Apple smette di produrre il dispositivo che ha cambiato la musica digitale. Dopo oltre vent’anni, è diventato irrilevante. Anche se la sua eredità resta.
AGI – C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui Apple viveva e prosperava senza iPhone. Sembra quasi impensabile, ma la rinascita della Mela – dopo le difficoltà degli anni ’90 – inizia ben prima del 2007, quando Steve Jobs lancia il primo smartphone.
Nel 2001 era stato presentato l’iPod, un dispositivo per portare con sé la propria musica preferita. Il 23 ottobre di 21 anni fa, il fondatore di Apple indossa già jeans e lupetto nero, ma la presentazione è ancora lontana dalle attuali liturgie. Palco spoglio, un proiettore, platea che non ulula quando compare per la prima volta il nome “iPod”. Adesso, dopo due decenni di onorata carriera, Cupertino ha deciso di non produrlo più. L’ultima versione, l’iPod Touch, sarà disponibile fino a esaurimento scorte.
“Le tre svolte”
Per capire cosa è stato l’iPod, è necessario partire da quella presentazione del 2001. Jobs elenca subito “le tre svolte” che il dispositivo porta con sé. La prima: è “ultra portatile”. Niente cd, niente nastri. L’iPod sta in una mano, anche se non è ancora sottile e leggero come i suoi discendenti: è grande più o meno quanto un mazzo di carte.
Seconda svolta: è “estremamente facile da usare”. Si comanda con un dito, può contenere migliaia di brani, è intuitivo. Terza: è sincronizzabile. Cioè permette di trasferire automaticamente tutte le canzoni di iTunes, l’applicazione – nata pochi mesi prima – che permetteva di catalogare e riprodurre file multimediali. È la combinazione di servizi, design e prodotti digitali (dalle app ai brani musicali) che farà la fortuna di Apple.
Fatturato: ascesa e declino
L’iPod apre un mercato vergine. È l’ariete che permette alla musica digitale di sfondare e arrivare ovunque. È un prodotto che s’incastra alla perfezione nell’idea di ecosistema Apple e non ha concorrenti. Jobs, però, non la pone in questi termini. Come nel suo stile, vende prodotti ma promuove valori: “Perché la musica? Perché noi amiamo la musica ed è sempre bene fare qualcosa che si ama. La musica è parte della vita di chiunque e sarà sempre presente”.
Da lì nasceranno nuove generazioni di iPod, sempre più capienti e più leggere. Ci saranno l’iPod mini (dal 2004), lo shuffle (senza display e solo con la possibilità di ascolto casuale, dal 2005), il nano (dal 2005), il touch (dal 2007). È molto probabile che chi oggi ha meno di vent’anni non abbia mai avuto per le mani un iPod. Eppure c’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui non era solo rivoluzionario e alla moda: l’iPod è stato un enorme successo commerciale.
Al suo esordio fatica, ma poi accelera: nel 2006 vende più di 39 milioni di unità e, soprattutto, arriva a rappresentare il 40% del fatturato di Apple. Solo l’iPhone ha avuto e continua ad avere un peso simile. Il picco di vendite arriva nel 2008 (54,8 milioni di unità), ma quell’anno l’impatto sul fatturato era già calato sotto il 25%. Vuol dire che da allora, nonostante le vendite continuino a essere abbondanti, l’iPod non tiene il passo del gruppo. Nel 2014, valeva appena l’1% del fatturato. Negli anni anni, il suo giro d’affari è stato diluito nella voce “Wearable, home e accessori”. È diventato talmente marginale da non meritare una riga di bilancio tutta per sé.
L’iPod è morto, viva l’iPod
Apple ha quindi scelto di interrompere la produzione perché l’iPod è diventato irrilevante. Ma anche perché la sua traiettoria si è esaurita: ha contribuito in maniera decisiva alla digitalizzazione della musica, al modo di ascoltarla e di commercializzarla legalmente. Non ha un avvenire perché ha portato a termine la propria missione. “Oggi l’essenza di iPod continua a vivere”, ha affermato Greg Joswiak, il responsabile Marketing di Apple.
“Dal suo lancio oltre vent’anni fa – spiega Apple in un nota – ha conquistato utenti in tutto il mondo dando loro la libertà di portare sempre con sé la propria musica. Oggi questa esperienza è possibile su tutta la linea di prodotti Apple, da iPhone a Apple Watch fino agli iPad e ai Mac”.
Quello che è successo all’iPod ricorda una famosa gif usata spesso per spiegare la digitalizzazione della postazione di lavoro: con l’arrivo del pc, spariscono blocchi di carta, penne, calendario, telefono e calcolatrice. Ecco: la sola e unica funzione dell’iPod (ascoltare musica ovunque) è inclusa in dispositivi che permettono di fare anche molto altro. Acquistare oggi un iPod vuol dire comprare qualcosa che tutti hanno già a disposizione sul proprio smartphone. Come una calcolatrice. Sic transit gloria mundi.