Disabili in viaggio senza posto. Quali responsabilità?
di Rita Lazzaro
Art 3, comma 2 Cost: “‘E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Art 38 comma 1, comma 2, comma 3 Cost: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.”
Da ricordare altresì che, la nostra Costituzione è programmatica, ossia un programma che deve essere attuato, eseguito, applicato.
Ma è davvero così? Come onestà intellettuale comporta, facciamo parlare i fatti, precisamente i dati.
Secondo i dati Istat, nel nostro Paese, nel 2019, le persone con disabilità, ossia persone che versano in condizioni di problemi di salute, di gravi limitazioni che precludono la capacità di svolgere attività abituali, ammontano a circa 3 milioni e 150 mila (il 5,2% della popolazione). I più colpiti sono gli anziani: quasi 1 milione e mezzo di ultrasettantacinquenni (il 22% della popolazione in quella fascia di età) si trovano in condizione di disabilità e 1 milione di essi sono donne.
I luoghi più abitati da persone che versano in questa condizione vedono al primo posto le Isole, con una prevalenza del 6,5%,contro il 4,5% del Nordovest. Lombardia e Trentino Alto Adige sono, invece, le Regioni con la prevalenza più bassa: il 4,1% e 3,8% rispettivamente.
Per quanto concerne i nuclei familiari: delle persone disabili, il 29% vive sola, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11%circa vive in altre tipologie di nucleo familiare.
Sulle donne vittime di violenza, giusto ricordare che: le donne che subiscono violenza fisica o sessuale sono il 31,5%, ma per le donne con problemi di salute o disabilità, la situazione è più critica. La violenza fisica o sessuale raggiunge il 36% tra coloro che dichiarano di avere una cattiva salute, il 36,6% tra chi ha limitazioni gravi.
Sulla situazione scolastica invece, l’Istat rileva che nell’a.s. 2019/2020, gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane sono quasi 300 mila, oltre 13 mila studenti in più rispetto all’anno precedente. Particolarmente carente è il numero di assistenti all’autonomia e alla comunicazione, soprattutto nel Mezzogiorno in cui, il rapporto alunno/assistente è pari a 5,5, con punte massime in Campania e in Molise.
La presenza di assistenti aumenta nelle regioni del Centro e del Nord (4,4), raggiungendo i livelli più alti nella Provincia Autonoma di Trento, in Lombardia e nelle Marche, con un rapporto che non supera la soglia di 3,1 alunni per assistente.
Per quanto concerne le politiche e gli interventi per l’integrazione scolastica, vi è ancora carenza di strumenti tecnologici, con infatti, una dotazione di postazioni informatiche insufficiente nel 28% delle scuole. Carenza che diminuisce nel Nord, dove la quota scende al 24% e aumenta nel Centro e nel Mezzogiorno, dove sale rispettivamente al 29%e al 32%.
Altra criticità che costantemente affligge i disabili, è la presenza di barriere architettoniche.
Solamente una scuola su 3 infatti, risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Nel Nord del Paese si registrano valori superiori alla media nazionale (36% di scuole a norma) mentre il dato peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (27%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 63% di scuole accessibili, di contro la Campania si distingue per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (21%).
Le opportunità di partecipazione scolastica degli alunni con disabilità sono state limitate a causa della pandemia, che ha reso necessaria la didattica a distanza.
Non per nulla, tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni (gli altri studenti che non hanno partecipato costituiscono invece l’8% degli iscritti).
Sull’aspetto lavorativo, nel nostro Paese, sono vigenti norme dirette a favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, come la Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.
Grazie a questa normativa, è stato introdotto l’istituto del collocamento mirato, superando il precedente collocamento obbligatorio, che consisteva in un mero strumento risarcitorio nei confronti delle persone con gravi problemi di salute.
Ma nonostante la presente legge, continua a sussistere un notevole svantaggio nel mercato del lavoro delle persone con disabilità. Infatti, nel 2019, considerando la popolazione tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi contro il 59,8% delle persone senza limitazioni.
Situazioni che non sono certo delle migliori e che, sicuramente, non fanno onore a uno Stato sedicente civile, sociale e di diritto, in cui, a quanto pare, i diritti non sono accessibili a tutti. Un Paese in cui, ad esempio, gli alunni disabili sono presi in carico da circa 176 mila insegnanti di sostegno, di cui però, è giusto ricordare che, il 37% non ha una formazione specifica. Il tutto, con alunni con disabilità sensoriali, che sono quelli con maggiori difficoltà di accesso.
Sono appena il 2% le scuole che, infatti, dispongono di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento all’interno del plesso e solo il 18% dispone di almeno un ausilio. Anche in questo caso, le differenze Nord-Sud sono evidenti, con una quota che diminuisce progressivamente, passando dal 22% delle regioni del Nord al 14% di quelle del Mezzogiorno.
Situazione per di più, notevolmente degenerata con la pandemia, in cui infatti, gli alunni con disabilità sono stati particolarmente penalizzati con la didattica a distanza. Tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni (gli altri studenti che non hanno partecipato costituiscono invece l’8% degli iscritti).
