Principale Ambiente, Natura & Salute Taranto, D’Amato (Greens): ex Ilva va fermata, altro che aumento di produzione

Taranto, D’Amato (Greens): ex Ilva va fermata, altro che aumento di produzione

I nuovi dati Arpa non sorprendono, purtroppo
«Significativi incrementi delle concentrazioni degli inquinanti gassosi, in particolare biossido di zolfo e benzene».
C’è tutto il dramma decennale della popolazione tarantina in questo passaggio della relazione inviata da Arpa Puglia nelle scorse ore  – stando a quanto si apprende oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dal Fatto Quotidiano – al Comune di Taranto, all’Asl ionica e soprattutto all’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, autorità di controllo per l’ex Ilva.
Dati che purtroppo non ci sorprendono.
Sul rischio concreto, ovvero sulla reiterazione del pericolo per la salute delle popolazioni dell’area a rischio ambientale ionica, documenti e dati alla mano avevo scritto lo scorso 18 Marzo alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, inoltrandole anche un video a supporto.
Oggi apprendiamo della recentissima relazione Arpa che dettaglia sugli eventi accaduti tra il 22 e il 24 marzo scorsi, giorni di vento forte in direzione Taranto.
Stando a quanto si legge, le centraline di controllo dell’aria hanno registrato valori elevati di sostanze dannose per la salute dei cittadini.
“Sforamenti momentanei che arrivano a pochi giorni dalle operazioni di ripartenza dell’Afo4, impianto fermo per mesi a causa del rifacimento del crogiolo interno e che oggi è cruciale per l’aumento della produzione auspicata dal premier Mario Draghi che nei giorni scorsi ha annunciato nuove iniziative di sostegno ad Acciaierie d’Italia” ricorda la Gazzetta, aggiungendo come  “la società guidata da Franco Bernabè ha infatti comunicato ad Arpa che le operazioni sono cominciate il 21 marzo specificando che «nel periodo di transitorio di riavviamento del suddetto Altoforno si sarebbero potute verificare emissioni transitorie”.
Una transitorietà che rischia di costare caro, ulteriormente caro, alla salute dei tarantini, visti i dati sul biossido di zolfo, che emergono dalle centraline di via Machiavelli (quartiere Tamburi) e di benzene.
E proprio in merito al concetto di transitorio, alla Von der Lyen lo scorso 18 marzo abbiamo ricordato come il Decreto Legislativo 152/06 indichi all’art.  271 comma 14 che i valori limite di emissione si applicano ai periodi di normale funzionamento dell’impianto, intesi come i periodi in cui l’impianto è in funzione ed escludendo i periodi di avviamento e di arresto e i periodi in cui si verificano anomalie o guasti tali da non permettere il rispetto dei valori stessi. Quindi nei periodi cosiddetti “transitori” (avviamento, arresto, anomalie, guasti) non si applicano i valori limite di emissione fissati dalla normativa!!!
Oggi leggiamo di «incrementi evidenti».
Insomma, è il classico nodo alla gola (dei tarantini) che si stringe ancora più forte non appena gli impianti di fatto accelerano..
E che siano o meno a norma di legge alcune emissioni, francamente poco importa se la norma (blindata a suon di decreti!!!) calpesta il Diritto alla Salute.
Poco prima che Draghi annunciasse la volontà di chiedere un aumento delle produzione ad Acciaierie d’Italia, alla presidente della Commissione ho dettagliato proprio  sull’attuale condizione degli impianti, avanzando la necessità di  “1. Riconoscere che l’impianto rappresenta un pericolo per la salute umana e provoca ripercussioni serie ed immediate sull’ambiente ed agire di conseguenza, come indicato nell’ Articolo 8 della Direttiva 2010/75/UE, sospendendo l’esercizio dell’installazione.
2. Completare l’iter della procedura di infrazione 2013_2177 contro l’Italia relativa allo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto per violazione della Direttiva 2008/1/CE sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (Direttiva IPPC), fino al 7 gennaio 2014 e della Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali (Direttiva IED), a partire dal 7 gennaio 2014”.
Dopo l’annuncio di Draghi, la richiesta di fermare le macchine (e non certo di spingerle al massimo”) diventa perentoria a tutela dei miei concittadini.
Gli impianti di Taranto vanno fermati!
L’aumento della produzione determinerà l’aumento delle emissioni inquinanti.
Non si può accettare la visione di un Governo che a fronte degli effetti economici – generati da una guerra che necessita di negoziati di pace e non certo dell’invio delle armi –  decide di fatto condannare i tarantini a subire ulteriori danni alla loro salute!
La Guerra non sia il pretesto per riprendere a produrre utilizzando impianti che invece vanno fermati!
Rosa D’Amato, eurodeputata del gruppo Greens

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.