Settimana Santa a Taranto, ci sei mancata
di Evelyn Zappimbulso
Li guarderò sempre con occhi da bambina i riti della Settimana Santa a Taranto. Ricordo che si cenava prima, ci sei copriva bene e si usciva poco prima la mezzanotte. Tanto il giovedì Santo per accogliere l’Addolorata che già si incamminava per il pendio della Chiesa di San Domenico, come per il venerdì Santo, in piazza Maria Immacolata, gremita di gente silenziosa, unita e stretta attorno alle statue della processione dei Misteri.
Per due anni ci è mancato il nostro rito. I tarantini lo sanno. Non si tratta solo di un appuntamento religioso. E’ la nostra identità più intima e bella, un pezzo di storia che ha la forza di unire Taranto, come solo le culture profonde di un popolo riescono.
Un rito che risale all’epoca della dominazione spagnola nell’Italia meridionale, introdotto a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, che nel 1703 commissionò a Napoli le statue di Gesù morto e dell’Addolorata. Durante il periodo illuminista, nel 1765, il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del venerdì Santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano l’allora processione dei Misteri, che la prima volta sfilò venerdì 4 aprile 1765, con l’onore di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata nel 1703.
Da allora, i tarantini, di figlio in figlio, con piccoli restauri e nuove statue ricevute in dono, hanno tenuto fede a questo patto non scritto.
Credo che, come l’amore intrinseco per il mare che ci abbraccia da tutti lati, i tre giorni dei riti pasquali siano per i tarantini il più sentito simbolo di appartenenza che affonda le sue radici nel passato di ognuno.
“Nazzicare” ci serve. Si ferma il tempo e si medita dai forellini dei cappucci dei perdoni. Chi si nasconde dietro quel capo bianco chino? Un po’ tutti noi. Ognuno ha un sacrificio da portare con sé nella notte dei Misteri. Poste a due di piedi scalzi che mettono, uno davanti all’atro, un passo avanti per tutti.
Taranto aspetta la sua settimana dell’anno come uno sposo la sua sposa all’altare. Si prepara, si veste e si ripulisce da paure e rancori. Quest’anno l’attesa è stata lunga. Altrettando lunga sarà il desiderio di riveder vivere di compostezza e speranza le vie della nostra città
Come da tradizione, a dare il via ufficiale alla Settimana Santa a Taranto sarà l’uscita dei Perdoni intorno alle ore 15 del giovedì santo, confratelli che in coppia vagano per le maggiori chiese della città per visitare i sepolcri, piedi nudi e mozzetta color crema abbottonata sul davanti. Una volta che i nostri Perdoni avranno terminato il loro percorso, con movimenti lenti, pesanti e dondolanti, la popolazione si prepara alla processione dell’Addolorata. E sarà ancora magia, preghiera e mistero.
Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it
Redazione Corriere di Puglia e Lucania