Principale Arte, Cultura & Società Puglia ardita. Tra storia e simbologia

Puglia ardita. Tra storia e simbologia

Puglia ardita. Tra storia e simbologia
di Claudia Babudri
Oggi, 25 aprile, commemoriamo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine
dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. In questo giorno, ricordiamo la lotta partigiana e gli sforzi di tutti coloro che nel tempo hanno contribuito a rendere libero il nostro paese dalla dittatura. Tra questi, anche baresi e pugliesi.
Piazzetta Sant’Anselmo, città vecchia, Bari
Bari, centro storico, piazzetta Sant’Anselmo. A pochi passi dalla scuola materna Vincenzo
Diomede Fresa”, si trova una lastra più grande e più liscia delle altre. Su questa “pietra
d’inciampo”, ubicata nel luogo dove sorgeva la Camera del Lavoro, spiccano i nomi dei
sindacalisti Giuseppe Di Vittorio, Filippo D’Agostino e Rita Majerotti in ricordo dell’eroica
difesa antifascista a cui presero parte. Molto prima dell’effettiva Liberazione, nel lontano 1922, a  Bari si formò un ampio fronte di resistenza contro lo squadrismo. La coalizione , chiamata Alleanza del Lavoro, era formata da forze proletarie (Confederazione Generale del Lavoro e Unione Sindacale Italiana), repubblicani, comunisti e la sezione barese della Federazione nazionale
dei legionari fiumani. Nacquero gli Arditi del popolo: tra giugno e agosto dello stesso anno,
resistettero agli attacchi dei Fasci di combattimento. Il 31 luglio quando l’Alleanza del lavoro proclamò lo sciopero nazionale per il giorno successivo, il cosiddetto “sciopero legalitario”, i fascisti avanzarono verso Bari guidati dal cerignolano Giuseppe Caradonna, le cui schiere furono rimpolpate nei giorni successivi da altri simpatizzanti del Duce. Nello scontro contro le camice nere, morirono tre lavoratori : Giusto Sale, Giuseppe Passaquindici e Vito Cafaro. Contro la rapacità della dittatura si opposero anche le partigiane Maria Diaferia di Corato e Cordelia La Sorsa di Molfetta, nomi importanti della resistenza italiana che nel Mezzogiorno assunse carattere patriottico e spontaneo. I pugliesi con eroismo e coraggio si opposero alla violenza nazista. Tra i semplici cittadini, anche uomini di chiesa come Don Pietro Pappagallo di Terlizzi, martire delle Fosse Ardeatine. Ancora, nel Salento, si costituirono le prime formazioni militari che combatterono a fianco degli Alleati contro i nazisti. Il riferimento all’antifascismo e alla Resistenza, un apporto importante alla stesura della Costituzione fu dato dalla classe dirigente pugliese, tra cui Di Vittorio, Moro, Codacci Pisanelli, Stampacchia, Fioritto, Assennato. Non ci sono dubbi sullo spirito indomito e combattivo dei pugliesi, attestato anche dal simbolo che solitamente rappresenta l’amena regione: il gallo. Dipinto sulle ceramiche, stampato sui gadget e anche sul gagliardetto del Bari, il gallo era nell’antichità sacro a Mercurio, divinità dei commerci e dei guadagni. Questa scelta , la dice lunga sullo spirito imprenditoriale e commerciale della Puglia. Nei Bestiari medievali, anche se alle volte aggressivo, il gallo è dipinto come combattente coraggioso, audace e fiero. Difende il pollaio dagli animali rapaci e con il suo canto scandisce le ore della giornata. Secondo il liturgista Guglielmo Durand (fine XIII secolo) il gallo è simbolo di vittoria e di vigilanza, ha il potere di scacciare i demoni con il suo canto: si rivolge a Dio con il suo grido per affrettare l’aurora del Giudizio finale e della vita eterna, quella stessa alla quale con coraggio di sono consegnate le eroiche azioni di chi ha lottato per la libertà.

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