Principale Attualità & Cronaca Violenza Il suicidio dei padri separati. 7 Aprile: Memorial Day

Il suicidio dei padri separati. 7 Aprile: Memorial Day

Il suicidio dei padri separati. 7 Aprile: Memorial Day
di Rita Lazzaro
“L’Italia è un Paese per donne? “
Domanda ormai nota, indubbiamente fondata e legittima, visti i continui casi di femminicidio e violenza sessuale ormai all’ordine del giorno.
Ma una domanda, altrettanto fondata e legittima, è la seguente:
“l’Italia è un Paese per uomini?”
Precisamente per padri?
Precisamente per papà separati?
Un quesito che sorge per un motivo tanto semplice quanto amaro, derivante da una serie di dati a dir poco allarmanti, come quello dei 200 padri suicidi l’anno.
Uomini che versano in situazioni economiche disagiate, uno stato emotivo devastato e una drammatica vicenda familiare.
Padri che soffrono per la distanza dai figli, dolore al quale si aggiunge la difficile situazione economica.
In Italia, sono 200 i suicidi dei papà che hanno affrontato un divorzio e 1000 nell’intera Europa. Nel nostro Paese, sono circa 4 milioni i papà separati e tra questi, circa 800.000 versano in difficoltà economiche.
Difficoltà che sorgono da diversi fattori, dal lasciare la propria abitazione all’assegno di mantenimento, a quanto pare estraneo, a ciò che è previsto nell’art 156 cc, che infatti riporta a chiare lettere, precisamente nel secondo comma, che:
“L’entità di tale somministrazione (mantenimento) è determinata in relazione alle CIRCOSTANZE e ai REDDITI dell’obbligato.”
A tal proposito, appare giusto ricordare la denuncia delle associazioni di padri separati.
Denuncia che infatti, riporta un’amara realtà, quella concernente gli assegni di mantenimento (che non sono deducibili dalle tasse) ben al di sopra delle reali disponibilità dell’uomo. Ad esempio, con uno stipendio netto di 1.400 euro al mese, il padre, può ritrovarsi a dover pagare anche tra i 400 e i 700 euro, in base al numero dei figli. Ciò che resta, dovrebbe essere sufficiente a coprire le spese di vitto e alloggio per sé, oltre alle piccole spese da affrontare quando si trova in compagnia dei figli.
L’ Unione Padri Separati denuncia che nel 94% delle separazioni, l’uomo è tenuto al versamento di assegni di mantenimento e dato che appena nel 30% dei casi, gli è concesso di mantenere la casa, il restante 70% degli uomini, deve aggiungere a quella somma anche le spese per un altro luogo in cui vivere. Un’abitazione, che dovrà essere possibilmente nella stessa zona in cui abitano i figli e idonea per poterli accogliere, nei giorni in cui gli sono affidati.
A tal proposito, appare altrettanto giusto ricordare quanto detto da Tiziana Franchi dell’associazione Padri Separati, nel 2018.
“Abbiamo creato un esercito di papà soli, poveri ed emarginati. Hanno un lavoro, ma sono costretti a recarsi alla Caritas per poter mangiare poiché non riescono a provvedere a tutte le spese che raddoppiano con la scissione del nucleo familiare”.
Al dramma economico che continua a non arrestarsi, soprattutto a seguito della pandemia, si aggiunge altresì quello affettivo. Soprattutto quando non c’è affido condiviso, il che comporta vedere i propri figli una volta alla settimana o una volta al mese.
Aspetto questo che, secondo l’avvocato Buscema “comporta ripercussioni di carattere fisico e psicologico, che si manifestano sia nell’adulto che nel minore”.
L’avvocato Buscema è altresì presidente dell’associazione “Nessuno tocchi papà”, fondata nel 2014, alla fine del suo matrimonio, essendosi reso conto che “la legge non tutela il diritto del bimbo di crescere con entrambi i genitori”.
“L’affido condiviso è un provvedimento rimasto sulla carta. Di fatto nelle sentenze dei giudici il padre viene ridotto a genitore di serie B”. “La legge non tutela il diritto del bimbo di crescere con entrambi i genitori”. Spiega l’avvocato Buscema, nell’intervista a Libero, sempre nel 2018.
Un dramma economico acuito altresì, dal dover lasciare la propria abitazione a seguito della separazione, aspetto questo, che ha portato alla formazione di case popolari realizzate appositamente per i papà separati.
Come avvenuto ad esempio, nella Regione Piemonte, grazie al lavoro dell’assessore alla semplificazione Maurizio Marrone.
Atto questo di civiltà, in quanto nella piena applicazione dell’art 3, secondo comma della Costituzione italiana, a quanto pare spesso dimenticato.
Norma che prevede come compito della della Repubblica, quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Drammi economici, affettivi, spesso accompagnati da una vera e propria violazione della dignità del padre, come l’orrore della false accuse, di cui sono vittime circa 2milioni di padri separati.
Dati allucinanti, che non hanno ancora portato a una riforma ad hoc dell’art. 368 cp, ossia reato di calunnia, al fine di disciplinare appositamente la fattispecie di reato qualora dovese consumarsi proprio in simili contesti, precisamente in questi drammi familiari.
