Principale Ambiente & Salute UE, tutti pronti per le crisi radioattive

UE, tutti pronti per le crisi radioattive

A Bruxelles ci si muove con "cospicue risorse preventive" per affrontare l'ennesima emergenza che potrebbe colpire il continente, quella delle contaminazioni da radiazioni o agenti chimico-biologici: ci pensa HERA

Pripyat, Киевская область, Украина
Foto di Vladyslav Cherkasenko su Unsplash

Con l’avvento della pandemia da Sars-CoV-2, ormai, le situazioni critiche e i contesti emergenziali sembrano essere diventati la normalità nella vita quotidiana dei cittadini comunitari: ci si trova spesso a passare da un’emergenza all’altra in modo improvviso e repentino, assistendo sempre più alla limitazione dei propri diritti fondamentali attraverso misure definite come “straordinarie”.

In tal senso e con l’obiettivo di affrontare le sfide più pressanti del presente e del futuro, vari Stati membri dell’UE hanno istituito nuovi “comitati“, strutture spesso opache nelle compartecipazioni e dagli scopi, poteri e finanziamenti non sempre ben definiti. Oggi vogliamo analizzare cos’è l’HERA, per capire a chi e a cosa serve e, magari, anche la ragione per cui l’Unione ha deciso di donarle mezzo miliardo di euro.

La Commissione dell’UE: una macchina ben collaudata

Era il 16 settembre 2021 quando la Commissione Europea istituì l’HERA (Health Emergency Preparedness and Response Authority), un’entità focalizzata sulla preparazione e risposta alle emergenze sanitarie. Ieri, mercoledì 6 aprile, è stato annunciato che ad HERA verranno contabilizzati 540,5 milioni di euro, da spendere in ulteriori forniture di trattamenti contro l’esposizione a sostanze radioattive o a elementi contaminanti di natura chimica e biologica.

Ciò solleva un’interessante questione: come mai in “tempo di pace” ci si prepara ad affrontare situazioni in cui le persone potrebbero essere esposte a radiazioni o a sostanze chimiche nocive? L’UE avrebbe stanziato il denaro per assicurarsi le risorse necessarie tramite il meccanismo di Protezione Civile dell’Unione Europea, una macchina collaudata che garantirebbe la certezza di acquisire equipaggiamenti, medicinali, vaccinazioni e cure da destinare sia alla guarigione dei pazienti comunitari esposti a agenti chimici, biologici, radioattivi e nucleari (CBRN), sia a stoccare i mezzi per la decontaminazione.

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Il provvedimento “rescEU” e la struttura di HERA

L’acronimo utilizzato a garanzia della genuinità di queste operazioni è il “rescEU“, un gioco di parole che combina l’inglese “salvataggio” con la sigla dell’Unione Europea. Le iniziative rescEU simulano e affrontano scenari potenzialmente apocalittici, come esposizione a agenti CBRN derivanti da sinistri “accidentali” (“fuoriuscita di residui da un laboratorio chimico, incidenti in centrali nucleari o diffusione di un virus infettivo”) o, addirittura, “intenzionali1.

HERA, a ben guardare, sembrerebbe essere stata istituita con l’obiettivo di affrontare questioni legate alla salute delle persone. Tuttavia, resta incerto se il suo fine sia realmente quello di migliorare la sanità pubblica o favorire l’industria farmaceutica (nel piano HERA stilato per il 2022 si evince il coinvolgimento dell’ente in negoziati con aziende private del calibro di Pfizer e MSD, con l’intento di sviluppare ancora farmaci antivirali contro il Co.Vi.D./19).

L’autorità è gestita da un Comitato emergenziale, che ha rivestito un ruolo chiave anche per quanto ha riguardato la gestione della pandemia passata. I vertici dell’organismo, a cui spettano le decisioni più impattanti (tra cui quella di “negoziare e raggiungere accordi e altri contratti con parti terze per contromisure mediche”), vengono scelti dalla Commissione Europea, organo spesso contestato che detiene un potere abbastanza autonomo a Bruxelles, senza tuttavia rappresentare minimamente gli elettori europei. HERA è affiancata da un Comitato di coordinamento, un Consiglio (che comprende un alto rappresentante di ciascuno dei paesi membri dell’UE) e un Forum consultivo.

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Un approccio proattivo alle emergenze, alla guerra o al business?

Il 2022 ha visto l’allocazione di 1,3 miliardi di euro dal bilancio europeo destinati alle attività di HERA. Questi finanziamenti pubblici vengono spesi in modo non sempre trasparente, poiché sembra che siano dirottati verso le industrie più utili, a seconda dell’emergenza su cui ci si concentra.

Proprio in quest’ottica e per affrontare eventuali situazioni di esposizione a radiazioni durante il conflitto, HERA avrebbe recentemente procurato ed inviato in Ucraina 3 milioni di pastiglie di ioduro di potassio. Ci si trova così in un contesto ambiguo: mentre molti si riempiono la bocca con la parola “pace”, si stanno invece compiendo passi attivi per affrontare possibili scenari di guerra, combattuta con armi molto più pericolose di quelle convenzionali. L’emergenza è diventata la “nuova normalità” e le strutture di gestione delle crisi guadagnano poteri sempre più speciali.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Franz Becchi del 07 Aprile 2022), sito web istituzionale della Commissione europea, Euronews (canale YouTube), Global Health Advocates (canale YouTube), European Commission (canale YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

Note di riferimento:

  1. L’aggettivo “accidentali” sembra comunque privo di senso, soprattutto quando si considera il fatto che alcune istituzioni europee sembrano non essere sempre trasparenti nelle loro azioni. Ad esempio, la questione dell’origine del Co.Vi.D./19 è ancora oggetto di dibattito – con prove che sollevano dubbi circa la “natura naturale” del suo virus -, così come lo sono i biolaboratori scoperti in Ucraina, di cui si è avuto contezza e conferma pochi giorni fa.

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