Lo scorso 2 aprile 2022, la compagnia di Daniel Ezralow – eclettico coreografo americano che da ormai più di venticinque anni si sposta tra Los Angeles e Italia per i suoi progetti artistici in teatro, cinema, tv e pubblicità – è tornata a Bari al TeatroTeam con Open, spettacolo scritto a quattro mani con Arabella Holzbog (moglie del coreografo), che si presenta come un patchwork di piccole storie che strizzano l’occhio allo spettatore con numeri a effetto, multimedialità, ironia e umorismo, all’insegna del più puro intrattenimento.
Lo stesso Ezralow lo ha definito “un antidoto alla complicazione della vita”, un inno alla libertà creativa, al ciclo della vita e alla rivisitazione dei suoi successi, volto a trasportare il pubblico in una nuova dimensione dove riso e intensità danno vita a una miscela esplosiva di fantasia artistica ed emozione scenica.
«I motivi per cui ho deciso di chiamare lo spettacolo “Open” sono diversi – spiega il coreografo -. Aperti possono essere il cuore, la mente, gli occhi, una finestra. “Open” vuol dire aperto al mondo, al lavoro, al business, agli altri. Bisogna guardare al presente senza remore, appunto con mente aperta. La vita è spesso pesante, ma abbiamo tanta energia positiva, che aiuta a risolvere i problemi. Il titolo fa riferimento a un’apertura culturale ma anche stilistica».
Sul palcoscenico, al di là della scenografia molto semplice fatta di quattro pannelli su cui vengono proiettati una successione di visual e vignette in movimento, vi sono otto danzatori (Lucrezia Stopponi, Sofia Bartoli, Kevin Bhoyroo, Annamaria Ciccarelli, Serena Pomer, Mirko Aiello, Filippo Di Crosta e Alberto Chianello) che, sia nelle sequenze di gruppo sia negli assoli, coniugano il linguaggio neoclassico con il modern, l’acrobatica e la street dance, travolgendo gli spettatori in un vortice di sorpresa e divertimento misti a leggerezza e agilità. La commistione culturale e stilistica, ricercata fortemente da Ezralow, è frutto di un maturato concetto relativo alla creatività di un artista, il quale – a suo avviso – deve sempre de-costruire per rinnovarsi.
Nella coreografia si susseguono emozioni e sensazioni differenti, finalizzate al raggiungimento del tema centrale: l’ecologia. Open, infatti, marca il contrasto tra città e natura, laddove solo quest’ultima – nell’ideologia del coreografo – può liberare l’uomo dalla frenesia della vita. A questo scopo, oltre alle videoproiezioni contro lo spreco di energie e di materie prime, ci sono anche – tra una performance e l’altra – la “piantumazione” di due alberi sul palco e conseguentemente la rinascita dei corpi umani, che riescono a liberarsi uscendo da grandi sacchi di iuta, accompagnati da Moonlight Sonata di Colin S. Brown.
A fare da colonna sonora di quasi tutto lo spettacolo è infatti proprio lei, la musica classica, quella più tradizionale e conosciuta, come i Notturni di Chopin o i brani più celebri di Wagner, Beethoven e Debussy, i quali, abbinati a movimenti e scenografie modernissime, creano un bel contrasto e fanno sii che la nuova creazione di Ezralow risulti commestibile e coinvolgente anche a un pubblico non necessariamente cultore ed estimatore del mondo classico e della danza.
Ne è esempio la Danza delle ore di Ponchielli, sulle cui note è messa in scena la storia di una coppia di sposi che, anziché convogliare a nozze scambiandosi le fedi, si fronteggia su un tipico ring da pugilato, dando luogo a una lotta in climax crescente sino al millecinquecentesimo round. Oppure il brano Romeo and Juliet di Prokofiev che, mediante la divisione dei danzatori in un quartetto vestito di bianco e uno di nero, rievoca il noto conflitto familiare tra Capuleti e Montecchi. Oppure ancora, Habanera tratta dalla “Carmen” di Bizet, durante la quale un ballerino travesti gioca con dei pupazzetti legati alle dita delle sue mani. Un ultimo esempio è riscontrabile quando gli otto ballerini, su un valzer di Strauss, cominciano ad attraversare il palco con abiti coloratissimi ma spaiati, comparendo e scomparendo dalle quinte, per poi ricomporre gli outfit unicolori direttamente di fronte all’audience, posizionandosi in una fila orizzontale e formando così un arcobaleno umano.
Il risultato dell’estro artistico del coreografo Ezralow rimanda senza dubbio a quella danza visiva e ottimista, portata in auge negli anni Ottanta dai MOMIX e dagli ISO – dei quali è infatti tra i fondatori –, così come alla danza atletico-contemporanea propria della Alan Parsons Dance e, per finire, allo stile di danza più commerciale/televisivo largamente sperimentato nella sua carriera professionale.
A questo efficace mix di movenze, il pubblico ha risposto in maniera esaltata e pienamente coinvolta, non solo esprimendo il proprio apprezzamento tramite copiosi applausi ed espressioni quali “wow” che riecheggiavano nella platea grazie all’eco, ma anche alzandosi e ballando sul posto ai saluti finali. Effetto, questo, di uno spettacolo che trasmette good vibes e induce ogni singolo spettatore a lasciarsi andare e unirsi alla gioia travolgente dei danzatori. L’auspicio di Ezalow, infatti, è proprio quello di innescare una cascata di positività – e, perché no, un pizzico di amara consapevolezza – che vengano diffuse anche all’esterno, nelle vite di ognuno.
«Ho capito che la danza esiste perché siamo vivi. Il battito del nostro cuore è un movimento che ci spinge a ballare e ci accompagna per tutta la nostra esistenza».