Una vergogna sociale, dal momento che, non solo viene lesa la dignità della vittima e distrutto il diritto dei figli ad avere una figura genitoriale e quindi, un diritto che spetta loro di DIRITTO, ma viene altresì lesa la sicurezza delle donne realmente vittime di violenza da parte del partner o dell’ex.
Strano che i sedicenti movimenti femministi non si indignino di questa piaga umana, che rappresenta una delle tante forme di violenza sull’universo in rosa.
Drammi che spesso degenerano in gesti estremi, a volte fortunatamente senza alcuna vittima, come i casi che vedono un padre che minaccia il suicidio qualora non dovesse rivedere i figli.
Come successo a fine marzo, a Frascati, una volta che l’ex era tornata a Napoli dal genitori, con i figli.
O padri separati che addirittura si danno fuoco, come successo a febbraio, a Romano di Lombardia, in cui un giovane padre dopo mesi di gandhiana protesta contro le istituzioni, colpevoli a sua detta, di vietargli di fatto di vedere suo figlio, dopo la separazione dalla moglie, si è dato fuoco nella sua automobile in pieno centro a Romano di Lombardia. Fortunatamente si è salvato, riportando solo poche ustioni, grazie all’intervento dei carabinieri della stazione cittadina, che lo stavano sorvegliando dopo aver ricevuto segnalazioni sulle sue intenzioni di vendetta nei confronti del sistema dei Servizi sociali della Bassa.
Oppure i casi che vedono atti nefandi e abominevoli, come l’omicidio-suicidio che vede protagonisti padri separati e figli, come successo sempre di recente in cui un padre, Andrea Rossin, ha ucciso i figli, Giada e Alessio di 13 e 7 anni, per poi togliersi la vita. “Mi controllava, era diventato geloso e non era affatto felice della separazione”, queste le parole della moglie, colpita da un malore dopo dopo aver trovato i corpi dei tre nella loro casa a Mesenzana.
E a proposito di padri che commettono gesti estremi, come atto di protesta per la disperazione che poi degenera in esasperazione, giusto e doveroso ricordare la data del 7 aprile.
Una data, che è diventata il giorno simbolico di molti genitori suicidi.
Infatti il 7 Aprile del 1996, si tolse la vita (dandosi fuoco) ad Aosta, un padre separato per la mancanza della figlia dopo la separazione. Nel pieno rispetto della volontà della figlia, l’Associazione figli Negati di Giorgio Ceccarelli, ha deciso di non tenere la “Giornata della memoria” ad Aosta e di dedicare l’evento, come negli anni passati e per il futuro, non solo ad uno ma a tutti, indistintamente, i padri che hanno compiuto l’estremo gesto.
Questo è quanto è stato riportato dal presidente dell’associazione, sulla sua pagina facebook:
“7 APRILE, MEMORIAL DAY
dedicato ai padri separati che si sono suicidati dopo la separazione per lanegazione dei figli.
SOLO NOI DAL 2006
OGNI ANNO 1 MINUTO DI SILENZIO PER RICORDARE IL SUICIDIO DEL MAESTRO ELEMENTARE DI AOSTA, ANTONIO SONATORE, CHE SI TOLSE LA VITA PERCHE’ NON GLI FACEVANO VEDERE LA FIGLIA. LA STORIA SI FA CON I FATTI E NON CON LE CHIACCHIERE. NOI C’ERAVAMO…. “
Giorgio Ceccarelli .
Uomo, padre separato, che nell’agosto del 1996, a Frosinone, viene arrestato mentre era in auto con la figlia di 9 anni. Sotto il sedile la Polizia trova 100 milioni di cocaina pura. Scoperta che porta immediatamente all’arresto del dottor Ceccarelli, il quale fa lo sciopero della fame per 9 giorni. In segno di protesta contro quello che lui definisce il «Complotto alla Coca».
Un complotto organizzato dalla ex suocera.
Il tutto, col fine di “toglierlo di mezzo”, perché l’uomo aveva negato il passaporto alla figlia, impedendone così trasferimento in Grecia con la sua ex moglie e con il suo nuovo compagno greco.
Dopo questa orripilante vicenda, fortunatamente conclusa con un lieto fine grazie alle intercettazioni, questo papà separato, decide di dedicare la sua vita – sono ormai 25 anni – alla tutela della bigenitorialità, ossia al diritto del figlio ad avere due genitori e quattro nonni, promuovendo varie iniziative come il Daddy’ Pride, evento che ha avuto luogo non solo a Roma ma anche altrove, come a Berna, Ginevra, Berlino, Parigi, Praga, Vienna, Bratislava.
Quest’anno, in occasione del Daddy’s Pride a Roma, svoltosi il 19 Marzo, giorno della festa del papà, l’associazione “figli negati” ha eletto papà dell’anno, Rocco Vassallo, che considera Giorgio Ceccarelli “suo mentore”.
Non solo loro ma tanti altri papà con storie forti alle spalle, come Cristian Vacca autore della pagina e del gruppo Facebook “Cari figli miei” e Gian Paolo Quercetani e la sua compagna Alexandra Giannini, membri di Mantenimento Diretto, sono costantemente in trincea, armati di onestà intellettuale e buona fede. Tutto questo per un solo e unico obiettivo: la difesa del minore, precisamente di uno dei suoi tanti e infiniti diritti inviolabili, come quello alla bigenitorialità.
7 Aprile: Memorial day, soprattutto per uno Stato che a quanto pare ha poca memoria.

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