Da trenta anni a Taranto il Centro diurno di prima di accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel
Un tempo era un carcere militare, in pieno centro cittadino a Taranto, ma da oltre trenta anni rappresenta un sicuro riferimento per persone multiproblematiche con problemi di dipendenza.
È la storia del Centro diurno di prima di accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel, l’unico ubicato nel cuore del Borgo umbertino di Taranto, in via Pupino n.1. nei pressi dell’Ospedale Militare Marittimo.
Il Centro diurno di prima accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel accoglie tutti coloro che vivono il disagio della dipendenza, principalmente tossicodipendenti, ma anche persone che hanno altre dipendenze, come quelle da alcol o da gioco; il Centro è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30, e il sabato dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle ore 13.00 alle 17.00.
Il suo cancello azzurro è comunque aperto a tutti coloro che vivono un disagio, come i tanti extracomunitari e clochard in difficoltà, uomini e donne che qui possono rifocillarsi, lavarsi, avere vestiti puliti e, soprattutto, vengono “ascoltati” ricevendo un po’ di calore umano ed un riparo dall’indifferenza che ogni giorno li circonda.
La Comunità Emmanuel opera a Taranto dal 1990, oltre trenta anni in cui prima ha svolto le sue attività autonomamente e, dal marzo del 2009, nell’ambito di diversi Piani di Zona comunali, una collaborazione ripartita a regime da un anno nell’ambito dei Piani Sociali 2018/2020 per il Comune di Taranto.
I risultati conseguiti in questo ultimo anno sono stati presentati in conferenza stampa; accolti da Maria Anna Carelli, la responsabile Comunità Emmanuel di Taranto, e dalla dott.ssa Isabella D’Ambrosio, la psicoterapeuta coordinatrice del servizio, sono intervenute Maria Antonietta Brigida, Vicepresidente CSV Taranto, Vincenza Ariano e Anna Paola Lacatena, rispettivamente direttrice e dirigente della Struttura Complessa Ser.D del Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Taranto, e Laura Troiano e Mariella Caruso, dirigenti dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Taranto.
Nell’occasione Isabella D’Ambrosio ha spiegato che «il nostro scopo principale è accogliere e assistere i tossicodipendenti, ma siamo pronti ad ospitare chiunque si presenti da noi. Solo nell’ultimo anno gli “accolti” che abbiamo incontrato e accompagnato nel Centro sono stati 194, compresi i familiari, per un totale di 3.325 presenze, mentre i cosiddetti “passaggi brevi” per usufruire di un servizio di prima necessità sono stati 4.301».
Di questi accolti 153 sono stati italiani (121 uomini e 32 donne), 19 stranieri (17 uomini e 2 donne) e 22 sono stati i loro familiari che hanno usufruito del servizio di consulenza e del “gruppo famiglia”.
La presenza media mensile è di circa 60 persone: il 30 % di loro frequenta stabilmente il Centro partecipando alle varie attività ludiche, laboratoriali e psicopedagogiche; gli altri usufruiscono solo dei servizi di primo intervento sociosanitario, compresi quelli relativi a colazione, servizio doccia e fornitura di indumenti puliti e igienizzati.
Per alcuni è l’inizio di un percorso che, grazie al personale specializzato della Comunità Emmanuel e alla collaborazione con Istituzioni, nonché al coinvolgimento dei familiari, può portare a un cambiamento della loro esistenza, tra questi anche un ragazzo che, fino a qualche mese addietro, chiedeva nelle strade di Taranto “cinquanta centesimi” e che oggi è protagonista di un percorso di recupero.
«Durante la pandemia – ha sottolineato Maria Anna Carelli – le persone più svantaggiate hanno risentito maggiormente, rispetto al resto della popolazione, della difficoltà di accesso ai servizi primari sospesi per motivi precauzionali; così negli ultimi due anni sono notevolmente aumentate le loro richieste di servizi di tipo sociosanitario, nonché quelle di accoglienza e di assistenza per una mensa o un posto dove dormire, finanche il ricevere una mascherina, indispensabile per chi vive in strada, che nel primo lockdown per tutti era difficile reperire».
Le persone vengono indirizzate al Centro della Comunità Emmanuel dalla Struttura Complessa SER.D del Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL Taranto e dalle altre strutture dei Servizi Sociali del Comune e della ASL, o vi giungono tramite il classico “passa parola”.
Al loro arrivo vengono innanzitutto ascoltate attraverso un colloquio informale, e poi iniziano una serie di attività per soddisfare le prime necessità: colazione, igiene personale, indumenti puliti; alcuni vengono poi indirizzati verso altre strutture dei servizi sociali del territorio, mentre gli assuntori di sostanze d’abuso vengono coinvolti in colloqui individuali più approfonditi, in gruppi di auto-aiuto. Quelli più motivati vengono inviati al SERD per un percorso terapeutico anche di tipo residenziale.
A tal fine nel Centro diurno di prima di accoglienza “a bassa soglia” della Comunità Emmanuel prestano la loro opera figure professionali altamente specializzate, quali psicologi ed educatori, nonché volontari.
«Una prima nostra vittoria – ha spiegato Maria Anna Carelli – è creare con loro un rapporto umano, coinvolgerli nelle nostre attività di socializzazione e ludico-ricreative o nei nostri laboratori artigianali, fino alle attività culturali come il cineforum. Lo scopo finale è farli sentire non più soli, ma utili, riempire una esistenza troppo spesso vuota, riuscendo a far sviluppare in loro una propensione relazionale e creativa spesso sommersa».
Alcuni di loro sono coinvolti nel progetto “La bella lavanderina” attivato recentemente nel Centro, una lavanderia sociale per le persone che vivono per strada o che hanno un basso ISEE, che qui possono lavare e asciugare i propri vestiti e, in caso di necessità, anche stirarli; nella lavanderia, l’unica realtà in Puglia e in tutto il Meridione finanziata da Fondazione Megamark, sono attive due lavatrici, un’asciugatrice e una stireria.
«La nostra peggiore sconfitta – ha concluso Maria Anna Carelli – è invece vedere una persona allontanarsi dal nostro Centro senza essere riusciti a dare una risposta al suo bisogno inespresso, una volta soddisfatto quello di prima necessità. Ma registriamo importanti successi: alcune di queste persone sono rimaste qui con noi per parecchi mesi ed ormai noi rappresentiamo un contesto sociale amicale che li sostiene e nel contempo li impegna in attività psico-pedagogiche e manuali fondamentali per il loro percorso di crescita personale e sociale che può portarli a nuovi stili e progetti di vita».