Porto, maggio sarà il mese decisivo
Alla fine la convocazione è arrivata. I sindacati di categoria FiltCgil, Fitcisl, Uiltrasporti di Taranto incontreranno la società San Cataldo Container Terminal (SCCT) il prossimo 23 maggio.
La richiesta delle organizzazioni sindacali, reiterata più volte negli ultimi giorni, è partita lo scorso 3 maggio, al termine dell’incontro con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, che informò i sindacati di aver ricevuto il giorno prima da parte della Società San Cataldo Container Terminal (SCCT), la documentazione richiesta dall’Autorità Portuale ed avente ad oggetto le attività che la società intende sviluppare nei prossimi due anni. Di fatto si tratta di un nuovo piano industriale, sul quale avverrà il confronto tra azienda e sindacati, in particolar modo sulle previsioni del traffico merci, i carichi di lavoro e il conseguente piano occupazionale (si parla tra le 40 e le 50 assunzioni nel 2022 ed un altro centinaio nel 2023, cifre che non convincono del tutto perché pare siano slegate dai volumi di traffico).
Sul quale è già stata avviata un’ istruttoria, con il dossier prodotto dalla SCCT che sarà portato all’attenzione del Comitato di Gestione dell’Ente per le competenti valutazioni e decisioni in materia, convocato per il prossimo 30 maggio.
Le parti torneranno dunque ad incontrarsi dopo lo scorso 11 aprile, quando il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, al termine di una riunione fiume che durò oltre tre ore, concesse atri quindici giorni di tempo alla società per presentare un piano industriale che contenesse garanzie e certezze per il futuro del traffico merci del Molo Polisettoriale del porto di Taranto. A quest’ultimo vertice presenziò un’ampia delegazione guidata da Robert Yuksel Yildirim, Chairman e CEO di Yilport, del co-ceo Nicolas Sartini, (affiancati dai dirigenti di Yilport e della società San Cataldo Container Terminal) l’Autorità Portuale ed i rappresentanti delle sigle sindacali di categoria FiltCgil, Fitcisl, Uiltrasporti di Taranto.
Al centro della vertenza c’è il futuro del terminal container, in concessione per i prossimi 49 anni (1.800 metri lineari di banchina e un milione di metri quadrati di aree) dal luglio 2019 al gruppo turco che nei fatti, tra pandemia Covid e guerra in Ucraina, non è mai partito davvero.
Una discussione, quella dello scorso aprile, a tratti accesa, durante la quale furono affrontate tutte le criticità evidenziate ad inizio marzo, nelle lettera di richiamo che lo stesso Prete inviò alla società, sollecitando la stessa ad una sorta di verifica sulla gestione del terminal e sui risultati conseguiti sino ad ora, molto lontani dalle ‘promesse‘ e dagli obiettivi annunciati nel dicembre 2019 prima e nel settembre 2020 poi (la verifica riguarda l’intera progettualità, così come i lavori sul piazzale e il revamping delle gru).
Qualora dal nuovo piano industriale che verrà presentato dovessero emergere ancora titubanze e promesse non ancorate a dati certi, è molto probabile che si possa addivenire in breve tempo ad una rivisitazione dell’atto di concessione.
L’ipotesi più realistica, in un primo momento, prevederebbe una revoca parziale della concessione, sottraendo parte della banchina e delle aree alla parte privata per restituirla all’usufrutto pubblico. Qualora però la vicenda dovesse prendere una piega del tutto negativa, si arriverebbe ad una revoca totale della concessione e ad una nuova procedura di gara. Ma al momento quest’ultima resta l’ipotesi più remota che in particolar modo l’Autorità Portuale vorrebbe evitare di prendere in considerazione, almeno per il momento. Staremo a vedere.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania