Principale Attualità Padri separati – L’effetto boomerang dell’esasperazione

Padri separati – L’effetto boomerang dell’esasperazione

Padri separati – L’effetto boomerang dell’esasperazione
di Rita Lazzaro
A Frascati, un romano di 32 anni con precedenti, si è barricato in casa nella tarda serata di ieri, riuscendo ad impossessarsi di una pistola – regolarmente detenuta dal padre e custodita in un locale armeria dell’abitazione – minacciando di suicidarsi se non avesse riabbracciato i propri figli.
Figli che non vedeva dallo scorso 26 marzo, quando la sua ex compagna, dopo un violento litigio, aveva deciso di portarli con sé a Napoli, a casa dei genitori.
A dare l’allarme ai Carabinieri di Frascati è stato il padre dell’uomo, che non è riuscito a convincerlo a desistere dal gesto.
L’uomo si è arreso, consegnando spontaneamente l’arma ai Carabinieri, dopo 5 lunghe ore di trattative, grazie anche all’arrivo da Napoli dell’ex compagna con i loro figli.
Il 32enne è stato arrestato con l’accusa di detenzione illegale di arma da fuoco.
Il personale del “118” per lo stato di forte agitazione in cui versava, lo ha sedato e condotto presso l’ospedale di Frascati per accertamenti.
A proposito di gesti estremi, commessi da padri che versano in uno stato di disperazione che degenera in esasperazione, giova ricordare quanto successo il 22 febbraio a Romano di Lombardia, dove un padre disperato si è dato fuoco in auto .
Vicenda allucinante ma con un lieto fine.
L’uomo infatti, viene salvato dai carabinieri, i quali lo stavano tenendo d’occhio da ore, dopo aver ricevuto notizie preoccupanti sulle sue intenzioni di vendetta nei confronti del sistema dei Servizi sociali della Bassa.
Il giovane 33enne viene trasportato al Papa Giovanni XXIII, grazie all’Arma ha riportato solo ustioni non gravi.
Un gesto estremo, dettato da un forte senso di impotenza e rabbia, da una disperazione ormai degenerata in esasperazione, derivante dalla continua e costante protesta dell’uomo, che da settimane manifestava contro le istituzioni, colpevoli a sua detta, di vietargli di fatto di vedere suo figlio, dopo la separazione dalla moglie.
Protesta che il giovane papà portava avanti da almeno prima Natale, dettata dalle difficoltà che l’uomo ha nel vedere il figlio, trasferitosi in Sicilia con la madre.
La distanza, le continue diatribe e le difficoltà economiche legate alle trasferte dalla Bassa, avevano reso ancora più difficile una separazione già complicata.
Una protesta gandhiana, che aveva luogo con scioperi della fame e della sete, con presidi di protesta davanti alle sedi del Comune e dei Servizi sociali di Romano e dell’Ambito. Il tutto accompagnato da una panchina blu, simbolo infatti della bigenitorialità, ossia il diritto di avere due genitori e quattro nonni.
Ed ecco che, dopo queste lunghe ed estenuanti proteste, il giovane padre compie il gesto estremo, quello di cospargere il suo corpo con della benzina, contenuta in una bottiglietta che aveva con sé, restando seduto al posto di guida, dandosi fuoco.
Due giovani padri, con storie diverse ma la stessa esasperazione, quella di non poter vivere i loro figli.
Un’esasperazione che degenera in gesti estremi.
Gesti che da un lato, rappresentano una problematica che ahimè, continua a non arrestarsi e della quale quindi, si deve capire la causa per essere così risolta e dall’altro, rappresentano una condotta che indubbiamente deve essere condannata, in quanto nociva non solo per chi la attua ma principalmente per gli stessi figli che si ritrovano orfani di un padre vivo o nel peggiore dei casi, di un padre che non rivedranno mai più.
Condotta da condannare altresì, perché lesiva della categoria dei padri separati visto che, non funge certo da buon esempio per chi versa in situazioni analoghe.
Soprattutto quando si hanno numeri preoccupanti come i circa 200 padri separati suicidi l’anno.
Condotta da condannare anche perché offende i papà separati. Precisamente quelli che hanno lottato e continuano a farlo con la testa sulle spalle, nonostante le difficoltà economiche, le lotte giudiziarie ma soprattutto la paura di non poter essere padri.
Condotta da condannare tanto quella della istituzioni, spesso sorde, mute e cieche davanti a questa piaga sociale, giuridica ma soprattutto umana.

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