“Taras e i doni del mare: porpora e bisso”
Il progetto FISH&C.HI.P.S. (Fischeries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies) realizzato grazie al Programma Interreg V-A Greece-Italy, con il coordinamento scientifico della direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’Università di Foggia, torna a Taranto con la narrazione di una delle più importanti tradizionali artigianali legate al mare.
Mercoledì 22 giugno alle ore 18.00 protagonista del ciclo di conferenze su “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” sarà il dott. Francesco Meo, archeologo e docente nella Scuola di Specializzazione in Archeologia “Dinu Adamesteanu” dell’Università del Salento, con una relazione su “Taranto e i doni del suo mare: la porpora e il bisso”.
Il seminario si concentrerà sull’importante lavorazione dei murici e della pinna nobilis, utilizzati per la pregiata produzione tessile tarantina, rinomata in tutto il mondo antico.
Una delle caratteristiche, che rendeva particolarmente preziose le stoffe tarantine, era la loro tintura con la porpora estratta dai murici, i molluschi marini conosciuti come ‘coccioli’. Il loro uso per l’estrazione del colorante, che Plinio chiama “rubra Tarentina”, era talmente elevato che nei pressi del Mar Piccolo si era creato una vera e propria collinetta di gusci, il Monte dei Coccioli.
Altra preziosa sostanza estratta dal mare è il bisso, in filamento con il quale il più grande mollusco marino, la Pinna nobilis, è ancorato sul fondo del mare. Questo ciuffo, una volta ripulito e pettinato, può essere utilizzato nella tessitura e, se reso lucente, brilla come l’oro alla luce del sole, dando vita a numerose leggende.
Il bisso marino e la porpora erano, per Taranto, due risorse naturali di straordinaria importanza – afferma il dott. Francesco Meo – perché attorno a esse era sviluppata una vera e propria attività economica. Il filamento del bisso diveniva dorato ed era usato per produrre piccoli oggetti e per decorare preziosi abiti. L’estrazione della porpora era talmente importante che Taranto era conosciuta in tutto il Mediterraneo per la produzione di una tonalità di colore, la “rubra tarentina” appunto, che prendeva proprio il nome dalla città. Conoscere il valore di queste materie prime è importante perché vuol dire riscoprire le tradizioni e l’economia della stessa Taranto in età antica.
L’appuntamento, dunque, con “Taranto e i doni del suo mare: la porpora e il bisso” è per Mercoledì 22 giugno alle ore 18.00 sui canali Facebook, Youtube e Linkedln del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Redazione Corriere di Puglia e Lucania