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Giornata mondiale per l’ambiente…i conti li faremo presto

Giornata mondiale per l’ambiente. Nel “Dialogo di un folletto e di uno gnomo”, Leopardi presenta una conversazione tra uno gnomo inviato per verificare come mai gli uomini non fanno più commercio e nemmeno saccheggiano più.

Il folletto gli comunica, che “sono tutti morti” e “non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo “.

Lo gnomo chiede “Ma come sono andati a mancare quei monelli? “e il Folletto “Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro propria natura e di capitar male”.

Avrei assunto come oggetto di riflessione questo “Dialogo”, tratto dalle Operette Morali del poeta per festeggiare il 5 giugno, la giornata mondiale dell’ambiente dal titolo “Only One Earth”, una sola Terra tra miliardi di pianeti nella nostra galassia.

Le più autorevoli istituzioni scientifiche sono d’accordo su tre evidenze sperimentali: il riscaldamento globale, la sua accelerazione negli ultimi anni e la quasi certezza che è causata dalle attività dell’uomo.

Scomparsa delle foreste, inquinamento marino, lotta alla plastica, mutamento climatico, il ruolo dell’ozono nel riscaldamento dell’oceano Antartico, lo scioglimento dei ghiacciai e, in particolare il ghiacciaio Yuliya nel Tibet dove ricercatori USA hanno identificato la presenza di 33 tipologie di virus, 28 dei quali sconosciuti.

Lo scorso anno la presidenza della COP 26, chiese all’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) un rapporto speciale “Net Zero by 2050”, che traccia il percorso da seguire fino al 2050 ovvero decisioni politiche, investimenti economici innovazioni tecnologiche necessarie a rendere, a impatto zero il settore energetico, responsabile da solo di quasi i 3/4 delle emissioni globali.

Transizione ecologica caput!

Sconsolatamente dobbiamo registrare, che la guerra sta assassinando la transizione ecologica e dappertutto in Occidente si rilancia il killer numero uno del clima, il carbone.

La stima tra l’altro prudente, al 2030 il PIL mondiale sarà del 40% più grande di quello di oggi e, che per restare nei limiti dell’Accordo di Parigi si dovrà impiegare il 7% in meno dell’energia rispetto a oggi.

Nel 2050 l’economia potrebbe essere il doppio di quella attuale e la popolazione mondiale tra i 9 e i 10 miliardi di abitanti.

Ciononostante, la domanda energetica dovrà necessariamente diminuire

L’Agenzia Internazionale per l’Energia nel suo  Net Zero by 2050, suggerisce di rinunciare  da subito all’inaugurazione di nuovi pozzi di petrolio e nuovi giacimenti di gas. I combustibili fossili verranno gradualmente abbandonati lasciando il posto all’elettricità prodotta da fonti rinnovabili.

Causa guerra, in atto non possiamo farlo ma per noi italiani la condizione di dipendenza è il frutto di almeno 36 anni di boicottaggio delle fonti fossili da parte delle classi dirigenti. Boicottati leggi e piani energetici, improntati alla generazione da fonti rinnovabili da almeno 35 anni.

IL peso condizionante delle aziende di Stato si è rivelato esiziale. Ancora oggi si gioca sulla narrazione green, soprattutto nel PNRR.

Non esiste alcuna definizione formale di sostenibilità

Tutto è definito rigorosamente per quanto riguarda gli atti amministrativi, ma della sostenibilità la superficialità è assoluta e utile però, a non consentire mai la verifica di raggiungimento dell’obiettivo della sostenibilità.

Nel contesto italiano poi gran parte delle attenzioni sono puntate sulle infrastrutture da realizzare e, che quasi sempre sono associate a “mobilità sostenibile”.

Sembra che l’unica o meglio la prevalente finalità, sia aprire cantieri associati soprattutto nei casi dei progetti ferroviari di alta velocità, a gallerie, viadotti.

Devono essere grandi opere e soprattutto costare molto, per la felicità di un blocco sociale che va da Confindustria ai Sindacati. Di quanta CO2 producono questi cantieri non frega, a nessuno.

Ogni kg di cemento produce 1 kg di CO2 come 1 Kg di acciaio produce 1,8 Kg di CO2 e le quantità di cemento e acciaio utilizzato sono di proporzioni spropositate.

Un km di galleria alta velocità richiede 12 mila tonnellate di acciaio! Ridicolo quindi sottoscrivere impegni, per il taglio della CO2 del 55% rispetto alle emissioni del 1990 e non spendere tutta la perizia ingegneristica per ottimizzare tracciati, minimizzando l’uso di gallerie e viadotti.

Tutto il contrario di quello che fanno i progettisti delle ferrovie nei progetti alta velocità. Altro che azzeramento delle emissioni al 2050.

Una riflessione soprattutto italiana sulle grandi opere definite, per decreto “di interesse nazionale” come ieri con la legge 443 del 2001, Il governo Berlusconi e il Ministro Lunardi le definivano strategiche, sarebbe quanto mai opportuno in questa giornata.

IL 15 maggio scorso è stato l’Overshooting Day dell’Italia ovvero il giorno in cui tutte le risorse, che la Terra può rigenerare in un anno sono terminate.

L’uomo usa le risorse naturali a una velocità 1,7 volte di quanto consentirebbe la capacità rigeneratrice del Pianeta. I conti li faremo presto e saranno davvero pesanti!

Erasmo Venosi

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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