“Dovete morire bastardi!”
E’ un ossimoro tra grido e intenzione? Possibile che sia l’urlo di un presunto pacifista affacciato dalla terrazza del Borgo? Possibile che in un istante provi vergogna per chi abita la mia stessa città?
«Assassini!» Voci di donne miste a quelli di uomini inferociti, insulti miserabili rivolti ai militari a bordo della fregata lanciamissili “Carabiniere” della Marina Militare che nei giorni scorsi ha attraversato il canale del ponte levatoio a Taranto.
Dalle terrazze del borgo antico, che si affacciano sul canale che conduce al bacino di carenaggio dove c’è l’Arsenale all’interno del Mare piccolo, sono partite offese e pietre.
C’è distonia tra l’evidente bellezza del ponte girevole che lega Citta vecchia e Borgo Umbertino e ciò che accade. C’è attrito tra la compostezza di giovani uomini in divisa su una nave che rientra da una esercitazione e lo sfogo di rabbia e ignoranza che li accoglie.
Se voleva essere un “no alla guerra”, è arrivata dritta al petto una fucilata d’odio. Quegli uomini garantiscono la sicurezza del popolo italiano. Quegli uomini stavano solo compiendo il loro nobile lavoro che, guarda caso, fa rima con pace e benessere. Quegli uomini salvano vite umane in mare in fuga da guerre tutti i giorni, proteggono i nostri meravigliosi porti, preservano fauna e flora marina. Quegli uomini ripudiano la guerra per dovere di Stato, prima ancora per ideologia politico. E lo fanno in nome di tutto il popolo italiano.
Sicuramente si è trattato di un gruppo ristretto di persone, che non rappresenta in alcun modo i sentimenti riservati dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani alle donne e agli uomini in uniforme. Ma la vergogna che ho provato e provo tutt’ora è tanta.
Un’azione autocondannata all’oblio, per fortuna, ma che non può essere lasciata impunita. Lo impone lo Stato di diritto ed il rispetto dei diritti di ogni essere umano. Non basta la vergona e lo sdegno comune. Ai sentimenti di vicinanza verso l’equipaggio del ‘Carabiniere’, per quei ragazzi composti in divisa, sull’attenti di fronte alla città, devono seguire azioni concrete in difesa delle fondamenta della nostra democrazia: uguaglianza, libertà e rispetto per quelle Istituzioni che ne sono presidio; tra questi la Marina Militare italiana.
Nel frattempo, da tarantina, a quei ragazzi io chiedo scusa.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania