Il presidente del Ppe all’AGI: “È una responsabilità dei capi di Stato e di Governo, in questo caso è una responsabilità del premier italiano”.
di Brahim Maarad
AGI – “Noi siamo il Partito popolare, il partito delle persone. E le persone saranno al centro della mia presidenza e del mio operato. Anche per avvicinarle alla politica. Per ascoltarle e rispondere alle loro preoccupazioni. Dobbiamo costruire quindi dei ponti ma siamo anche il Partito dell’Europa, dei valori di Schuman e De Gasperi, e per questo non ci possiamo alleare con gli estremisti, i populisti, i pro-Putin come il partito francese di Le Pen”.
Weber, 50 anni il mese prossimo, nato, cresciuto e ancora residente in un piccolo comune rurale della Baviera, a cento chilometri di macchina da Monaco, è un moderato. Di formazione rigidamente tecnica (è ingegnere fisico) è maturato nel movimento giovanile cattolico ed è sempre disposto a porgere l’altra guancia. O quasi sempre.
“Io sono per la costruzione dei ponti ma non con chi va contro i nostri valori, quelli europei. Non possono trovare posto al nostro fianco gli estremisti, i populisti, quelli che sposano le idee di Putin“. Il riferimento diretto è alla leader della destra francese del Rassemblement national, Marine Le Pen, ma il messaggio arriva anche ai partiti di destra italiani. A cominciare dai dubbi rapporti con il presidente russo, Vladimir Putin.
“Io ritengo che bisogna parlarsi sempre, anche in tempi di guerra. E lo stanno facendo i leader. Il cancelliere tedesco Scholz ha sentito Putin al telefono; l’austriaco Nehammer è stato da lui a Mosca. Il premier Draghi ha con lui contatti. Sono le vie diplomatiche, tra pari. Quindi con Putin ci devono parlare i capi di Stato e di Governo e il dialogo non dev’essere una piattaforma per la campagna politica. Su questo bisogna essere molto cauti”, ha spiegato Weber rispondendo alla domanda sulla volontà espressa (poi ritirata) dal leader della Lega, Matteo Salvini, di recarsi a Mosca e possibilmente negoziare la pace con Putin.
Per Weber “quello è compito e responsabilità di Draghi”. E l’eurodeputato, che siede a Strasburgo dal 2004 e attualmente guida anche il gruppo del Ppe, non perde occasione di ribadire la sua stima per il presidente del Consiglio italiano: “Con Draghi l’Italia è tornata al tavolo dell’Ue, il suo ambizioso percorso di riforme è un modello per gli altri Stati dell’Unione“, spiega.
“Inoltre in questa guerra il sostegno italiano all’Ucraina è stato centrale. Draghi è stato chiarissimo, anche parlando in plenaria a Strasburgo, sull’appoggio alla concessione di status di Paese candidato all’Ue”, rimarca. Così come è stato chiaro “sulla necessità di una riforma dei trattati”. Insomma, per Weber l’Italia è destinata ad avere un ruolo centrale nell’Unione del futuro, legislative del 2023 permettendo.