difesi comunque dalla Costituzione vigente. Inoltre, come se non bastasse, sorge l’interrogativo se questa enfasi possa contribuire realmente a una comprensione più profonda e consapevole dell’identità di genere o se, al contrario, non finisca per alimentare solamente la massificazione del suo lato più superficiale.

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Gli impatti sull’audience

La fissa in materia di connotazione sessuale ha impatti inevitabili sia sugli spettatori che sugli stessi contenuti, specie in ambito televisivo. Il pubblico subisce una  polarizzazione, come un magnete: da un lato attrae sostenitori che vedono questa veemenza come un passo avanti verso una società più inclusiva e tollerante; dall’altro chi suggerisce che la rappresentazione smodata possa, in fin dei conti, essere addirittura controproducente, in quanto creerebbe a una sensazione di saturazione e stanchezza tra le persone.

Un esempio recente di questa diatriba è emerso in relazione al Festival della Canzone Italiana 2022. La canzone vincitrice – “Brividi“, interpretata da Mahmood e Blanco – ha affrontato il tema dell’amore tra due uomini. Questa vittoria è stata accolta con una gamma di reazioni, dagli elogi alle critiche. E mentre alcuni (il polo negativo) hanno lodato la ricercatezza mirata di una raffigurazione veritiera, altri (quello positivo) hanno messo in discussione se la scelta tematica avesse influenzato o meno il risultato della classifica finale.

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Una riflessione necessaria

Agli albori del 2022, le prese di posizione sulla presenza dei “maniaci dell’identità a letto” nei media italiani sono più attuali che mai. È importante esaminare come questi accenti possano influenzare la percezione della gente sulle modalità con cui vengono affrontate materie che normalmente necessiterebbero di momenti di confronto molto più ampi. La domanda centrale, da porsi, potrebbe poi essere se questa “ossessione” sia veramente un passo avanti verso il ritratto di un’autenticità argomentativa (e “inclusiva”) o se rischi solo di trasformarsi in una mera retorica vuota e stucchevole.

L’identità di genere sessuale è comunque diventata (purtroppo, perché a scapito di ben altro) un intreccio centrale nel panorama comunicativo italiano. Si dice anche che sia lo specchio dei repentini mutamenti di pelle che la società nostrana starebbe vivendo (indirizzati da chi e verso dove?), ma resta il fatto che, oramai, solleva troppe domande sulle priorità dei contenuti televisivi e sulla capacità di rappresentare in modo accurato e rispettoso una gamma completa di esperienze umane. Oggi, una riflessione sull’equilibrio tra reale manifestazione del proprio essere e rischio di esagerazione “propagandistica”, che lo si voglia o no, è pertanto più cruciale che mai, se si vuole che il discorso mediatico in Italia abbia un futuro.

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Fonti online:

DSpace (Sezione “Archivio Istituzionale Università della Calabria”, Tesi di Dottorato di F. Ugolino del 2009), La Stampa, Sito Istituzionale del Ministero dell’Interno, Pearson, EticaEconomia, Visione TV, Irc-Lecce, Cirsde.UNITO, Ordine degli Psicologi della Lombardia (canale YouTube), Federico II online (canale YouTube), La7 Attualità (canale YouTube).

 

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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