Principale Politica UE, arriva “Prüm II” e sarà controllo biometrico ovunque

UE, arriva “Prüm II” e sarà controllo biometrico ovunque

In Europa si tecnologizzano i piani di raccolta dati e monitoraggio della gente e si plaude con entusiasmo al "Grande Fratello 2.0" per riconoscere il viso. Ma dove sono realmente i terroristi?

L’identità digitale e il suo impatto sul monitoraggio continuo dei cittadini stanno emergendo come temi di crescente rilevanza all’interno dell’Unione europea e non solo. In un mondo sempre più connesso e tecnologicamente avanzato, l’UE sembra essere pronta ad implementare un sistema di sorveglianza biometrica su vasta scala, come già sta avvenendo in Canada, Australia e Gran Bretagna. I sostenitori dei diritti digitali sollevano però diverse preoccupazioni in merito alla proposta denominata “Prüm II“, che mira a espandere l’uso dei dati biometrici – inclusi quelli di riconoscimento facciale – per “migliorare la cooperazione tra Stati nella lotta alla criminalità e al terrorismo”.

Dal Prüm I al Prüm II, la strada in discesa continua

Il trattato di “Prüm, firmato privatamente da alcuni Paesi nel 2005 (Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna), ha consentito la condivisione di informazioni sensibili come impronte delle dita o indicazioni sui proprietari di veicoli e, pare, persino mappature di DNA. Tuttavia, “Prüm II” va ben oltre questo limite, aprendo le porte all’uso massiccio di tecnologie per l’identificazione del volto, il che pone non pochi interrogativi importanti riguardo ai diritti umani e al rispetto della privacy, poiché gli strumenti di riconoscimento facciale possono facilmente sfociare in un sistema di vigilanza costante e indiscriminata.

Il progetto proposto consentirebbe alle Forze di polizia di vari Paesi europei di utilizzare algoritmi di scansione del viso per confrontare le foto dei sospetti in un database automatizzato. Ciò creerebbe un enorme archivio di immagini, che verrebbe alimentato da fonti come telecamere a circuito aperto, social media e smartphone. Inoltre, la proposta si allinea pienamente con le tendenze globali, poiché molti Paesi extraeuropei stanno adottando misure simili per creare identità digitali verificate.

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L’UE sembra entusiasta di poter controllare tutto e tutti. Ma chi controlla l’UE?

Tutta questa corsa verso un monitoraggio forzato e continuo solleva una serie di dubbi. Gli attivisti per la tutela della riservatezza ritengono che l’UE stia creando “una delle infrastrutture di sorveglianza biometrica più ampie mai viste”1, con conseguenze significative sia per la privacy che per la libertà dei cittadini. Il fatto che l’identificazione “retrospettiva” implichi l’utilizzo di parametri provenienti da una vasta gamma di meccanismi di raccolta – tra cui sistemi di ripresa video e reti sociali (al contrario di quella “dal vivo”, in cui le immagini vengono confrontate con le foto depositate nell’archivio delle Forze dell’Ordine) – rende ancora più urgente il dibattito sulla protezione dei dati personali e dei diritti individuali.

In un mondo in cui la tecnologia avanza a passi da gigante, è fondamentale che gli sforzi dell’UE per garantire la sicurezza non compromettano le tutele basilari dei popoli. Il bilanciamento tra incolumità e riservatezza è una grossa sfida che richiede una riflessione attenta e un coinvolgimento trasparente di tutte le parti interessate. L’Unione europea sembra abbracciare con entusiasmo l’evoluzione del “Grande Fratello” ma è essenziale garantire che l’identità digitale non diventi uno strumento per sequestrare quel poco che resta dell’autonomia individuale delle persone.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Letizia Cantaloni del 11 Aprile 2022), Altalex (quotidiano giuridico), sito istituzionale del Ministero dell’Interno, Agendadigitale.eu (testata giornalistica nazionale), Studio Legale Balestra (canale YouTube), sito istituzionale dell’Unione europea, Wikipedia (enciclopedia libera con sito web), Alessandro Del Ninno (canale YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

Note di riferimento:

  1. Ella Jakubowska, consulente politica per i diritti digitali europei (EDRi).

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