Piccole, operose api
di Claudia Babudri
Questa settimana voglio parlarvi di un animaletto operoso, molto apprezzato nel Medioevo. Mi riferisco all’ape, star dei Bestiari medievali. Infatti, nel Bestiario di Ashmole (XII – XIII secolo), si dice: “L’ape ti è stata inviata perché tu possa imitarla; osserva com’è attiva e meritevole”.
Su di lei furono vergati nutriti capitoli, veri e propri trattati di apicoltura come il Liber de apibus, opera autonoma, copiata indipendentemente dai manoscritti a cui era collegata. L’alta considerazione verso questo insetto, riconosciuto nelle sue virtù anche da sant’Agostino, è testimoniata dalla sua presenza nell’ Exultet detto “Bari 1” e nel “Bari 2”, celebre per il “Romanzo delle Api”. Piccole e sempre all’opera, sono lodate per i frutti del loro lavoro, miele e cera, materia di cui si compone il cero pasquale, fonte di luce, simbolo della rinascita di Cristo. L’ottima considerazione verso le api è eredità antica: anche Virgilio, nel Libro IV delle Georgiche, ne lodava il modus vivendi.“Nella foresta, gli ultimi giorni d’estate, quando il sole comincia a declinare, è bello stendersi sotto un tiglio e addormentarsi al ronzio delle api. È la musica più dolce che si possa sentire, una musica che ti porterà nel regno degli dei, tra i profumi più piacevoli della natura.”
Redazione Corriere di Puglia e Lucania