Le persone che versano in condizioni di disabilità, trovano notevoli difficoltà, precisamente ostacoli, anche nella capacità di spostarsi liberamente.
E anche questa volta dati docent: sulla mobilità, relativa al 2019, è dimostrato che solo il 14,4% delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5% del resto della popolazione. Differenze che variano molto con l’età. Chi ha un’età compresa tra i 15 e i 44 anni, utilizza il trasporto urbano, il 26,3% di coloro che soffrono di limitazioni e il 29,6% di coloro che non ne soffrono; se si considerano gli ultrasettantacinquenni le corrispondenti percentuali sono 7,2%e 24,6%.
Nel caso dell’utilizzo del treno, le differenze sono ancora più evidenti.
E a proposito di limitazioni nella capacità, tecnicamente nella libertà di spostarsi, diritto questo inviolabile, in quanto Costituzionalmente riconosciuto, ex art. 13 Cost.
Giusto e doveroso ricordare un episodio tanto disumano quanto incivile, avente come protagonisti 27 disabili, i quali sono stati fatti scendere dal treno Trenitalia.
Perché? Ma semplice.
Perché dei turisti “cortesi” e “gentili” avevano occupato i posti, per di più già prenotati dei 27 disabili. Infatti, secondo la ricostruzione di Trenitalia, quest’ultima
“aveva riservato sulla prima vettura del treno regionale 3075 Albenga-Milano i posti necessari a far viaggiare da Genova a Milano una comitiva di persone con disabilità, 27 persone e 3 accompagnatori. Sul treno, arrivato a Genova Piazza Principe, in ritardo per un precedente atto vandalico, che aveva costretto a cambiare tipo di convoglio a Savona, sono saliti numerosi viaggiatori occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti e rimasti fino a Genova liberi per la comitiva. A quel punto il personale di assistenza alla clientela è salito a bordo per invitare le persone a liberare quei posti. Dopo circa venti minuti, nell’impossibilità di persuadere i clienti e permettere alla comitiva di viaggiare seduta e in maniera confortevole, com’era previsto, Trenitalia ha individuato una soluzione alternativa, utilizzando un pullman”.
E’ questa la ricostruzione dell’azienda ferroviaria, su quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe. “E’ stata quindi fornita a Genova la massima assistenza – si legge nella nota – consegnando a ciascuno un kit con snack e bevande, accompagnandoli ai servizi igienici e, successivamente, al pullman per raggiungere Milano. Trenitalia, esprimendo vivo dispiacere e sdegno per l’accaduto, rimborserà integralmente il biglietto a tutti i partecipanti e conferma il proprio impegno a tutelare il diritto alla mobilità di tutti, in particolar modo di chi, per poterne godere pienamente, necessita di ogni doverosa attenzione: professionale, organizzativa e di comune senso civico.
I turisti erano tutti italiani – prosegue Trenitalia -, erano di ritorno dalle vacanze di Pasqua e avevano il regolare biglietto per quel treno, ma avrebbero potuto proseguire il viaggio restando in piedi”. “Abbiamo fatto tutto il possibile”.
Parole che non hanno evitato la replica dell’associazione Haccade: “Una narrazione agghiacciante di Trenitalia. La responsabilità di quanto successo non è di chi non si è alzato, ma di chi non ha garantito il servizio”.
Queste le parole di Giulia Boniardi, responsabile di Haccade, l’associazione con cui viaggiavano i 27 disabili, protagonisti di questa vergognosa vicenda i quali, infatti, nonostante i posti prenotati in anticipo, si sono ritrovati costretti a prendere il pullman per tornare a Milano.
“Stanno mettendo le persone una contro l’altra – ha detto all’agenzia Ansa – è una narrazione agghiacciante, il focus è la mancata tutela di un diritto, quello di viaggiare, il messaggio – sottolinea Boniardi – non è ‘poveri disabili trattati male'”.
Secondo il ministro per le Disabilità, Erika Stefani si tratta di: “Episodio di inciviltà che va stigmatizzato. L’inclusione è una battaglia che ci vede tutti uniti ed episodi del genere vanno stigmatizzati all’unanimità, altrimenti avremo perso tutti. Per fortuna ci sono tante persone nel nostro Paese che rispettano i diritti delle persone con disabilità: a loro sembrerà assurdo quanto accaduto sul treno Genova-Milano”.
Chi è la vittima di questa vicenda?
Il senso di civiltà, umanità ed empatia.
Valori su cui è incentrata la nostra società, almeno così dovrebbe essere.
Valori che dovrebbero portare a cedere il posto ai fragili e a tendere la mano agli ultimi.
La colpa è dei passeggeri o di chi non ha offerto il servizio?
La colpa è semplicemente della mancanza del senso civico di chi si sarebbe dovuto alzare di fronte a un disabile e di chi non ha garantito il servizio, che si era impegnato a garantire.
Anche se, in uno stato di diritto e in un paese civile, a un disabile, il posto si garantisce a prescindere che sia prenotato o meno.
La chiamavano umanità.