Principale Ambiente & Salute Un “parco dei colori” risplende nel “sole” della Basilicata

Un “parco dei colori” risplende nel “sole” della Basilicata

Un recentissimo studio condotto da una team internazionale e pubblicato anche sulla rivista “Nature” certifica che le aree dove l’impatto umano è minimo o assente giocano un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità, o se volete, ne dimezzano il rischio di estinzione.

In particolare questi territori, meglio definiti come aree di “wilderness”, sono purtroppo in forte declino, dal 1990 ne sono stati persi globalmente oltre 3 milioni di Km quadrati, paragonabile ad un’area delle dimensioni dell’India, per cui direi che i cambiamenti climatici costituiscono solo una bella “ciliegina sulla torta”.

Lo studio evidenzia anche che questi ambienti di grande rilevanza ecologica non sono sufficientemente protetti, nonostante il fatto che spesso ospitino preziose comunità biologiche e quindi conservino ancora specie quasi scomparse in altri ambienti.

Eppure in Basilicata, a nord-ovest rispetto alla dorsale appenninica lucana e delimitata verso occidente dai Monti della Maddalena, si estende il territorio del “Marmo Platano Melandro” per complessivi Kmq 871,79. Questa terra offre una ricca varietà di Comunità e di paesaggi, dotata com’è anche di corpi idrici importanti e superfici boscate estese e di grande bellezza, a formare un complesso di beni culturali e ambientali salubre e ben conservato: ne deriva che è anche dotata di un bel numero di aree riconosciute d’interesse naturalistico.

Dobbiamo ammettere che la Regione Basilicata e le Comunità locali già da qualche anno si stanno muovendo molto bene. In breve, il territorio di cui parliamo è oggetto di un “Piano di Sviluppo Locale” gestito da una Società ( C.S.R. Marmo-Melandro Soc. Cons. a r.l.) nell’ambito del Programma LEADER dell’UE e della Regione Basilicata : Società che è beneficiaria finale dei finanziamenti UE e che prevede la compartecipazione di Soci pubblici, Comunità Montane e Comuni, ma anche privati, come per es. associazione di categoria, culturali, ambientaliste, giovanili, ecc.

Proprio nel cuore del Marmo Platano Melandro, a circa 1000 mt. s.l.m., recentemente ho visitato con grande interesse il “Parco dei Colori e Casa delle Farfalle”, magistralmente gestito dall’Associazione INTI ( parola che in lingua “Quechua” – propria di popolazioni vernacolari peruviane – significa “Sole”):

La compagine è composta da giovani, lucani e non, attivissima nella tutela e valorizzazione d’un paesaggio veramente “magico” e unico nel suo genere, pregno di microambienti diversificati assolutamente preziosi per la salvaguardia della biodiversità floro-faunistica, ma anche attenta nella riscoperta di itinerari che riguardano “riti” e “miti” delle tradizioni locali. Lasciatemi dire che sono proprio territori ben gestiti come questi che hanno consentito al sottoscritto di svolgere negli anni una serie di ricerche microfaunistiche che sono servite a rilevare la presenza di specie endemiche, rare e/o localizzate, alcune anche in grave pericolo d’estinzione. Ritornando alle aree di “wilderness”, del tutto simili a quelle appena citate, i ricercatori internazionali stimano che il loro contributo è anche maggiore: perché vi sono specie, vegetali e animali, che vivono sia all’interno che all’esterno di esse, e l’habitat all’interno di queste aree resta fondamentale per “supportare comunque la conservazione di molte di esse che altrimenti sarebbero relegate a sopravvivere in condizioni ambientali più degradate”, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.

Se, per esempio, ancor oggi ci pregiamo della presenza dell’endemica Melanargia arge su questi territori (ma non solo l’arge…), lo dobbiamo proprio a tali preziosissimi habitat naturali, gestiti, come abbiamo visto sopra per l’INTI, con grande amore e profonda sensibilità.

Lo studio internazionale ha sancito la fondamentale importanza di tali aree di wilderness perché contribuiscono alla conservazione e alla tutela della biodiversità, attualmente in pericolosa diminuzione nonostante il fatto incontestabile che il nostro Paese, segnatamente nelle estreme regioni meridionali, sia “baciato dalla fortuna” perché il più ricco di biodiversità di tutto il continente europeo, e quindi maggiormente vocato all’avvio di politiche di sviluppo sostenibile, a favore della diversità dei viventi e delle future generazioni.

E’ sempre più risaputo, infatti, che circa il 90% delle piante selvatiche e il 75% di quelle coltivate hanno bisogno della “diversità” degli insetti impollinatori per riprodursi, e loro lo fanno incessantemente per la vita e la sopravvivenza di tutti.

Perciò, concludono i ricercatori del team internazionale in uno al sottoscritto, oggi non ci possiamo più permettere di perdere territori vocati a wilderness, pena la rovina del benessere collettivo su questo pianeta e la perdita di biodiversità, assicurate, e su questo non vi è discussione, esclusivamente dal buon funzionamento degli ecosistemi naturali. Tutti valori che oggi sono strenuamente difesi anche dalla cultura, la fede e l’entusiasmo di questi nostri ragazzi dell’Associazione INTI, che da autentici “biofili” si stanno attivando perché sempre risplenda sul loro Parco (e sull’Umanità) un “Sole” che non dovrà mai tramontare.

Valentino Valentini

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