Nonostante le scarse risorse e la dispersione di cervelli all’estero, il settore della ricerca in Italia continua a dimostrare di poter formare eccellenze su scala mondiale. In particolare, quest’anno anche da oltreoceano è stata registrata una notevole crescita nella ricerca scientifica e nella qualità dell’insegnamento del sud Italia.
La classifica annuale stilata dall’Università americana di Stanford (California) – una delle più prestigiose al mondo, con 35 premi Nobel e che vanta, tra i docenti illustri, anche il 31° Presidente americano Herbert Clark Hoover – ha, infatti, riconosciuto e premiato il lavoro dei ricercatori italiani meridionali e specialmente dei rettori delle università del sud. Quindi, malgrado la nota carenza di fondi e il netto divario sempre evidenziato con gli atenei del nord, nella ‘top 20’ dei migliori accademici italiani inseriti nella classifica statunitense sono ben nove i rettori di atenei del Meridione.
Tra i vari colleghi della Sicilia, Calabria e Campania troviamo al 18esimo posto anche una rappresentanza pugliese, il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino: classe ’72, fasanese e laureato in Ingegneria Elettrotecnica – indirizzo Automazione Industriale nel 1997 con il massimo dei voti, proprio allo stesso Politecnico di cui è oggi rettore. Dopo aver conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ingegneria Elettrotecnica, è diventato dapprima ricercatore universitario, in seguito professore associato e infine ordinario. Dal 2010 è il responsabile scientifico del laboratorio Energy Factory Bari, nato da un accordo di collaborazione di durata decennale tra GE Avio ed il Politecnico di Bari. È inoltre Senior Member IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, Inc.) ed è iscritto alla Industry Applications Society ed alla Industrial Electronics Society. Nel 2015 ha ricevuto due best paper award dal Electrical Machines Committee della IEEE Industry Application Society e dall’omonimo comitato della IEEE Industrial Electronics Society.
«Con la sua guida lungimirante, d’eccellenza e competitiva, il Politecnico barese si conferma uno dei migliori atenei in cui la qualità dello studio e dell’insegnamento, l’impegno nella ricerca sono riconosciuti e apprezzati in Italia e nel mondo», ha dichiarato tramite le piattaforme social la Regione Puglia.
Il professor Michele Ciavarella del Politecnico di Bari ha, inoltre, spiegato qual è il criterio di valutazione utilizzato dall’ateneo statunitense, affermando che: «Il ranking è frutto di una ricerca molto complessa che analizza milioni e milioni di dati. Il punto di partenza sono le pubblicazioni sulle riviste scientifiche ed è per questo che non risultano coinvolti ricercatori, rettori e professori delle materie umanistiche. Ci si basa su un algoritmo a cinque dimensioni, in cui contano soprattutto il numero di citazioni negli articoli scientifici, l’indice H che serve a quantificare l’impatto scientifico di un autore, in relazione a pubblicazioni fatte e citazioni ricevute e, infine, il numero di articoli in cui si è primi o ultimi autori. Un lavoro complesso che ha alla base la bibliometria, ossia la disciplina che, con metodi matematici e statistici, misura l’impatto delle pubblicazioni all’interno della comunità scientifica e la cui qualità (e affidabilità) è migliorata tantissimo di recente grazie all’algoritmo creato nel 2019 dal professor John Ioannidis, in virtù del quale nel calcolo non vengono considerate le autocitazioni né le “sistematiche” citazioni reciproche».
Il messaggio che traspare dai risultati della graduatoria di Stanford è, quindi, l’ormai indiscussa competitività del sud dal punto di vista non solo accademico ma anche scientifico, che punta sempre più a ridurre il gap con il nord e a ritagliarsi una posizione di rilievo a livello internazionale.