Principale Attualità La fuga di sei amiche ucraine attraverso il Danubio

La fuga di sei amiche ucraine attraverso il Danubio

Come loro, sono migliaia le persone che ogni giorno s’imbarcano per un breve tragitto di dieci minuti che le porta dal Paese in guerra a Isaccea, in Romania. Sul permesso temporaneo hanno scritto che si muovono “per turismo”.

© Manuela D’Alessandro / AGI – Profughe ucraine a Isaccea

AGI – In dieci minuti il Danubio può essere guerra o pace: il tempo che serve ai fuggitivi per navigare dalla sponda sinistra ucraina a quella destra rumena. Alle cinque del pomeriggio sono già in 1400 a essere saliti sulla chiatta rossa che li porta al riparo nella piccola Isaccea sul cui molo sventolano alte e appaiate le bandiere dei due Paesi più quelle europea e della Nato.

Colpiscono, tra mamme con bambini e anziani, sei ragazze in cerchio. Parla Sasha, 27 anni, attrice. “Siamo amiche e abbiamo deciso di farci forza per salvarci insieme. Veniamo da Odessa dove in questo momento la situazione è abbastanza tranquilla ma ogni giorno diventa sempre più pericolosa. Sentivamo gli spari e le esplosioni sempre più vicini a noi”.

“Il picco massimo di arrivi è stato sabato quando ne abbiamo registrati 4000 – spiega all’AGI il portavoce dei Pompieri, i protagonisti dell’accoglienza romena al confine -. Fino a pochi giorni fa erano qualche centinaio al giorno. Ora arrivano in migliaia di giorno e di notte, conn sbarchi ogni due – tre ore, e  non sono di più solo perché la capienza del traghetto è limitata. La maggioranza viene da Odessa”.

Aggiunge un’osservazione che suona surreale: “Non sono rifugiati, la maggior parte di loro ha scritto sul permesso temporaneo che attraversano il fiume per ‘turismo’. Per diventare rifugiati occorre che facciano una richiesta e dei passaggi burocratici”.

Il giovane Aleksandro spinge la carrozzina della mamma disabile Victoria di 48 anni che stringe in grembo una gabbietta per animali.  Nonostante tutto, sorridono entrambi: “La situazione a Odessa è pessima – afferma lui -. Andremo a stare in un appartamento a Bucarest in attesa di trovare un posto più adatto a noi”.

Alcuni vengono dalla zona di Iztmail, nelle ultime ore diventata scenario di combattimenti, a un centinaio di chilometri da qui.

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© Manuela D’Alessandro / AGI

Profughe ucraine a Isaccea

Dopo il passaggio nel capannone arancione di primo ristoro, dove vengono regalate anche delle schede telefoniche, e il controllo dei documenti alla dogana, lo sciame di persone si divide. Chi ha le idee chiare s’infila nella cinque tende blu su cui sono indicati i nomi di altrettante città rumene verso cui sanno di voler dirigersi,  gli altri vengono spediti in un tendone che si gonfia a dismisura dove è possibile stendersi sui letti per un po’ di riposo o per la notte. In pochi ci restano, gli altri finiscono nel palazzetto sportivo di Isaccea, già centro vaccinale, dove il Comune e i volontari hanno steso dei materassi. La palestra è zeppa di sacchi con cibo e farmaci donati da tutto il mondo.

Troviamo Israt che parla italiano. “Sto facendo il servizio di volontariato europeo che è una cosa che molti della mia età fanno. Non avrei mai passato di venire qui ad aiutare i profughi che vengono in Romania. Quando il presidente dell’associazione ha visto che c’era bisogno di aiuto ha deciso di farmi restare a dare una mano nel lavoro che serve al confine. I miei genitori, che vivono a Schio, in Veneto, sono spaventati ma sento che il mio posto è qui, dove c’è tanta fratellanza e umanità e sento il cuore dell’Europa. Se l’Ucraina ne facesse parte, Putin non si sarebbe permesso di invadere il Paese”. Tra i volontari, alcune assistenti sociali che dopo il lavoro in Comune vengono qui.

C’è anche una psicologa: “I più provati sono gli anziani, mentre le persone giovani sembrano più fiduciose e positive”.

Anche Sasha e le sue amiche, dirette a Bucarest per ora, pensano al futuro: “Spero che questa rappresenti una nuova partenza per l’Ucraina – è l’augurio della giovane attrice – L’Ucraina è bella e forte, il  valore che fino a questo momento si è dato questo Paese è troppo basso. È il momento di alzarlo. Il governo deve portare la nostra voce nel mondo e far capire quanto siamo belli e forti. Sarebbe giusto che gli altri Stati chiudessero lo spazio aereo, sarebbe fantastico se l’Europa fosse davvero una famiglia”.
Il simbolo dell’8 marzo in Ucraina, regalo tradizionale per le donne, è un braccialetto rosso e bianco, che rimanda al “sangue e alla neve”. Queste sei ragazze ora vogliono altro.

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